Fino al 15 febbraio alcuni lavori inediti del tedesco Tim Plamper (Bergisch Gladbach, 1982) saranno visibili presso la galleria fiorentina Eduardo Secci Contemporary. Security è il titolo della mostra curata da Domenico De Chirico, storico collaboratore dello spazio, che porta sulla complessa scena toscana un artista giovane dedito all’interdisciplinarietà.
Un progetto che ruota attorno all’atto del vedere e che allo stesso tempo desidera eludere lo sguardo. Che si tratti di un salace trompe-l’oeil è chiaro fin dalla prima sala della galleria dove lo spettatore viene accolto da una fototessera appesa al muro, di cui solo il primo frame è occupato da un’immagine leggibile: la scritta “Security” campeggia sul retro di una giacca indossata da un giovane uomo appena visibile e che ha l’aria di essere intento a scattarsi un selfie. Digitale o analogico? Viene da chiedersi. A terra due neon che donano all’installazione a parete una certa aura di misticismo portando chi guarda a domandarsi se è di fronte a un altare o all’ingresso di un club berlinese.
Alfabetizzato all’inganno, lo sguardo del visitatore può analizzare la grammatica dei lavori ospitati nelle due sale successive, contenenti tre opere prodotte ad hoc per la galleria e una quarta datata 2017. Le regole appaiono seguite, le declinazioni corrette e le coniugazioni limate nelle grandi porzioni di carta appese alle pareti mostrano un universo sì multiforme e peculiare ma visivamente inoffensivo. Corpi nudi languidi e forti della propria carica sessuale sono sovrapposti, come in un gioco di lenti e riflessi, ora a scene metropolitane di lampadine alogene e carrozzerie cromate ora a bianchi sassi levigati dalla corrente. È solo a uno sguardo più attento e maturato che si svelano le storpiature, le ripetizioni e l’errore. L’aberrazione di Plamper sta nel modo in cui ha usato la matita e la carta per creare sintagmi visivi che rassomigliano a fotogrammi manipolati, a fotografie virate che altro non sono che numerosi strati di lapis creati in numerosi giorni di lavoro.
La tecnica raffinata del disegno stende un nuovo velo sopra il complesso mondo raccontato da Plamper; il corpo umano, ormai iper-presente, ci parla della sua desolazione con nuda crudezza, ci nasconde spesso il volto lasciandoci indugiare sulle sue parti più erotiche. Secondo le parole del curatore De Chirico la nudità dei corpi appare come “un buco in cui la magnificenza e la crudeltà sono indicibilmente avvinghiate l’un l’altra”, lasciando spazio alla fragile inattendibilità dell’esistenza. Perfetto sommario della ricerca di Plamper è il lavoro Europa nach dem Regen, in cui una giovane donna, il cui corpo per alcuni tratti sembra sottoposto a un intervento surrealista, appare languidamente sdraiata in prossimità di una voragine, o forse due, lasciando chi guarda col dubbio se vi sia appena uscita come una Euridice vittoriosa o se sia in procinto di scivolarvi dentro. Un senso di inquietudine viene addobbato dalla presenza di un paio di sneakers bianche ai piedi della donna ritratta. L’enigmatico titolo racconta meravigliosamente il modus operandi del giovane artista che pesca a piene mani dalla mitologia greca: in questo caso il rimando è alla storia di Europa, giovane preda di Zeus che la rapì dall’affetto dei suoi cari, violandola in un bosco. Le storie dell’Antica Grecia si impastano con l’immaginazione dell’artista che, per raggiungere il risultato finale, utilizza spesso la tecnica psicoanalitica delle libere associazioni, creando un immaginario mitologico dal sapore pop 2.0.
Nel lavoro di Plamper diventa possibile venire a patti con l’immagine fotografica, fino a ora rinnegata in quanto falsa, se si pensa alle origini di quest’ultima: il dagherrotipo. Copia unica su lastra di rame argentata, formava un’immagine sola, preziosa e non riproducibile, sopra un supporto che lo rendeva più vicino alla grafica e alla miniatura che all’idea fotografica, creando una sorta di forma regressiva.
Nonostante il numero esiguo di lavori in mostra, chiaramente in accordo con le istanze e le necessità di una galleria, Security è uno splendido prodotto autoriale, curatoriale e installativo. Una mostra complessa nella sua linearità, capace di esaltare gli infiniti strati del lavoro di Tim Plamper.
Degno di nota il lavoro del gallerista Eduardo Secci e del suo staff che ha istituito nella sede di Piazza Goldoni a Firenze una project room dedicata alla ricerca giovane e sperimentale e ai suoi autori, come Theo Triantafyllidis ospite fino al 15 febbraio 2020 con Pastoral curata da THE SWAN STATION.
Martina Aiazzi Mancini
Tim Plamper
Security
a cura di Domenico De Chirico
23 novembre 2019 – 15 febbraio 2020
Eduardo Secci Contemporary – Piazza Goldoni 2 – Firenze
Instagram: eduardoseccicontemporary
Instagram: timplamper
Caption
Tim Plamper, Europa nach dem Regen, 2017 – Pencil on paper 196 x 283 cm, Eduardo Secci Contemporary, Firenze – Courtesy Stefano Maniero e Eduardo Secci Contemporary
Tim Plamper, Security, 2019 – Installation View, Eduardo Secci Contemporary, Firenze – Courtesy Stefano Maniero e Eduardo Secci Contemporary
Tim Plamper, Security, 2019 – Installation View, Eduardo Secci Contemporary, Firenze – Courtesy Stefano Maniero e Eduardo Secci Contemporary
Tim Plamper, Security, 2019 – Installation View, Eduardo Secci Contemporary, Firenze – Courtesy Stefano Maniero e Eduardo Secci Contemporary