La cultura fluida della Purple Drank: collettiva sulla Black Culture

È un po’ come ingerire una bevanda: una cultura diversa si può bere come un liquido. Si può assorbire così la Black culture americana, tenendo in mano una lattina con un’etichetta dal disturbante colore viola con il nome Purple Drank stampato sopra.
Proprio il nome di questa bibita a base di sciroppo per la tosse, codeina e prometazina, diffusa nella comunità underground statunitense, è titolo e tema portante della collettiva presentata presso la galleria Rita Urso Artopiagallery di Milano.
Cinque artisti portano, nei due piani di via Papi, creazioni nate in sintonia con loro capacità di elaborare e rielaborare  input diversi provenienti da una sottocultura fatta di Hip Hop, Skater e falsi Brand.
Sono Davide Allieri, ideatore dell’allestimento, Cosimo Casoni, i Dead Meat, Jean-Baptiste Maitre, e il duo artistico Goldschmied & Chiari, a esporre opere di diversa natura, accumunate dallo stesso sapore: quel retrogusto lasciato dalla sedimentazione dei linguaggi e delle immagini tipiche dell’immaginario popolare, fondamento dell’identità di chi ha vissuto con i miti di James Brown, Beyoncé e Michael Jordan. Ognuno attingendo dal proprio universo personale nel quale declinare questo spirito collettivo per la creazione di un nuovo mix identitario generato dalla contaminazione.

Purple Drank
Purple Drank, 2017 – exhibition view at RITA URSO, Milan – courtesy RITA URSO, ph Francesco Ferri

Così il white cube diventa street. Su una parete di carton-gesso, richiamante un muro di strada, Davide Allieri colloca Solo, fotografia che coniuga questa ricerca dell’immaginario black al proprio percorso artistico, in una riflessione sul ritratto classico: ribaltato, di spalle, viene immerso in un passe partout in funzione prospettica, quasi dissacrando il genere e portandolo al livello della banalizzazione culturale causata dalla diffusione dell’uso dei social media.
Giocano con gli effetti dei nuovi mezzi di comunicazione anche i Dead Meat che, provenienti dal mondo della moda, mettono in mostra loro creazioni di T-shirt e foulard stampate con i più famosi loghi internazionali. L’ossessiva ricerca del nome, del Brand, della marca globalizzata, nel contemporaneo, è diventata eccesso e segno distintivo nel mondo dei bassifondi, creando una relazione tra la marca internazionale e la propria vita quotidiana, rappresentata e cadenzata da un’immagine di bacheca di un profilo social.
Eppure ci si continua a domandare se sia davvero così possibile introiettare una cultura.
La risposta di Cosimo Casoni si legge nella realizzazione di questo tentativo attraverso l’uso delle ruote dello skate come nuovo pennello per dipingere le sue tele, rendendo proprio questo mezzo nella sua ibridazione.
Ma l’interrogativo rimane a fare da sfondo e viene indagato dagli artisti che, in mostra, sembrano essere attratti dallo stesso fulcro: lo Skate-board spezzato, sintesi di un intero immaginario sociale, che riassume il percorso, suonando come un memento mori nella scritta: “Imitare una cultura non significa comprenderla”.

Purple Drank
Purple Drank, 2017 – exhibition view at RITA URSO, Milan – courtesy RITA URSO, ph Francesco Ferri


Purple Drank gioca nel miscelare diversi contenuti provenienti da differenti mondi, portando in superficie questo gusto del contemporaneo nell’assumere stereotipi da street style e MTV come propri, in una manipolazione e deformazione dal sapore tutto europeo.
Una mostra da bere per rinfrescarsi nel caldo estivo di Milano, trasportati nell’universo della cultura di strada. Da assaporare e assimilare assistendo anche alla presentazione del catalogo – con i contributi di Maria Acciaro, Claudia Contu, Alice Lamberti e Rossella Farinotti – durante il finissagge del prossimo 22 settembre.

Sara Cusaro

 

DAVIDE ALLIERI, COSIMO CASONI, DEAD MEAT, JEAN-BAPTISTE MAITRE, GOLDSCHMIED & CHIARI

PURPLE DRANK

22 giugno – 22 settembre 2017

RITA URSO ARTOPIAGALLERY – via Lazzaro Papi, 2 – Milano

www.artopiagallery.net

Immagine di copertina: Purple Drank, 2017 – exhibition view at RITA URSO, Milan – courtesy RITA URSO, ph Francesco Ferri