Mia il due febbraio “aprirà” PRONTISSIMI / On Air, nuovo e coraggioso artist run space che ospiterà mostre via radio. Puoi raccontarci questo tuo progetto?
PRONTISSIMI è un artist run space che vive nella sua tempestività.
PRONTISSIMI è uno spazio nomade: si muove a seconda del progetto espositivo che vuole ospitare. Il progetto sceglie come luogo l’atto e la potenza del fare processuale per riflettere riguardo i temi della preparazione, del potere, dell’inattuale.
Il primo progetto è On Air: un format di mostre via radio. Il dialogo, la dualità, l’inaspettato, la voce, l’ospitalità, sono tra i temi che caratterizzeranno le mostre radiofoniche. On Air accade per la prima volta in occasione di POLIS/BBQ ed è ospitato nella stazione di Radio Città Fujiko all’interno del Café Belmeloro di Bologna.
Quali motivi ti hanno spinta a ideare questo contenitore nomade di produzione e proposta artistica?
Più che motivi, Marco, vorrei parlarti di attitudine o presentimento, anzi di moto. Motorietà. Motivo. Spinta. Sempre di più sento, penso, vivo le cose come momenti indivisibili, parte di un’unità indefinita e organica, cosmica. Nulla ha inizio o fine, mio o tuo, ma tutto è come seguito e continuazione. In particolar modo non amo la dualità, il pensiero per opposti, le dinamiche contingenti, di lotta e di potere. Per sospenderle, o disarticolarle, mi piace trovare nella pluralità (di direzioni e di soggetti), nell’incontro, nell’imprevedibile e nel contraddittorio, quella dimensione paradossale che restituisce forse uno scorcio di umanità, di enigma, di mistero erotico. Siamo una costante pulsione di cose e tempi diversi. Specializzarci in un’unica identità, individualità, ci porta inevitabilmente a possedere. Un ruolo, un lavoro, uno spazio, un desiderio. Non voglio possedere niente, voglio attraversare, unire, essere ritmo.
La proposta radiofonica si vuole concentrare su temi a me cari: la voce e il dialogo. Non solo nella loro forma estetica, ma anche sociologica e mistica. Esse sono identità e incontro, imprevedibilità e rivelazione. Inoltre, cosa potrebbe significare oggi, in una bulimia psicotica di immagini, ascoltare una mostra?

Mia passiamo per un momento dal suono al corpo. Il filosofo sudcoreano Byung-Chul Han sostiene che la malattia che divora i nostri anni non sia più dovuta a dei virus che possono essere riconosciuti e distrutti da un sistema immunitario. Il male subdolo della nostra quotidianità è di origine lipidica, un grasso che si accumula senza destare sospetti e che porta verso un’obesità del sentire. Quale pensi sia oggi la relazione fra società e corpo? Quale il modo per realizzare una mostra che fugga da un’omologante sovraesposizione mediatica?
Non potevi farmi una domanda che mi facesse più piacere. E, ti confesso, ancor di più mi fa piacere che non avessi previsto di farmela. Condivido a pieno le parole scritte da Byung-Chul Han. Di solito risponde per me la mia ricerca artistica, che indaga il fitness e la dimensione raccontata da un corpo in prestazione, una dimensione di sovrapposizione, eccessività, multidirezionalità.
A ogni modo credo che la direzione della risposta sia nella questione del tempo, anche il gesto e lo spazio, si incontrano come tempo. Forse divorare un singolo acino d’uva (magari pure biologico) è meno salutare, sensoriale, poetico, amoroso, meraviglioso (nel senso di provare meraviglia) che gustarsi con lento piacere un Maxi burger con patatine fritte e gelato. Dunque non l’oggetto che scegliamo ma il modo di incontrarlo distrugge, oppure nutre. Rinunciando a ricorrere alle imposizioni di tempi, come invitare a fruire una mostra con calma e curiosità? Con leggerezza e serietà? Come suggerire un incontro sensibile, critico, dubitativo, e senz’altro amoroso? La stessa cosa potremmo chiedercela per molte altre cose, come per le relazioni d’amore. Come scegliere giorno dopo giorno lo stesso partner quando ne potremmo avere centomila infiniti e sempre nuovi? Credo che la risposta sia nell’incontrarsi con il momento presente. Per questo non smetterò mai di chiedermi come fare, e spero di non trovare mai una risposta che mi soddisfi poiché ogni cosa che farò, che si tratti di fare arte oppure di fare una passeggiata, saranno tentativi preparatori per scoprirlo un po’ di più e aver voglia di tentare di migliorare il tiro alla prossima mossa.
In occasione di POLIS/BBQ, PRONTISSIMI/On Air sarà ospitato all’interno della programmazione radiofonica di Radio Città Fujiko. Varvara Gevorgizova e Anastasia Ryabova realizzeranno una radio performance. Cosa dobbiamo aspettarci?
Innanzitutto aspettatevi un ringraziamento speciale al Caffè Belmeloro e alla Radio Città Fujiko, che ci accolgono generosamente! Night movement è un progetto che le artiste russe portano avanti da diverso tempo, in diverse forme. Il focus è sulla Notte, quel momento e movimento che ha agito come magnete per momenti oscuri, folli, romantici. Questa volta la performance inaugura la notte via radio. Quello che dovrete aspettarvi è: SORPRESA!

Tolto qualche cedimento nell’accento, non sei bolognese. Come mai hai deciso di presentare a Bologna questo tuo artist run space?
Di dove ho l’accento? Sono curiosa! Mi sono innamorata di Bologna. È un po’ estrema, come il suo clima, tutto caldo, tutto freddo. Ho iniziato a frequentarla la scorsa primavera in occasione del mio tirocinio presso il Dipartimento Educativo del MAMbo. Oltre l’ottima cucina, i tramonti sui colli e i suoi campetti da basket (tutti elementi già sufficienti per trasferirsi in una città), ho conosciuto una realtà di artist run space nella quale mi sono sentita immediatamente accolta. L’ho trovata intrigante e insieme familiare, esteticamente ed emotivamente. Inoltre amo la gestualità del camminare a Bologna, un continuo copri e scopri di porzioni di cielo.
Profondamente, tuttavia, credo che la ragione alla base sia pure biologica: sto per compiere 30 anni e mi sono fatta le tipiche domande di vita. Finito il triennio universitario sono fuggita dall’Italia senza mai darle, e darmi, una possibilità. Ero in cerca di una base nella mia terra perché, almeno, volevo e voglio provarci, a vivere qui… Arrivata a Bologna non ho avuto dubbi, l’ho “riconosciuta”. E poi, lo dico sempre, come base italiana è in una posizione geografica veramente strategica…
Condivido il tuo amore per Bologna ma ti devo confessare che di accenti non ne capisco nulla. Forse sentivo un po’ della città scivolare tra le tue labbra. Tornando all’intervista, nel mondo dell’arte contemporanea si sono susseguite diverse fasi in cui differenti “player” determinavano in maniera particolare l’offerta culturale. Credi che i prossimi anni daranno il via all’epoca degli artist run space? È una domanda e anche un augurio.
Non so risponderti, non penso sia una cosa veramente nuova, non so nemmeno se possa essere un augurio. Sociologicamente potremmo vederlo come un sintomo piuttosto spaventoso, come altri esempi di imprenditoria liberale DIY che rivelano una secolarizzazione e atomizzazione sociale. In tutte queste iniziative c’è qualcosa di buono, ma occorre non chiudere gli occhi riguardo la parte sintomatica che esse suggeriscono, che forse indicano uno sciopero più che una scelta. Credo che l’augurio migliore sia nel trovare un equilibrio, tra le iniziative individuali e la costruzione, o la fiducia, in un sistema collettivo e pubblico, oltre di noi, che rimanga dopo di noi, che appartenga solo al tempo.
Marco Roberto Marelli
💊 Night Movement | Radio performance di Varvara Gevorgizova & Anastasia Ryabova
PRONTISSIMI / On Air – Cafè Belmeloro – via Belmeloro, 1/c e in onda su 103.1 FM
Performance | Venerdi 2 febbraio | ore 21:00 – 23.00
Immagine di copertina: Mia D. Suppiej – Prontissimi, 2018 – courtesy Mia D. Suppiej