Creature ibride e universi sabbiosi. Il Diorama lodigiano di Martina Cioffi

Diorama, a cura di Benedetta Monti e Niccolò Giacomazzi, è il titolo dell’installazione  site-specific realizzata da Martina Cioffi a Lodi, secondo episodio del nuovo palinsesto  espositivo dedicato da Platea | Palazzo Galeano agli artisti emergenti under 35,  quest’anno selezionati da Rä di Martino. 

Diorama prende in prestito ricordi e paure legate ai musei di scienze naturali per  costruire una temporalità doppia, per condurre lo spettatore verso un passato reale e un  avvenire distopico, ponendo al centro della riflessione la tematica del secolo: il rapporto  dell’uomo con l’ambiente.
Un paesaggio sabbioso, abitato da creature zoomorfe e fitomorfe scintillanti, invade la  scena, racconta il futuro del nostro pianeta legandosi alle leggende del passato,  ricordando ai lodigiani il proprio mare e i mostri che lo popolavano. 

In occasione della mostra abbiamo dialogato con l’artista per meglio conoscere la sua  ricerca. 


Diorama, come nasce il titolo della mostra e quali tematiche hai voluto indagare  attraverso questo progetto? Come la tua opera dialoga con lo spazio espositivo?

Il diorama rappresenta l’evoluzione naturale dell’incontro del mio lavoro,  prevalentemente outdoor, con il luogo Platea, vetrina inaccessibile.
Come nei musei di scienze naturali ho voluto ricostruire una parte di paesaggio che qui si presenta al contempo irreale, storico, ancestrale e distopico, ma soprattutto come scenario mentale, così come le figure che lo abitano sono coagulazione fisica di ombre collettive, immagini archetipiche universali che germogliano dal dettaglio locale: la messinscena del  prosciugamento dell’acqua stagnante del Lago Gerundo e la riemersione di una natura trasfigurata e mostruosa.
Nella parola “Diorama”, scelta per il titolo, è contenuta la possibilità di espansione immaginifica dal microcosmo vetrina a macro paesaggi in cui muoversi. Volevo che le sculture divenissero il paesaggio stesso, così come gli alberi ne sono metonimia, carcasse vegetali rifiorite negli innesti ceramici ma anche da parti composte da sabbia, ovvero della stessa materia del suolo presentato. 

Come è nata la collaborazione con Platea | Palazzo Galeano? 

La collaborazione è nata grazie alla chiamata dei due curatori Benedetta Monti e Niccolò Giacomazzi che hanno pensato che la mia ricerca potesse funzionare bene nello spazio di Platea. 

Per creare il tuo “diorama” hai sviluppato delle ricerche sulle vicende idrogeologiche che hanno interessato il territorio lodigiano: perché hai deciso di intraprendere questo percorso e dove ti ha condotta?

Per me lavorare site-specific significa ricordarsi di non star partendo da un foglio bianco ma dall’incontro del mio immaginario con i luoghi sempre pregni di storie e vissuto da conoscere e rispettare.
Appena ho iniziato a indagare la storia del territorio lodigiano sono rimasta colpita da quanto il paesaggio si presentasse totalmente diverso da oggi.
Nonostante siamo ben consapevoli di quanto sia fragile e mutevole, in rapporto alle nostre vite fugaci, il paesaggio continua ad apparici come qualcosa che gareggia con l’eternità; eppure un lago così vasto può facilmente scomparire facendo perdere ogni sua traccia e, se la bonifica avvenuta in epoca medievale ha reso l’ambiente più salubre e adatto all’insediamento umano, i cambiamenti che l’uomo apporta oggi vanno in una direzione inquietantemente inversa. Le affascinanti leggende a esso legate non hanno fatto altro che acuire il mio interesse: perché così spesso ai laghi è legata una storia inerente alla presenza di un mostro? Cosa lega l’acqua a queste serpentesche creature  mitologiche? Le inquietudini dell’uomo medievale si sovrappongono alla nostra solastalgia. 



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Come realizzi le tue creature e che modalità di relazione con il pubblico vuoi sviluppare?

La ceramica è il materiale principe dei miei pezzi, che realizzo personalmente, e forse anche un po’ morbosamente, in ogni sua fase, cotture comprese. L’argilla ha il pregio di essere al contempo materia naturale e materiale per costruire utilizzato fin dagli albori, che accompagna la storia dell’uomo. Essa si incontra spesso con reperti naturali trovati nei miei camminamenti come nei due corpi centrali del Diorama.
Le infinite possibilità della superficie ceramica mi seducono ogni giorno e spero che questa “seduzione” della materia possa, meravigliando, avvicinare anche gli altri all’opera, che è pensata per essere letta su più livelli, non concepita solo per gli addetti ai lavori ma per chiunque abbia voglia di dedicargli attenzione. Cerco sempre di operare con gentilezza, cercando di esaltare la bellezza e la specificità di ogni luogo. Se l’intento riesce, generalmente il pubblico risponde.

A questo proposito non posso fare a meno di ripensare alla prima volta che ho lavorato con Niccolò e Benedetta. Mi avevano invitata a pensare un intervento per il comune di Vacone, uno splendido borgo in provincia di Rieti. Loro due hanno la capacità incredibile di innescare situazioni perfette: in quel caso il mio intervento è stato così sentito che la partecipazione dei locali è stata così estremamente spontanea e generosa da farla sembrare quasi un’operazione di arte relazionale, per quanto non fosse preventivato. Ho amato quell’opera, ma vi assicuro che mi è sembrata quasi un fatto secondario rispetto all’energia che è riuscita a innescare tra le persone. 

Appunti fotografici e disegnati accompagnano la tua pratica di lavoro: che importanza  hanno e quale il tuo rapporto con il mondo naturale che ti circonda?  

Niente nasce dal niente. Tutta la mia ricerca trae linfa dall’osservazione meravigliata della capacità trasformativa e resiliente degli organismi vegetali. Questa fascinazione mi permette di sviluppare una rilettura simbolica del paesaggio che inevitabilmente parla anche del nostro indissolubile legame con esso. Cerco di evocare un legame ancestrale con una natura potente, creatrice e feconda, non ancora spogliata del suo afflato magico. I taccuini e la velocità dell’appunto disegnato mi accompagnano costantemente nei miei viaggi mentali e nelle esplorazioni reali. C’è già tutto, bisogna solo prestargli attenzione per poterlo vedere, l’immediatezza dello schizzo è così necessaria per fissare l’intuizione anche in vista dei lunghi tempi che mi sono necessari per la produzione dell’opera. 

A cura di Marco Roberto Marelli 


Instagram: platea_palazzogaleano

Instagram: marthyna_cioffi


Caption

Martina Cioffi, Diorama – Exhibition view, Platea | Palazzo Galeano, Lodi , 2023 – Courtesy Platea | Palazzo Galeano, ph Alberto Messina