Il busto in bronzo su una catasta di legno, le ginocchia piegate e le braccia aperte, visibile dalla strada, attraverso la porta a vetri in via Via Agnello 8. È Pyre Woman Kneeling (2002), un’opera di Kiki Smith, una riflessione sulla figura della donna e sulla sua storia attraverso ingiustizie e violazioni dei diritti. Un apparente abbraccio sospeso pronto ad accogliere chiunque all’interno di un luogo, Nctm Studio Legale, che ha fatto della difesa dei diritti una professione. Con una visione internazionale e una passione tutta italiana per l’arte, lo studio ha ideato nctm e l’arte, progetto multistrato che prevede un programma articolato con una collezione, il sostegno agli artisti (italiani) in residenza, la divulgazione dei temi “culturali” con appuntamenti periodici e una solida attitudine al mecenatismo per tradizione e per necessità di tempi tutti italiani. Ne abbiamo parlato con la curatrice del progetto Gabi Scardi.
Quando è maturata la decisione di aprire lo studio all’arte?
nctm e l’arte è nato nel 2011, inserendosi in un terreno già fertile perché lo studio aveva già manifestato una vocazione culturale. Quando è emersa l’idea di integrare una dimensione artistica in un contesto così professionale è subentrata l’ispirazione a intendere l’iniziativa in termini di una più ampia prospettiva. La collezione è stata uno dei tasselli di un insieme organico e articolato di attività, tra loro coerenti e interrelate. Attraverso il supporto all’arte contemporanea si desidera proiettarsi verso l’esterno e far propria quell’apertura dello sguardo che è dell’arte. Il progetto nasce proprio da questa idea che esista una relazione tra capacità innovative, partecipazione culturale e processi di produzione in grado di diventare stimolo, generando pensiero, contenuti e senso della sperimentazione, mantenendo una coerenza anche con la visione dello studio.
Ogni collezione rivela passioni e desideri. Quali sono quelli raccontati dalla vostra che vede un’eterogeneità di artisti come ricerche, nazionalità e età anagrafica? Esiste un filo conduttore? Cosa cercate in un’opera o in un artista?
In effetti non c’è una categoria di riferimento. Il criterio di scelta è quello della rilevanza. Si guarda a opere dotate di forza e di pregnanza che esprimano con efficacia un’attenzione nei confronti del presente, che siano capaci di collocarsi in un tempo storicamente determinato e in grado di trasmettere, in questo senso, sollecitazioni preziose. Le scelte sono attente, basate su considerazioni relative sia al valore che alle valutazioni delle opere in termini qualitativi, indipendentemente che siano artisti giovani, emergenti o già consolidati, italiani o di altri paesi. Sculture, fotografie, disegni o video, ciò che conta è la valenza espressiva e la sensibilità critica che possiedono.
Da un lato la collezione e le mostre, dall’altra il sostegno ai giovani artisti con l’iniziativa Artists-in-residence, di cui si è da poco conclusa la XII edizione. Di cosa si tratta?
Oggi le residenze sono tappe fondamentali della crescita di un artista, in ogni senso ma in Italia il sostegno istituzionale alla formazione artistica è insufficiente. Partendo da questa consapevolezza, Nctm Studio Legale ha istituito il bando nctm e l’arte Artists-in-Residence con l’intento di favorire la mobilità degli artisti residenti in Italia e il loro accesso a programmi internazionali di residenza. L’iniziativa è giunta ora alla sua XII edizione e sono moltissimi gli artisti che ne hanno potuto fruire; tra gli altri ricordiamo gli assegnatari dell’ultimo bando: Elena Bellantoni, Mirko Canesi, Alessandro Laita e Chiaralice Rizzi. Abbiamo inteso questa iniziativa come una manifestazione di fiducia nei confronti della cultura sostenendo la ricerca e la sperimentazione artistica contemporanea nel suo farsi. D’altra parte esiste l’idea che artisti italiani possano costituire importanti portabandiera della cultura italiana fuori dal paese.
Lo spazio professionale diventa centrale nell’attivazione di un dialogo attraverso appuntamenti periodici. Mi parli di queste iniziative.
Gli incontri con artisti e altri protagonisti del modo dell’arte e della cultura che si svolgono mirano al coinvolgimento e alla sensibilizzazione sia all’interno dell’ufficio sia all’esterno, aprendole anche al pubblico. Gli appuntamenti diventano così un dialogo con il contesto culturale, sociale e accademico di riferimento in cui l’arte è traino e elemento di congiunzione. Sono previste anche delle attività dedicate ai professionisti dello studio, quali visite e trasferte presso mostre, musei e rassegne d’arte.
Il Teatro Continuo, di Alberto Burri è oggi un’opera “viva” che grazie al ruolo di Nctm Studio Legale e della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri è stata restituita alla città di Milano. Vorrei che mi raccontasse la storia di questo recupero e la sua funzione attuale.
Nctm Studio Legale è interessato a partecipare con un ruolo costruttivo e attivo alla vita culturale del paese e della città di Milano. Ha sostenuto iniziative collaborando in diverse forme con musei e spazi espositivi tra i più rilevanti del paese, dal MAXXI al Pac di Milano o con rassegne come la Biennale di Venezia e Manifesta. Da questo preciso intento è nata l’idea del recupero del Teatro Continuo di Burri. L’intervento è stato consistente, un’impresa ambiziosa e impegnativa sotto ogni aspetto che abbiamo portato avanti insieme al Comune di Milano, alla Triennale e alla Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri. Oggi, a oltre tre anni dall’intervento di recupero, è possibile affermare che il Teatro Continuo risulti perfettamente integrato all’interno del Parco Sempione e che è tornato a rappresentare un elemento di dinamismo e di vitalità per la città. Piattaforma di attività spontanee, improvvisate o preparate dai frequentatori del parco, costituisce un sito privilegiato per spettacoli dal vivo e iniziative culturali di diverso genere. Un esempio eccezionale del ruolo che l’arte può avere nella costruzione delle relazioni fra individui e il territorio, un progetto straordinario di recupero che contribuisce a dare valore culturale alla città e ai suoi cittadini.
Tempo fa ha detto che “ogni curatore ha i propri fili conduttori, nuclei di lavoro, temi e idee” 1. Nel suo ruolo di curatrice quanto i suoi influenzano la collezione e quanto ne sono influenzate?
Credo che un curatore possa essere un po’ più che un consulente, deve saper comprendere il contesto in cui opera, deve saper rispondere a esso, senza per questo appiattire i propri intenti e le proprie scelte. È con questo spirito che mi pongo, la sfida consiste nel partire dalla situazione per proporre il meglio in relazione a essa. La fortuna è quando, come in questo caso, la condivisione delle scelte è totale. Considero un privilegio occuparmi di questo progetto.
Relazione e confine tra la dimensione pubblica e privata, quali dovrebbero essere, secondo la sua opinione, le strategie future?
La necessità di intensificare le relazioni tra pubblico e privato è un dato di fatto e i risultati possono essere rilevanti. Non si tratta di un’assoluta novità. La convergenza tra i due ambiti ha sempre dato grande esiti quando poggiava, da un lato, sulla consapevolezza di cosa è la cultura, dall’altro sulla chiarezza e linearità e sul rispetto dei reciproci ruoli. La cultura non è uno strumento di intrattenimento, un evento da produrre e da consumare ma è fatta di ricerca di senso, di una motivazione intrinseca da esplorare, liberamente, sotto la spinta della curiosità intellettuale ed estetica; di capacità di leggere il presente e di pensarlo in termini di trasformazione. La trasparenza di ruoli e procedure è, invece, una base per ogni iniziativa di cui occorre considerare le implicazioni e le ricadute, a maggior ragione quando ci si muove nella sfera pubblica. Mi pare che occorra stimolare una presa di coscienza in questo senso.
Prossimi programmi?
L’iniziativa delle Borse di Studio prosegue e così le altre attività, compresi gli incontri aperti al pubblico. Rispetto agli anni scorsi c’è stata però un’evoluzione perché abbiamo pensato di centrare l’intero programma intorno al tema dei diritti, della giustizia, della legalità. La scelta è dettata dalla sensibilità e dall’interesse dello studio verso questi temi. Ma è anche organico rispetto all’impostazione del progetto arte che guarda all’opera come modo di abitare la complessità e come prisma in cui si riflettono le grandi esigenze e le preoccupazioni che definiscono il ventunesimo secolo; intrinsecamente legate a istanze di vivibilità, sostenibilità, condivisione e diritti. Lo sguardo dell’artista, che è dialogico, trasversale e interdisciplinare, quando si applica ad ambiti specifici, tende a mettere in dubbio il paradigma di riferimento consentendo di percepirne sfaccettature poco frequentate. Ci aspettiamo che pratiche artistiche diverse possano stimolare discussioni, far emergere punti di vista e magari contribuire alla nascita di nuove idee. Tra le iniziative imminenti ci sono incontri aperti al pubblico tenuti da Marinella Senatore (21/02), Adrian Paci (06/03) e Krzysztof Wodiczko (22/03). Di quest’ultimo nctm e l’arte prenderà parte al suo progetto Incomers, organizzato dall’associazione no-profit newyorkese More Art che avrà luogo a Milano nel 2019. Come per gli anni scorsi, nell’ambito di Miart e della Art Week, sabato 6 aprile, lo Studio ospiterà la performance concepita da Marinella Senatore, Protest Forms: Memory and Celebration. Public opinion descends upon the demonstrators.
A cura di Elena Solito
1) ”Became a curator” Art Lab, Gianni Romano
nctm e l’arte
Nctm Studio Legale – Via Agnello, 12 – Milano
Instagram: nctmarte
Caption
Paola Di Bello – Teatro Continuo di Alberto Burri, Parco Sempione, Milano, 2015 – Courtesy nctm e l’arte, credit Paola Di Bello.
Uriel Orlow, Still Aftershock, 2013 – Courtesy nctm e l’arte
Adrian Paci – Installation view – Courtesy nctm e l’arte, ph Mario Tedeschi