La geografia di un luogo è rivelata dal perimetro delle sue forme, dalle immagini costituite da elementi spaziali e oggettuali, scomposte e filtrate dall’esperienza che se ne fa. Esperienza come prova e tentativo di una relazione e come costruzione di una realtà, attraverso negoziazioni di significato. In perfetta sintonia con la filosofia dell’esperienza, Marco Andrea Magni, artista di Soregno che vive e lavora a Milano, realizza una mostra intensa, impegnativa ed elegante. Il fare scultoreo si trasforma con l’esercizio della conoscenza e le opere diventano punti di riferimento topografico, identità apparentemente note (o ignote?) che si collocano tra percezione e riconoscimento.
Turtle tears, Atlante del mondo difficile e Ho sempre agito per dispetto sono i tre titoli pensati da Marco Andrea Magni, perché tre sono i mondi che narra presso gli spazi della Loom Gallery, visitabili fino al 21 gennaio.

Il mondo autentico, quello inesistente e un mondo che si fa da sé, una mappa in cui accanto al disorientamento iniziale si viene sorpresi dal senso profondo di coesione. Il limite della visione attribuisce un’architettura che muta il suo divenire sapere tra ambiguità e precarietà delle immagini, smascheramenti e dissimulazioni. Un dispositivo visivo raffinato intorno al quale si articola la sua produzione in un’armoniosa successione di volumi e di ibridazioni.
Un dialogo tra forza e attrazione, bilanciamento e scisma, equilibri provvisori generati dall’uso dei magneti, in grado di destabilizzare come in Spazio punto, uno spillo laccato d’oro che punge la superficie del vetro senza toccare l’interno o in Fontana, dove il vorticoso movimento dell’acqua in un bicchiere di vetro, diventa portatore di una misteriosa azione spiraliforme che inghiotte il liquido e al tempo stesso allude all’impetuoso sistema dell’arte. Blind date, un quadro con il perimetro magnetizzato, contiene due libri, dell’artista e del curatore Nicola Mafessoni, mostrati nella loro impossibilità di poter essere sfogliati o letti, annullando così l’ipotesi di una conoscenza ulteriore.
L’evidenza di una relazione tra oggetti e materiali è sintassi del percorso ragionato dell’artista. Il marmo si presenta nella sua consistenza più effimera in Miracolo, un paesaggio costituito e separato da una linea tellurica di carbonato di calcio e cellulosa, per trovare rappresentazione in Contropelo, due blocchi di marmo di dimensioni diverse, posti in apparente bilico. La cellulosa polverosa di Miracolo si materializza in Colpo d’occhio, carte giapponesi sfilacciate naturalmente ai bordi e tinte dall’artista con la grafite, inserite in due quadri. Il margine della carta diventa quello dello sguardo che osserva e dentro il quale ci si riflette cercando qualcosa che non si può vedere se non nella sua assenza.
La materia diventa simbolicamente manifesta in Tornasole, una fine maglia di bronzo, bagnata nell’acquamarina e nell’oro, sviluppa, sulla superficie, delle macchie non omogene. Attraverso le riflessioni della luce e del vetro si creano membrane e substrati, in un moto continuo in cui è la prospettiva che abbiamo a modificarne la percezione. Speculare è Fantasma, una cornice del cinquecento con il vetro antiriflesso che scompare dietro il cristallo riflettente del quadro in cui è inserito.

Residui di un mondo che si fa da sé anche in Oscurato, un passpartout rettangolare vuoto e tagliato a quarantacinque gradi, colorato con pigmento di lepidottero. Occultamenti opportunamente architettati nell’Immorale, un plinto con un piccolo foro entro cui è possibile temperare all'”infinito” una matita Faber Castel HB, fino al suo consumo totale. Il vuoto è apparente in Bugia, una cornice rivela un rivestimento di velluto rosa intinto nelle ciprie dell’incenso. Esattamente come il velluto che copre un dittico di legno in La persistenza del piano stabilisce una legge, separato nel bordo interno da due specchi in un dialogo all’infinito dal quale siamo completamente esclusi. Si può solo toccare la superficie del tessuto su cui lasciare un’impronta, come una carezza, un segno di vicinanza tra il pubblico e le opere organizzate intorno a un impianto compositivo che invita a nuove interpretazioni e corrispondenze. Un paesaggio che disegna una nuova cartografia cognitiva ed estetica in cui la mostra diventa occasione di conoscenza tra dubbi e possibilità.
Elena Solito
MARCO ANDREA MAGNI
HO SEMPRE AGITO PER DISPETTO
24 Novembre 2017 – 21 Gennaio 2018
LOOM GALLERY – Via Marsala, 7 – Milano
Immagine di copertina: Ho sempre agito per dispetto – installation view, Milano, 2017 – courtesy LOOM GALLERY & the artist Marco Andrea Magni