A fronte di ogni previsione contraria, un certo sentimento di rinascita culturale, in continuità con un presente “interrotto”, persevera e si espande. Linea, nuovo spazio di produzione e ricerca per le pratiche artistiche e scuola di formazione professionale di fotografia e di ricerca sull’immagine contemporanea, ha aperto il 13 febbraio a Lecce, nel brusio soffuso e discreto della città che riparte. Pur evitando, al momento, clamorosi opening e vernissage, il nuovo art-space sta per dare avvio alle sue attività, profilandosi come luogo formativo, spazio per public program e polo di importanti network con realtà di ricerca, curatoriali e artistiche, presenti sia sul territorio sia all’esterno.
Un’ampia vetrina, affacciata su una strada del centro urbano, introduce lo spazio espositivo, essenziale e pulito, cerniera tra esterno e interno nell’idea di una relazione efficiente e dialettica tra il pubblico, i futuri allestimenti e l’ambiente circostante. Al suo interno, più in profondità, si viene accolti da un piccolo foyer destinato a incontri e live performance, antistante e separato dallo spazio dedicato alle attività della scuola di fotografia.
Linea è ideata e diretta da Alice Caracciolo, fotografa e artista multimediale. A queste attività affianca, da anni, la curatela – sviluppata con l’esperienza di FAC, associazione di promozione culturale e artistica – e la direzione di progetti espositivi e di una scuola di formazione di fotografia (presso Galleria LO.FT). Congiuntamente alla sua formazione, che la porta a focalizzare studio e ricerca sull’immagine contemporanea, conduce la sua pratica artistica all’interno dei linguaggi e delle pratiche visuali, dove sviluppa attenzione per il paesaggio e l’ambiente naturale o antropico, e la rilevazione sensibile dei suoi cambiamenti attraverso il tempo e la memoria. Tra gli ultimi lavori Piet[r]à, esposto a Fotografia Europea (a cura di Daniele De Luigi), Les Rencontres de la Photographie (ad Arles a cura di Brad Feuerhelm e Natasha Christia) e Organ Vida International Photography Festival (a cura di Marina Paulenka e Lea Vene).
Due direttrici, ricerca e necessità di creare uno spazio dove far confluire artisti, curatori e pubblico, sembrano essere la prerogativa essenziale della nascita del progetto linea,come spiega Alice: “In questo momento di transizione e instabilità politica e culturale linea nasce come necessità. Molti di noi credono che il mondo sia lì pronto per riavviarsi con i ritmi consueti, magari anche a velocità accelerata per il desiderio di recuperare ciò che la crisi ha danneggiato. Il mio desiderio è quello di ripartire, partire con lentezza. Ci aspettano mesi, e forse anni, che porteranno a grandi cambiamenti nel mondo culturale e io, nel mio piccolo, ritengo importante piantare un seme nuovo, dare il mio contributo al panorama artistico della città in cui vivo e opero, ricercare pluralità e varietà di proposte e nuovi modi di fruire le scelte artistiche e curatoriali.
Tutti gli aspetti della cultura visuale e della sperimentazione contemporanea sono alla base dei progetti di linea; non appena si potrà dare luogo a eventi aperti a un pubblico ampio, vorrei, oltre a organizzare mostre d’arte contemporanea, live performance e incontri, indagare anche la dimensione del suono e approfondire le ricerche nell’ambito del cinema sperimentale”.
Le attività di linea si rivolgono a tutti i linguaggi visivi con lo scopo di fornire un circuito organico attento ad approfondire i temi più urgenti del contemporaneo, anche attraverso i contributi di altri artisti, ricercatori e professionisti. Il progetto si avvale della collaborazione di Caterina Quarta, ingegnere e architetto specializzata in allestimenti museali, Marco Vitale, artista con il quale condividere le future scelte curatoriali dello spazio, e Mariantonietta Clotilde Palasciano, artista con cui approfondire un discorso sulla sperimentazione sonora attraverso il contributo di sound artist provenienti dal panorama contemporaneo.
Linea propone arte contemporanea, produzione, ricerca e formazione biennale professionalizzante per la fotografia, con un’attenzione significativa al mondo dell’editoria e del libro d’artista o fotografico.
Come ci spiega la fondatrice, il progetto si sviluppa attraverso: “una scuola professionalizzante che fornisce agli studenti una conoscenza approfondita rispetto all’immagine contemporanea e al ruolo che ha nella società di oggi.
A volte i fotografi lavorano con le immagini in modo superficiale, tralasciando spesso l’aspetto semantico della fotografia e riducendo il lavoro a pura estetica. Vorrei la scuola fornisse tutti gli strumenti teorici e metodologici per lavorare con più consapevolezza, sia nel mondo commerciale sia in quello più prettamente artistico-autoriale.
Il primo anno del nostro percorso formativo mira a formare professionisti dell’immagine, fornendo le basi teoriche e tecniche del mezzo fotografico e approfondendo l’aspetto commerciale della fotografia; nel secondo anno, viene indagata la fotografia come mezzo e linguaggio espressivo, volto a tradurre un’idea, una ricerca, in un lavoro artistico coerente. L’annualità è strutturata in modo da approfondire tutti gli aspetti del processo creativo e il suo relativo sviluppo, come allestimenti, curatela, lo studio del sistema dell’arte, ma anche il mercato e l’editoria. A tal proposito, ci sono moltissimi lavori fotografici che possono essere letti in modo adeguato solo se sviluppati in forma libro, in questo caso la pubblicazione diventa un oggetto d’arte. Per fare tutto questo ci siamo rivolti a professionisti del settore che lavorano con l’immagine contemporanea”.
I linguaggi visivi e la loro metamorfica rilevanza all’interno della società odierna sono presenti sia nella vita del fotografo o dell’artista si in quella del solo utente. Una centralità sociologica e antropologica che modifica abitudini, immaginari espressivi, usanze e competenze culturali. Diversamente da altre epoche, il nostro segmento storico e sociale si trova sottoposto a fattori come velocità, ibridazione, rigenerazione, trasformazione, sollecitando intensamente pratiche artistiche, visioni e ricerca.
Prosegue Alice: “Viviamo in un contesto di visibilità totale: dalla rete, alle mostre d’arte, alla televisione. Assistiamo oggi a una moltiplicazione delle forme e dei linguaggi visivi che variano continuamente come un caleidoscopio di molteplici combinazioni. La fotografia e il cinema parlano rispettivamente di immagini statiche e immagini in movimento. Questa distinzione, soprattutto nel mondo dell’arte, ora viene meno. Oggi il fotografo ricorre a immagini in movimento, il pittore alla fotografia, il video artista alla pittura etc. Pensiamo al fotografo italiano Mario Cresci, che sarà uno dei docenti della scuola: è stato tra i primi a manipolare il linguaggio fotografico creando sequenze narrative e interventi manuali di tipo pittorico. Oggi le dinamiche interne di tali linguaggi espressivi sono molto complesse e ci costringono a mettere in campo sistemi di decodifica molto veloci per coglierne le narrazioni.
È un’euforia espressiva che lavora sempre più in un’estetica della velocità, dell’imprevedibilità, della sorpresa”.
L’immagine contemporanea e la sua centralità determinano la creazione di spazi di ricerca e produzione, e si rivelano anche fulcro dei format espositivi e delle loro indagini concettuali. Del programma espositivo di linea la fondatrice anticipa che: “Lo spazio inaugurerà con la mostra di Luca Coclite, rispondendo al desiderio di lavorare con artisti del territorio. Coclite è un artista poliedrico che traduce esattamente la volontà di linea di lavorare sull’immagine contemporanea partendo da un medium, la fotografia, integrandolo con altri linguaggi. Lo stesso artista afferma: <<la mostra verterà su alcuni temi che fanno riferimento alla mia ricerca principale ovvero allo studio sul paesaggio. I lavori avranno un denominatore comune che si baserà sui concetti di metamorfosi, temporalità e sparizione>> ”.
Jean Epstein con la locuzione “cultura visuale” si riferiva a un dispositivo filosofico, una macchina con la quale valutare il tempo. Rapportarla oggi a un concetto di tempo storicizzato e lineare, sequenziale, così come per secoli conosciuto, o a semplice traccia di segmento all’interno dello spazio, non ha più senso. Permane, però, specie nelle intenzioni di chi apre un art-project space una valenza cognitiva, antropologica, slegata da cronologie e puramente disinteressata al solo fine documentaristico. Così come, in conclusione, ci ha rilevato Alice Caracciolo: “Storicamente si distinguevano, con una netta demarcazione, le Arti dello spazio (pittura, scultura, architettura) dalle Arti del tempo (danza, musica, teatro). Nel pensiero contemporaneo questa distinzione non è più attuale, soprattutto dopo l’avvento del cinema, dell’immagine in movimento, della fotografia. Basti pensare al cinema che, sin dalle sue origini, ha portato il pubblico dinanzi alla visione di un mondo fluido, dinamico, variabile. Epstein sosteneva che il cinema non fosse solo sinonimo di movimento fisico ma anche mentale, psichico. La cultura cinematografica rende il pensiero meno parlato e porta alla luce una conoscenza concreta e veloce delle emozioni. La cultura visuale è il racconto di un tempo e l’esperienza visiva è fondamentale per l’autocoscienza”.
Lara Gigante
Instagram: linea.project
Caption
Alice Caracciolo, Linea – Courtesy Linea, ph. Alice Caracciolo
Linea School – Courtesy Linea, ph. Alice Caracciolo
Linea aula studio – Courtesy Linea, ph. Alice Caracciolo
Luca Coclite, Padiglione Universale – Elaborazione digitale, 2015-2021 – Courtesy Luca Coclite