Lars Teichmann: i ritratti informali degli old masters

Sono sette le tele di Lars Teichmann che, con il loro grande formato, occupano le pareti della Galleria Rubin. Nelle sue vetrine, passando lungo la stretta via Santa Marta, l’occhio inciampa attratto da uno sguardo senza volto: le figure umane nelle tele, prive di lineamenti, scrutano chi guarda, attivando quello strano senso di déjà-vu.

È sufficiente un colpo d’occhio, rapido come le pennellate sull’opera, per avere quella sensazione che si prova nell’incontrare una persona di cui si ricorda vagamente la conoscenza ma che pur rimane un nome muto sulla punta della lingua.

Osservando meglio, con più attenzione, i ritratti a figura intera, privi di definizione e dettaglio, riportano alla mente abbagli provenienti dai periodi d’oro della pittura. Nelle forme materiche, fisiche, create dalla fusione di tratti veloci di colore, ricompaiono i nomi dei grandi maestri.

Le figure “Conducono a un violento sconvolgimento di ciò che viene tramandato – a uno sconvolgimento della tradizione, che è l’altra faccia della crisi attuale e dell’attuale rinnovamento dell’umanità”.

I processi teorizzati da Walter Benjamin si fanno immagine concreta di pittura a olio. L’Aura, secondo il concetto del filosofo tedesco, fa capolino nella percezione dello spettatore. Non a caso, è proprio questa protagonista comune di ogni lavoro, a dare il titolo alla seconda personale realizzata presso la galleria milanese dell’artista formatosi all’Accademia di Belle Arti di Berlino, nato nel 1980 a Chemnitz, nella Germania Est.

Lars Teichmann
Goya Portrait, 2016 – oil on canvas, 110x90cm – courtesy Galleria Rubin

Stampe Giapponesi, iconografie note, i ritratti a corpo intero di Velasquez, il chiaro-scuro di Rembrandt, gli scenari di Goya, sono citati dalla pittura energetica di matrice informale che fa essere i quadri di Teichmann sintesi di arte astratta e arte figurativa.

Nessun riferimento è però diretto. I rimandi alla pittura moderna rimangono velati dietro l’impronta espressionista della formazione tedesca dell’artista.

Prendendo come punto di partenza immagini in grado di risvegliare i ricordi, tanto di carattere personale, quanto di natura collettiva, queste vengono scomposte fino a giungere ad una estremizzazione del processo: la trasfigurazione. 

L’immagine muta, perde la propria completa riconoscibilità pur restando presente in una nebulosa di ricordi estetici. In questo passaggio il colore viene assunto a componente fondamentale, facendo delle figure delle visioni misteriose che impongono uno sguardo inquieto. Sulla scia della pittura di Francis Bacon, le forme si fanno organiche, trovando un nuovo vitalismo nella loro dissoluzione.

Lars Teichmann
Geisha blue, 2015 – oil on canvas, 200×140 cm – courtesy Galleria Rubin

Con la cancellazione del dettaglio le caratteristiche della tecnica pittorica vengono esaltate. Le figure umane prendono la forma di manichini privi di volto, lasciando lo spazio libero per una nuova attenzione alla fascinazione generata dall’immagine e dal suo modo di operare sullo spettatore. 

Le tele sono parafrasi di figure già viste e narrazioni già sentite nelle più note iconografie o nei già conosciuti scenari orientali o ispanici. Su di esse Teichmann agisce alla ricerca di racconti nuovi, ancora da plasmare seguendo il dettato del segno e del colore, secondo una proiezione di componenti emozionali.

Capre, Kimono e specchi, abitano le tele dell’artista perdendo la loro connotazione simbolica tradizionale, per farsi espressione di una nuova significazione dettata dalla forma e dalla materia del colore, ancelle prime dell’Aura.

Sara Cusaro 

LARS TEICHMANN

AURA III

14 marzo – 29 marzo 2017

GALLERIA RUBIN – Via Santa Marta, 8 – Milano

www.galleriarubin.com

Immagine di copertina: Aura III – exhibition view – courtesy Galleria Rubin