Jeff Elrod: un “American Digital Man” in mostra a Milano.

Con la sua originalissima pittura, sempre in bilico fra reale e virtuale, Jeff Elrod porta a Milano le sue avventure analogiche di mondi digitali. Fino al 15 ottobre, all’interno della storica sede milanese della Galleria Christian Stein, sita nello stesso palazzo di Corso Monforte dove Lucio Fontana aveva il suo studio, si potrà ammirare un’emozionante e coinvolgente mostra personale dell’artista americano. Per l’occasione saranno esposte tele di grande formato realizzate attraverso l’utilizzo della stampa a getto d’inchiostro su supporto di lino, con pigmenti acrilici e con pittura spray. Le opere, prodotte fra il 2015 e il 2016, propongono delle immagini inizialmente create con dei semplici software e poi riprodotte a mano o tramite processi di copia meccanica su tela.

Jeff Elrod
The Second-Self – 2015, acrilico e vernice spray su tela Fischer ,cm 302 x 213,5 – courtesy Artista e Galleria Christian Stein, Milano.

Nato a Dallas, Texas, nel 1966 Jeff Elrod è un operatore estetico vicino alla temperie Neo-concettuale che dilaga fra gli artisti cresciuti negli anni Ottanta. La sua pittura, che a prima vista si avvicina molto all’espressionismo astratto statunitense, in realtà pone le sue basi dentro un’attenta riflessione sulle possibilità espressive che i nuovi media offrono, sulla capacità plastica dei programmi per computer di diventare mezzi con cui far fluire libera quella volontà che si muove dentro di noi.

Per tutta la prima metà degli anni Novanta le sue opere astratte propongono uno stile “super grafico”, che trae ispirazione dalla dilagante messaggistica industriale fatta di grosse insegne con scritte banali, dai bordi tagliati in maniera molto lineare. Nel 1996 avviene la scoperta dei software di disegno digitale grazie all’amico Mark Allen, il quale gli fornì le prime basi per utilizzare il celebre Illustrator. Da qui la nuova tecnologia divenne il prolungamento del suo pennello, uno strumento affascinante con il quale sviluppare una precisa tecnica artistica da lui definita “frictionless drawing”, termine che potremmo tradurre come “disegno privo d’attrito”. La morbidezza del mondo fatto di pixel consente a Jeff Elrod di esprimersi con maggiore libertà e immediatezza, senza dover venire a contatto con la rigidità di una grafite o con l’indomito movimento di un pigmento diluito.

I suoi lavori generano inizialmente un file e vengono solo dopo realizzati su grandi tele attraverso un procedimento di “copia fatta a mano” da originali virtuali. Ciò che è importante non è la caratteristica tecnica di produzione ma le libertà concesse dal mondo tecnologico. Libertà tecnica utilizzata da un altro grandissimo artista quale Christopher Wool, ma nel suo caso il procedimento è ribaltato, prima è creato il dipinto e solo dopo è fotografato e rielaborato digitalmente per generare, solitamente, una serigrafia.

Jeff Elrod
Sonora Lights – 2016, acrilico e stampa a getto d’inchiostro su tela, cm 228,5 x 178 – courtesy Artista e Galleria Christian Stein, Milano.

Questo muoversi ibrido, in due mondi che sembrano così distanti, fa ben comprendere come il rapportarsi all’universo dell’arte, in questi indecifrabili Anni Zero, non consenta più alcuna distinzione basata sulla tecnica o sullo stile. Siamo oggi in un’epoca di contenuti rapidi che non sfuggono alla sintesi da Post-it, dove l’interrogarsi sulla verità di ciò che vediamo ci lascia spesso in imbarazzo e siamo costretti a dare la “massima fiducia” alle immagini digitali riprodotte sulle carte d’identità. In questa nostra “valle dei simulacri” Jeff Elrod ci ricorda come sia utile ed entusiasmante perdersi nella rete per far sopravvivere quell’essere-umano che è presente, vivo, dentro di noi.

Marco Roberto Marelli

 

JEFF ELROD

JEFF ELROD

14 luglio – 15 ottobre 2016

GALLERIA CHRISTIAN STEIN  – Corso Monforte 23 – Milano

Lunedì – venerdì :  10 – 19

Chiusura estiva dal 6 al 22 agosto.

www.galleriachristianstein.com

Immagine di copertina: Veduta della mostra – courtesy Artista e Galleria Christian Stein, Milano – ph Agostino Osio.