Da New York a Milano, tutto comincia con una lettera: Sincerely, Tony. Il conto di un ristorante diventa il protagonista dell’incontro tra l’artista Jamian Juliano-Villani e il gallerista Massimo De Carlo.
“Dio e il mio spazzolino sono Dada, e anche i new yorkesi possono essere Dada, se non lo sono già”. Lo scriveva Tristan Tzara nel primo ventennio del novecento, e Jamin Juliano-Villani (1987) è una di quelle new yorkesi che lo ha davvero preso in parola oggi.
Muovendosi su una linea in grado di avvicinare esperienze provenienti dalla cultura pop a un richiamo della più classica definizione della corrente del Nouveau Realisme, il lavoro dell’artista di origini italiane entra in Via Ventura appropriandosi degli spazi. “Ti sembrerò una stronza ma davvero non è la mia intenzione”. Eppure l’invasione è totale e straniante. I metri quadri bianchi e sacrali della galleria vengono sconsacrati. L’abbassamento virtuale del piano elevato comincia con uno scantinato. Un ambiente creato da Jamin Juliano-Villani in cui il mondo reale diventa teatro dell’arte: una moquette sporca, cosparsa di giochi per cani allegramente sgranocchiati e dimenticati, oggetti incartati nel cellophane e attrezzi da palestra accompagnano lo spettatore verso le tele dell’artista, in un percorso obbligato, in grado di coinvolgerlo in un dialogo tra l’oggetto quotidiano più usuale e l’aura lapidata del luogo artistico.

Sono proprio gli oggetti di uso comune ad essere sempre protagonisti indiscussi dell’opera dell’artista americana. Nelle tele il processo narrativo è il medesimo che si sviluppa nell’intera istallazione: elementi derivati dalla comunicazione di massa, fotografie, montaggi, carte di credito, loghi ma anche sculture di Torey Thornton e tele di Joe Bradley, lottano sulla superficie piana della tela per invaderla, nello stesso modo in cui le ciotole di croccanti e i giocattoli si impossessano della galleria.
Le immagini stranianti e assurde si susseguono in un insieme di colori contrastanti. Sono figure reali perfettamente riconoscibili come una farfalla, uno sciatore, una palestra, un test di gravidanza. Facilmente leggibili all’interno del loro contorno lineare, nel loro contesto, lo diventano meno se vengono accostate in una narrazione priva di logica.

Lo spettatore si trova a confronto con un universo riempito di riferimenti distorti. Ciò che è conosciuto, perde le consuete connotazioni in grado di renderlo significante. Pur rimanendo identificabili, le forme superano il fondamentale supporto semiotico necessario per un racconto condiviso. Quelle che sono immagini popolari, sotto gli occhi di tutti, diventano espressione di una logica personalissima dell’artista. Le sue narrazioni possono assumere un senso solamente nel contesto della mente di Jamian Juliano-Villani. Cercare di cogliere la razionalità delle provocazioni su tela, in una lotta con il consueto e conosciuto reso estraneo, è una sfida per menti intuitive, avvezze all’eccesso e al vistoso, teste veloci.
Veloci come le mani di un “milanese” nell’allungare una carta di credito per pagare il conto al Bar Basso: “E dai mi conosci, sai qual è il mio trucco: dico che sto andando in bagno e poi va a finire che striscio la carta di credito. La prossima volta che sto per farlo picchiami violentemente come farebbe un CAZZO di uomo!!! […]” Sinceramente, Tony.
Sara Cusaro
JAMIAN JULIANO-VILLANI
SINCERELY, TONY
29 marzo – 29 aprile 2017
GALLERIA MASSIMO DE CARLO – Via Ventura, 5 – Milano
Immagine di copertina: Sincerely, Tony – installation views Massimo De Carlo, Milan-Ventura Photo by Roberto Marossi – courtesy Massimo De Carlo