L’anti-ornamento tra arte, design e architettura. Intervista a Lisa Andreani

Fake marble doesn’t cry è un progetto espositivo a cura di Lisa Andreani. La mostra, visitabile fino al 15 giugno presso Gallleriapiù a Bologna, ruota intorno al tema del design, della bellezza dello standard e della brandizzazione. Oltre al progetto espositivo, che vede coinvolti gli artisti Matteo Cremonesi e Furlani-Gobbi, sono previsti diversi momenti di approfondimento critico che avranno luogo in diversi spazi della città di Bologna.


Come hai strutturato la mostra e da quali riflessioni critiche e curatoriali scaturisce?

Sicuramente la riflessione critica e curatoriale è nata da un mio recente bisogno di affrontare l’arte contemporanea in stretto contatto con il design e l’architettura, evidenziando, in prima istanza, la condizione fortemente ornamentale che lega queste due discipline.
In Fake marble doesn’t cry è l’anti-ornamento a prevaricare, il modello e immaginario IKEA strettamente pulito e modulabile, la sua commercializzazione in un’oasi di piacere, una spa in cui potersi rifocillare. La mostra è stata strutturata su due livelli. Il primo, di dialogo tra i lavori di Matteo Cremonesi e Furlani-Gobbi, il secondo, su un piano metanarrativo in cui alcuni elementi chiave – come la figura del leone stiloforo -, trasformati e hackerati, hanno permesso di generare dei capitoli. Questi due livelli coincidono anche nella loro complessità: i lavori del duo costituiscono la trama mentre le fotografie di Cremonesi la cornice. Tra la prima e la seconda stanza il dialogo è continuo e fatto di repentini rimandi mentre l’ultima, aperta dall’intromissione di uno dei pezzi della collezione di Furlani-Gobbi, rappresenta un epilogo in qualche modo chiarificatore. Una parte della Sammlung, infatti, viene esposta su un display mobile che conclude con degli highlights alcuni aspetti del progetto.

Design, bellezza dello standard e brandizzazione sono i temi con cui si sono relazionati gli artisti invitati: come interagiscono le loro pratiche con questi concetti?

Matteo Cremonesi sicuramente da un punto di vista più analitico, legato all’immagine e alla sua nitida volontà di presentarsi come tale. In questo progetto, però, credo che le sue ultime ricerche abbiamo raggiunto un punto di evoluzione molto interessante – parlo soprattutto riferendomi agli assemblaggi fotografici. Da una lato, la condizione transculturale della sua ricerca si esplicita individuando diversi link politici e storici rispetto al contemporaneo, visibili nelle immagini selezionate da libri di storia dell’arte, dall’altro il recupero della cornice di un brand legato all’arredo cheap and chic e la scelta di lasciare visibili tutte le sue indicazioni tecniche – dal nome del modello alle misure – ha permesso di far emergere un aspetto ironico del lavoro. Furlani-Gobbi hanno sicuramente affrontato questi temi legandoli a una riflessione sul display, display espositivo e domestico, hackerabile e non. Questo aspetto della modularità e predisposizione al cambiamento è stato immesso nella figura del leone stiloforo romanico caratterizzato dalla sua massa imponente e staticità davanti alla porta della Sacra Chiesa, creando in questo modo anche la narrazione. L’esercizio della fiction connota parte della loro ricerca, come se si diramassero a partire dai contenuti della collezione innumerevoli strade e storie.
Considero, infatti, la collezione l’elemento di giunzione centrale, vista la sua eterogeneità, da cui muovere approfondimenti e collaborazioni plurime.



FUFurlani-Gobbi, F.M.D.N.C. #06 (display), 2019, detail (2)
FUFake Marble Doesn_t Cry, exhibition view
FUFake Marble Doesn_t Cry, exhibition view__
FUFurlani-Gobbi, F.M.D.N.C. #06 (display), 2019, detail
FUMatteo Cremonesi, Dark Birch - Sculpture Printer Office - Romanico, 2019
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Che dialogo si è instaurato tra te e Gallleriapiù nella costruzione della mostra?

Con GallleriaPiù è stato una sorta di amore a prima vista. Molte delle tematiche oggetto della mia ricerca sono davvero in linea con la galleria e i suoi artisti. Veronica mi ha lasciato carta bianca ma il nostro dialogo è stato costante e soprattutto relativo a ogni elemento della mostra e non. Credo siano davvero pochi i casi in cui, attraverso una mostra in galleria, sia possibile ampliare una vera e propria ricerca. Come da statement, infatti, da GallleriaPiù si parla di “estetica con conseguenze”, una formula che ammiro e apprezzo e della quale abbiamo necessariamente bisogno in ogni contesto del sistema.

Fake Marble Doesn’t Cry prevede una serie di incontri e approfondimenti teorici. Come sono strutturati e come si relazionano alla mostra da te ideata?

Gli approfondimenti creano e ampliano il panorama di ricerca della mostra. Ne colgono i punti salienti e si spostano verso altre direzioni. Il primo incontro verte sulle modalità di insegnamento della storia dell’architettura. Insieme a Pippo Ciorra, senior curator del Maxxi, rifletteremo su una certa predisposizione a concentrarsi nel metodo di studio della materia sul singolo edificio, sulla mera descrizione dei dettagli senza legare questo tipo di connotazione alla storia e ai suoi sviluppi. La domanda sostanzialmente sarà: è possibile rileggere la storia attraverso l’architettura? Quali saranno i vantaggi e gli svantaggi di una nuova eventuale metodologia? Il secondo appuntamento si terrà alla libreria Modo e vede come ospiti Not di Nero, con la presentazione della traduzione italiana di New Dark Age di James Bridle. La lettura di un ritorno al medioevo, specialmente in una chiave tecnocratica, ricade in una lettura di questa epoca come distopica, il ritorno dei secoli bui. L’incontro vuole mettere in luce una riflessione su questo periodo storico e permetterci di individuare un ritorno, anche estetico e architettonico, verso il new gothic, in relazione all’accelerazionismo di destra. L’ultimo incontro si terrà al Mambo insieme a Parasite 2.0 e allo studio berlinese di architetti Kuehn Malvezzi. Qui il dialogo a tre voci recupera uno dei punti di partenza della mostra, la Renotopia, per discutere, attraverso alcuni progetti architettonici realizzati da entrambi gli ospiti, sul landscape domestico.

Irene Angenica


Furlani-Gobbi | Matteo Cremonesi

Fake marble doesn’t cry

a cura di Lisa Andreani

13 aprile – 15 giungo 2019

Gallleriapiù – Via del Porto, 48 – Bologna

www.gallleriapiu.com

Instagram: gallleriapiu


16 maggio h 18.30 – Galleriapiù

On the Uses and Disadvantages of Architecture for History

Talk e presentazione della pubblicazione della mostra con Pippo Ciorra & Lisa Andreani

24 maggio h 19.00 – Libreria MODO LIBRERIA

New Dark Age. Technology and the End of the Future – James Bridle

Con Valerio Mattioli

30 maggio h 18.30 – MAMbo

New Domestic Landscape, riflessioni su utopie del presente

Talk con Parasite 2.0, Simona Malvezzi (Kuehn Malvezzi) e Lisa Andreani


Caption

Furlani-Gobbi, F.M.D.N.C. #06 (display), 2019, detail – Fake marble doesn’t cry, Galleriapiù, 2019, Bologna – Courtesy Galleriapiù

Fake marble doesn’t cry, Galleriapiù, 2019, Bologna – Courtesy Galleriapiù

Fake marble doesn’t cry, Galleriapiù, 2019, Bologna – Courtesy Galleriapiù

Furlani-Gobbi, F.M.D.N.C. #06 (display), 2019, detail – Fake marble doesn’t cry, Galleriapiù, 2019, Bologna – Courtesy Galleriapiù

Matteo Cremonesi, Dark Birch – Sculpture Printer Office – Romanico, 2019 – Fake marble doesn’t cry, Galleriapiù, 2019, Bologna – Courtesy Galleriapiù