Hybrid Archipelago fornisce una mappatura provvisoria, consentendo un confronto tra le diverse pratiche artistiche sviluppate delle giovani generazioni italiane all’estero. La rubrica cerca di trarre alcune conclusioni che potrebbero essere rilevanti per la scena artistica contemporanea muovendosi nelle riflessioni degli artisti, tra ricerche spesso parallele ai luoghi dove hanno deciso di trasferirsi sviluppando una mappa in divenire nella quale confluiscono i saperi.
Questo mese mi confronto con l’artista Marco Ranieri, che vive in Spagna, da qualche anno.
Le installazioni site-specific degli artisti Robert Smithson, Richard Long, Dennis Oppenheim e Hans Haacke, non solo sono influenti capolavori ma sono indubbiamente un contribuito all’attuale generazione di artisti che lavorano sulle questioni legate all’ambiente e alla sostenibilità. Quanto la mostra EarthArt del 1969 ha contribuito alle questioni legate all’ambiente e alla sostenibilità, fornendoti un modello dal quale avviare la tua ricerca?
La mostra Earth Art riunì in uno stesso palinsesto e in un momento preciso diversi artisti che stavano orientando e dirigendo la loro ricerca in una comune direzione. Suppose un’apertura che attirò l’attenzione dell’arte verso nuove soluzioni che provavano a dar risposta a quesiti che non erano stati posti in precedenza e che stavano emergendo con forza a causa della necessità di ripensare la nostra relazione con il nostro habitat superando la logica estrattivista-colonialista. Domande che, a mezzo secolo di distanza, non solo continuano a rimanere senza risposta ma hanno acquistato complessità e spessore, articolandosi attorno al bisogno di un cambio di cosmovisione; facendosi anzi più urgenti man mano che la crisi ecologica sistemica e planetaria ci colpisce più severamente e l’evidenza della sua gravità abbatte il negazionismo istituzionale e l’ostracismo mediatico, e ottiene maggior rilevanza all’interno della comunità intellettuale, dell’immaginario collettivo e dell’agenda politica globale.
Tra gli artisti che presero parte alla mostra, Hans Haacke è per me il referente più importante. Da quando presentò l’opera Grass grows, introducendo l’inclusione di piante vive in un processo di creazione artistica, numerosi artisti si sono dedicati all’arte della crescita vegetale, combinando le proprie energie e i propri sforzi con i tempi e i ritmi della natura. Con la sua opera innovativa aprì un cammino di sperimentazioni artistiche che ci responsabilizza con gli elementi naturali, risituandoci in una posizione più vicina al ciclo della vita: in un’attitudine più rispettosa e intima nel momento di ricostruire una estetica della natura. Introdurre elementi vegetali vivi all’interno dei processi di creazione artistica significa, di fatto, generare opere vive, in evoluzione constante, la cui dimensione si espande e articola temporalmente in un processo di divenire continuo.
All’interno di questa growing art o “arte della crescita vegetale”, l’artista adatta i tempi della sua creazione ai tempi della crescita vegetale, obbliga il ricettore dell’opera a un processo di attenzione e cura costante della stessa. Questa azione simbolica e iniziatica stabilisce un vincolo emozionale ed empatico tra il ricettore e l’opera d’arte, introduce nel contesto artistico le basi dell’etica della cura.
Inserendo i progetti Rifugio and Restituzione e Rewild and Pianalto Landscape Hybridization in The Edge of Equilibrium, ti ho coinvolto nel volume che sto curando, un testo che espande un dialogo a più voci con contributi di scrittori, artisti ed attivisti internazionali. Invece di fare una dichiarazione fissa offre un quadro più ampio, e in parte inedito, delle comunità artistiche e dei modi di vivere alternativi basati sulla terra e a basso impatto.
Come possiamo condurre delle vite soddisfacenti sostenendo l’ambiente da cui dipende il nostro benessere e il nostro sostentamento? Come trasporti questo concetto nei tuoi lavori?
Rispondo insieme a queste due domande.
Credo che per far fronte alla crisi ecologica sistemica e planetaria che stiamo attraversando, abbiamo bisogno di elaborare un nuovo paradigma che ponga la vita al centro del modello politico-economico-sociale. Per riuscirci, dobbiamo necessariamente agire secondo la decentralizzazione e la coevoluzione, in maniera collettiva e collaborativa, stabilendo vincoli e connessione tra i diversi elementi, agenti e abitanti del territorio, e instaurando nuovi modelli comunitari basati sull’etica della cura.
Come artista attivista un aspetto importante dei miei progetti collaborativi è generare situazioni partecipative attorno alla creazione di spazi e contesti effimeri di intercambio e socializzazione, per facilitare incontri e stabilire vincoli empatici. L’obiettivo è generare un nuovo bagaglio/curriculum di conoscenze che recuperi e fornisca un nuovo contesto ai saperi e alle abilità tradizionali e subalterne, inclusi quei saperi e abilità che provengono dai gruppi sociali e collettivi meno rappresentati.
Come scultore, centro il mio lavoro sulla trasformazione dell’esperienza della natura in arte; sul dialogo con il territorio, i suoi materiali, abitanti, agenti ed energie climatiche e creatrici. Approfondisco specialmente i concetti di biomimesi, empatía ed interdipendenza; studio, reinterpreto e includo nei miei progetti le dinamiche ecosistemiche, i processi di trasformazione del territorio, e le energie involucrate nella crescita vegetale.
Attraverso le mie opere voglio generare, rigenerare, restaurare o rinnovare il vincolo empatico tra persone e luoghi. In questo modo cerco di stimolare un’attitudine più rispettosa verso il nostro habitat, aperta a possibilità coevolutive.
In questa epoca di profonda incertezza, scatenata dalla pandemia, viviamo tutti una fase complessa ma sempre ricca di stimoli distopici o alla Herry D.Thoreau (immersione totale nella natura): a cosa stai lavorando e quali saranno i tuoi prossimi progetti?
In questo momento sto lavorando a tre progetti, ciascuno dei quali risponde a una delle tre linee che guidano la mia ricerca artistica: arte ambientale, arte collaborativa ed educazione ecologica attraverso l’arte.
Il primo è un progetto di arte collaborativa che sto realizzando nell’ambito del bando CoSSos del Consorci de Museus de la Generalitat Valenciana, focalizzato nel costruire nuovi percorsi che diano voce ai saperi elaborati in maniera collettiva e che raccolgano quella parte della conoscenza che è rimasta esclusa dal discorso storico e istituzionale. Il mio progetto Botàniques de l’àvia vuole generare un compendio comunitario di conoscenze botaniche tradizionali e/o subalterne, costruendo un percorso poetico collettivo basato sull’esperienza vitale delle persone partecipanti, che valorizzi quei saperi marginalizzati o esclusi dal curriculum e dal discorso egemonico istituzionale. Sto procedendo, da una parte ricompilando, sotto la forma di una corrispondenza botanica, lettere, videointerviste, autointerviste, e microracconti inviati dalle persone che vogliono condividere le proprie conoscenze botaniche, esperienze e aneddoti, così come fotografie e filmini della propria memoria familiare in relazione al mondo delle piante. Dall’altro lato sto organizzando incontri, gruppi di lavoro, e una rete di contatti e di intercambio di saperi, piante, talee e semi.
Il secondo è un progetto di arte ambientale: sto preparando le opere con le quali parteciperò allá mostra Bio-Lectures. Reflexions de l’entorn natural i rural contemporani, curata da Irene Gras, che avrà luogo questa primavera nell’ EACC Espai d’Art Contemporani de Castellón. Si tratta di una ricerca artistica sul concetto di inabitare il territorio, sviluppata grazie alla mia relazione intima con la provincia di Castellón, dovuta all’aver realizzato, nel contesto della residenza artistica Cultura Resident 2019, un progetto artistico con i pastori locali, Expressions de la ganaderia extensiva, durante il quale ho potuto attraversare, camminando, con intemperie, in transumanza, le loro montagne, conoscendo luoghi di grande bellezza e persone straordinarie che mi hanno trasmesso un’esperienza profonda del territorio. Sto ora lavorando con i materiali tradizionali e i cromatismi di questi paesaggi e sto tornando a percorrere quei luoghi, raccogliendo elementi naturali per estrarre i loro colori con distinte tecniche tradizionali e sperimentali, per generare un percorso poetico strutturato in diversi formati e supporti.
Il terzo progetto è un’aula di ecoarte ed arte ambientale che sto realizzando da alcuni anni in diverse scuole delle tre province della Comunitat Valenciana, in collaborazione con il Consorci de Museus, nell’ambito del bandoResistències Artístiques. Si tratta di un progetto artistico educativo che esplora il potenziale dell’arte come strumento di insegnamento trasversale. In questo progetto sperimento la capacità dell’arte di trasformare l’esperienza sensoriale in immagini, metafore e percorsi poetici, i suoi strumenti per mediare tra l’esperienza vitale e la trasmissione della memoria, tanto individuale come collettiva, e il suo ruolo nella creazione di contenuti culturali e valori estetici ed etici a partire dell’esperienza sociale.
Durante il percorso artistico che propongo in aula, le alunne indagano in che forma e con quali poetiche l’arte può vincolarci con il nostro ambiente quotidiano, generando empatia tra noi, gli abitanti, e l’habitat. Credo che nel contesto della crisi ecologia sistemica e planetaria una delle nostre priorità come esseri umani deve essere diffondere tra le nuove generazioni l’etica ecologica e l’etica della cura, necessarie per il cambio di paradigma e di cosmovisione.
In questo progetto le alunne sono coinvolte come creatrici di lavori artistici che stimolano l’estetica e l’etica della sostenibilità, attraverso la relazione empatica con il territorio che abitano. Mediante gli strumenti proporzionati dall’arte ambientale e dalla ecoarte, gli studenti visualizzano le proprie inquietudini e i propri bisogni relazionati con il proprio ambiente quotidiano ed elaborano proposte di soluzioni coevolutive, nel contesto del processo globale di transizione eco-sociale.
A cura di Camilla Boemio
Instagram: _marcoranieri_
Caption
Marco Ranieri, Botánicas Migrantes: Marta e le piante ereditate dalle sue zie, 2019 – Courtesy l’artista
Marco Ranieri, bozzetto per Bio-lectures, 2020 – Courtesy l’artista
Marco Ranieri, REWILD, per IperPianalto, 2018 – Courtesy l’artista
Marco Ranieri, Pianalto inhabiting experience tools, per IperPianalto, 2018 – Courtesy l’artista
Marco Ranieri, Aula de ecoarte, studi vegetali – Courtesy l’artista