Cogliere i segni di una pittura che si delinea unicamente in forme e colori può non essere così semplice. Le referenze sono molte e la conoscenza ardua, quando non vi è un apparato didascalico. Da un lato il quadro, dall’altro l’opera che, in quanto opera, si struttura nel tempo. Accenna, esponendosi, alla sua costruzione; al periodo transitorio del suo sviluppo, del suo astrarsi e della sua finzione.
Behind The Scenes, mostra personale di Giulio Zanet (Colleretto Castelnuovo, 1984) – visitabile fino al 9 marzo presso LM Gallery di Latina – lascia trapelare le fasi successive di realizzazione di un dipinto. Una circostanza strana e poco nota, poiché, a dire il vero, si tratta di una situazione normalmente preclusa allo spettatore, che ora l’artista sceglie consapevolmente di rendere visibile. L’apertura fissata il 16 febbraio 2019 è stata preceduta da una breve residenza durante la quale Giulio Zanet ha dipinto in galleria, sotto gli occhi dei passanti, come se la novità, la facoltà di rendere il “nuovo” nell’opera d’arte, non avesse a che fare, per forza di cose, con l’esito di un percorso ma con la continuità del lavoro che esso propone. I dipinti su carta, le stoffe, le tele e i supporti in pvc raccolgono l’insieme di un immaginario personalissimo. Forme e colori assumono le sembianze di vestigia giocose, dai tratti ironici. Tra lo scintillare di ampie campiture, cromatismi sgargianti si rincorrono l’un l’altro in segni e codifiche sempre individuabili. Ovviando la retorica dei concetti, senza stratagemmi accattivanti o esecuzioni da circo, sorprende la scelta; quella strana e discreta riverenza nei confronti dell’atto pittorico che Zanet interpreta come una modalità di approccio alla vita. La memoria indefinita del proprio vissuto insorge dalle trame e dalle stoffe, accorda le opere tra loro come elementi facenti parte di un’unica dimensione.
Cos’è l’immaginazione se non l’occasione di stabilire nessi e incontrare rapporti impensabili tra le entità più singolari, rapporti che conducono all’ordine del quadro, alle sue armonie, ai suoi contrappunti.
La composizione è la serietà di un gioco, alla fine, lo stesso che George Bataille aveva individuato all’origine dell’opera arte, nel momento in cui l’essere umano cominciava ad avere coscienza di cosa fossero il rito e la sepoltura dei morti. Un’esperienza completamente slegata da qualsiasi sorta di finalismo pratico.
Giulio Zanet, nel suo lavoro, asseconda l’attualità del periodo e vive la sua storia. Dipinge da dietro le quinte (Behind The Scenes) delle opere “senza titolo”, nella più totale assenza di disinteresse. Opera nel tempo e nello spazio, dove hanno luogo l’azione e il gesto, oltre al fondato interesse, step by step, rivolto al processo creativo. Il passaggio stupito, che sposta l’attenzione dal bianco del supporto alla presa visione di un “qualcosa”, nasce poco a poco nella dinamica concreta di un “fare” che è – come scriveva Giorgio Agamben ne L’uomo senza contenuto – unità indistinta di praxis (prattein, nel senso di agire) e poiesis (poiein, pro-durre, nel senso di portare in essere); l’attesa di un riscontro obiettivo, tutto pittorico, che mai giunge a pieno adempimento.
Luca Maffeo
Giulio Zanet
Behind The Scenes
Intervista di Lorenzo Madaro
16 febbraio – 09 marzo 2019
LM Gallery Arte Contemporanea – via V. Monti, 8 – Latina
Instagram: lmgallery.artecontemporanea
Instagram: giulio_zanet
Caption
Giulio Zanet, Behind The Scenes – Instalation view, LM Gallery, Latina, 2019 – Courtesy LM Gallery, phAndrea Menghini.