Un’archeologia contemporanea si staglia lucente negli ambienti della napoletana Galleria Marrocco. Si tratta di Sottosuolo subarmonico, mostra personale di Giovanni Chiamenti, realizzata a cura di Letizia Mari e fruibile fino al 29 giugno.
Sottosuolo subarmonico prende il nome da un poema anonimo dal titolo Il mormorio subarmonico del nero abisso tentacolare contenuto all’interno del testo Tra le ceneri di questo pianeta di Eugene Thacker, da cui il progetto di Chiamenti trae ispirazione . Un incipit che incuriosisce e identifica la volontà di coniugare arte e scienza in un tripudio di forme organiche e inorganiche che popoleranno – o meno – un mondo futuro, ma di cui già ne possiamo vedere i resti. Al pari di un’esposizione museale, si evidenzia la natura scientifica e archeologica del progetto che è ulteriormente sottolineata dalla nomenclatura delle opere e dalla realizzazione di alcuni elementi e oggetti artistici che sono ripresi da suppellettili di natura arcaica: ne sono un esempio Hydria Florea e Crater, coppe contenitrici di acqua.
L’acqua è un elemento ricorrente in tutta l’esposizione; ai lati del nucleo centrale si trovano infatti le due sculture Origo Flexuosa. Testimonianze del passaggio dell’acqua che si sedimenta al di sotto di esse, un’acqua che proviene dal sottosuolo e che vuole ridare vita a tali organismi.
Spinto da una curiosità verso la natura e le sue trasformazioni/sedimentazioni, Giovanni Chiamenti in Sottosuolo subarmonico mostra una wunderkammer del futuro il cui obiettivo – proprio come le wunderkammer del Cinquecento – è meravigliare. I micro e macro organismi cellulari si dispongono nello spazio come un’esplosione che parte dal nucleo di sculture centrali – le Nimphaeceae Chloroticae – per poi raggiungere, come detriti sparsi, le pareti bianche della galleria.
Il gruppo scultoreo Nimphaeceae Chloroticae si rifà a una particolare esempio vivente – la Elysia Chlorotica – che ha la particolarità di convergere il mondo vegetale e il mondo animale, una lumaca verde brillante capace di effettuare la fotosintesi clorofilliana. Le forme sinuose delle sculture riprendono il naturale movimento del nudibranco accompagnato da una lucentezza acquosa frutto della tecnica utilizzata dall’artista, la ceramica Raku. Tecnica di origine asiatica che qui è utilizzata con l’aggiunta di elementi – come l’ossido di rame nero e il nitrato d’argento – che ne permettono diverse colorazioni dalle sfumature sgargianti. Tuttavia, con l’esposizione alla luce, queste sfumature sono oggetto di continue trasformazioni, argomento cardine di tutto il progetto artistico.
Giovanni Chiamenti ha il chiaro obiettivo di destabilizzare chi guarda le sue sculture, le cui forme indefinite spingono a una riflessione sulla loro natura amorfa. Gli effetti madreperlacei dovuti alla tecnica utilizzata, insieme alla loro lucentezza, donano preziosità agli organismi rappresentanti; una preziosità che nasce soprattutto dalla particolare attenzione e sensibilità che l’artista mostra nei riguardi del mondo animale e vegetale, e del rapporto che questo ha con l’uomo.
In questo ipotetico mondo futuro, Chiamenti racconta di una nuova realtà possibile, che potrà realmente esistere, oppure no, non è questo che importa. L’artista ci parla di un mondo sotterraneo, nascosto agli occhi dell’uomo, ma che da esso dipendono le sue trasformazioni future. Coniugando diverse caratteristiche appartenenti a specie differenti, i nuovi esseri che ne derivano sono oggetto di trasformazioni e in Sottosuolo subarmonico è possibile vederne le diverse sedimentazioni.
Lo sguardo al sottosuolo che fuoriesce, e si mostra come traccia di un passato futuristico, è un invito alla riflessione umana contemporanea che pone diversi interrogativi sul presente e sulle possibilità future.
Martina Campese
Giovanni Chiamenti
Sottosuolo subarmonico
A cura di Letizia Mari
22 maggio – 29 giugno 2021
Galleria Marrocco – Via Benedetto Croce, 19 – Napoli
Instagram: giovannichiamenti
Caption
Giovanni Chiamenti, Sottosuolo subarmonico – Installation view, Galleria Marrocco 2021 – Courtesy Galleria Marrocco, ph Amedeo Benestante