giardino project, a cura di Giuseppe Amedeo Arnesano, è un luogo domestico rivolto al confronto critico e politico nelle pratiche artistiche e curatoriali contemporanee. Un recinto urbano dove artisti e curatori si alternano come ospiti di una breve residenza estiva.
Talk, interventi site-specific e operazioni editoriali sono azione e strumento di un processo di indagine dedicato alle dinamiche culturali e alle arti visive, ripensate in una visione periferica e di provincia come quella di un paese del Sud d’Italia (Trepuzzi – Lecce).
Volume 1. La condizione umana
21.07.21
Lucrezia Calabrò Visconti | Forme di sciopero nell’economia della presenza: dallo sciopero umano al femminismo estatica
29.08.21
Marco Vitale, Marco Musarò | The desert we sang so long
in collaborazione con Coro a Coro di Rachele Andrioli
Lucrezia Calabrò Visconti | Forme di sciopero nell’economia della presenza: dallo sciopero umano al femminismo estatico
Da alcuni decenni a questa parte la teoria critica del lavoro post-fordista ha sottolineato come lo sciopero dal lavoro, inteso come sottrazione del proprio corpo ai meccanismi imposti dal sistema produttivo, non sia più percorribile. Nel contesto dell’“economia della presenza” contemporanea, in cui la giornata lavorativa dura 24 ore e lavoratorə e datorə di lavoro convivono nello stesso corpo, lo sciopero come assenza è una tattica completamente inefficace. Secondo alcunə, questo fenomeno coincide con un processo di “femminilizzazione” del lavoro: alcune caratteristiche delle forme produttive contemporanee, come la scomparsa della differenza tra tempo del lavoro, tempo del piacere e tempo del riposo e la costante richiesta di lavoro emotivo e di cura senza compenso, erano infatti originariamente legate solo al lavoro riproduttivo di stampo “femminile”, come evidenziato negli anni Settanta dai movimenti per il salario al lavoro domestico. È forse proprio nei femminismi allora che possono essere individuate delle possibili modalità di sciopero dalle forme di sfruttamento contemporanee. In particolare, l’intervento si concentrerà sulla definizione di “femminismo estatico”, impiegata da Tiqqun per raccontare una corrente che attraversa il femminismo italiano degli anni Sessanta e Settanta. Il femminismo estatico identifica l’uscita da sé come possibile strumento di lotta politica: il concetto di estasi viene emancipato dall’ambito del misticismo religioso e del godimento femminile, dove è tradizionalmente relegato, per indicare un movimento esplosivo di uscita dai limiti prestabiliti, che rifiuta l’identità socialmente costituita del concetto di “donna” e con essa l’autorità patriarcale e neoliberista che la impone.
Marco Vitale, Marco Musarò | The desert we sang so long
in collaborazione con Coro a Coro di Rachele Andrioli
Nella performance, un gruppo di ragazze e ragazzi, appostati attorno al muro di cinta dell’abitazione dove si svolgono gli eventi di Giardino Project, reinterpretano, cantando a cappella, una delle grandi canzoni scritte da Nico: Janitor of Lunacy.
Si suppone che la canzone sia stata dedicata a Brian Jones, uno dei famosi partner della cantante, e sembrerebbe parlare dei giochi di potere che si manifestano all’interno della coppia o nel sistema amoroso in generale, dove un elemento dei due può esercitare un’influenza schiacciante sull’altro. La performance, tuttavia, rilegge e ripensa il testo di Nico, allargando e adattandolo ad altri e più ampi sistemi di potere e assoggettamento. Il tirannico Janitor che prende il controllo dall’alto, diventa così il sistema sociale attuale, munito dei propri meccanismi di ricatto. All’interno del giardino infatti, viene eseguita un’altra sezione della stessa performance, che chiarisce questo slittamento di senso operato sulla canzone: due ragazzi sono impegnati a baciarsi per un’ora sotto pagamento, un pagamento al minimo sindacale.
Hannah Arendt poneva proprio il lavoro – ovvero l’essere pagati per svolgere una determinata mansione – fra quelle che lei definiva come ripetizioni di convenzioni o anche attività inferiori, e suggeriva che un modo plausibile per far inceppare questo meccanismo fosse uno spostamento delle manifestazioni umane verso un’imprevedibilità evocativa. Il coro che canta accompagnando il lunghissimo bacio salariato, infatti, da un lato descrive i processi di tirannia economica esposti nella performance e dall’altro mostra una via di fuga attraverso l’imprevedibilità tipica di un’improvvisazione: i performer cantano all’unisono il testo di Janitor of Lunacy, ma al contempo lo reinventano, lo spezzano, lo allungano a dismisura, trascinando alternatamente i suoi quattro minuti di durata sino all’ampiezza di un’intera ora. L’opera pone in esperimento, dunque, una contraddizione, crea un luogo di contatto violento fra due elementi estremi ed opposti: il lavoro salariato, contro l’archetipo presente invece nel gesto del bacio; il lavoro inteso come attività inferiore per eccellenza dell’essere umano, contro una delle sue manifestazioni più elevate ed intime: lo sforzo di una bocca sull’altra, il linguaggio orale ravvicinato fisicamente sino al suo annullamento e alla sua amplificazione.
giardino project – Trepuzzi (LE)
Per partecipare inviare una email di conferma a: giardinoproject@gmail.com
ingresso libero [posti limitati: 25]
Visual identity – Grazia Amelia Bellitta
Partners – Forme Uniche e Apuliart Contemporary
Instagram: giardinoproject