Con Moduli, mostra personale di Paolo Masi, apre al pubblico lo spazio culturale Gian Marco Casini Gallery. Nata dalla volontà dell’omonimo fondatore di promuovere l’arte contemporanea nella sua città natale, Livorno, la galleria alternerà mostre di artisti storicizzati a mostre di giovani operatori estetici con lo scopo di creare uno spazio in cui l’arte possa essere strumento di conoscenza e analisi. Seguendo le orme del padre collezionista, Gian Marco Casini si presenta per la prima volta al pubblico con un preciso progetto in mente e la voglia di coinvolgere le più giovani generazioni in un serio e approfondito dibattito estetico.
Come nasce GMCG e come mai hai scelto di prestare il tuo nome a questo progetto ?
Ho deciso di aprire una mia galleria per partecipare in modo attivo al mondo dell’arte contemporanea. Mi piace conoscere e frequentare gli artisti, visitare i loro studi. Sono cose che mi arricchiscono moltissimo come persona.
L’allestimento di una mostra è un’emozione unica e durante i vernissage amo parlare con i visitatori, soprattutto con i neofiti ai quali cerco di trasmettere tutta la mia passione.
Mi piace pubblicare cataloghi, la prima volta che ho ritirato una pubblicazione sono rimasto entusiasta. Attribuisco molta importanza alla parte grafica della galleria, alla quale voglio dare un’identità visiva personale.
Ho scelto il mio nome perché voglio mettermi in prima linea. L’apertura della galleria è stata una mia scelta e volevo che il mio nome fosse associato a quello della galleria. In secondo luogo credo che così i collezionisti acquisiscano maggiore fiducia verso il mio progetto, che è associato univocamente alla mia persona.

Leggendo la tua biografia sul sito della galleria, ho scoperto che hai svolto studi in campo scientifico. Come è nata la tua passione per l’arte e con quali finalità hai aperto il tuo spazio ?
Si, sono laureato in Ingegneria Gestionale Laurea Magistrale, ma ho deciso di non proseguire nella relativa attività lavorativa perché mi sentivo fuori posto. Ho scelto di dedicarmi alla mia grande passione per l’arte contemporanea ereditata da mio padre, che è un collezionista. Sono stato anch’io collezionista per sei anni, ma poi non mi bastava più e ho scelto di intraprendere questo percorso.
Ho aperto il mio spazio per diventare ricco! No scherzo, voglio cercare di ampliare la conoscenza dell’arte contemporanea nella mia città incuriosendo i miei coetanei (io ho 27 anni) e portare artisti inediti per questi luoghi.
Alla prima mostra sono venuti molti giovani, i quali sono rimasti davvero colpiti parlando a lungo con l’artista Paolo Masi, che è stato disponibilissimo.
Mi piace molto lavorare con i giovani, con loro posso istaurare un rapporto collaborativo duraturo che ci fa crescere assieme in questo percorso.
A questi alternerò artisti storicizzati in modo da dare una conoscenza dei linguaggi artistici che si sono susseguiti dagli anni Cinquanta a oggi, per accrescere il livello conoscitivo dell’arte contemporanea e quindi preparare i frequentatori del mio spazio ad accogliere le nuove espressioni artistiche, che senza il giusto contesto non sarebbero comprese.
Se pensiamo ai luoghi dell’arte contemporanea Livorno non è una delle prime mete che viene in mente. Cosa puoi raccontarci dell’offerta culturale di questa città ?
Certamente Livorno non è una capitale dell’arte contemporanea come Milano e Torino, ma ci sono gallerie, come la Galleria Peccolo e la Galleria Giraldi, che negli anni hanno portato grandi artisti nella nostra città.
Inoltre, da qualche anno, la Galerie 21 apporta un contributo molto importante alla cultura livornese presentando artisti di valore.
Nel 1974 aprì al pubblico il Museo Progressivo d’Arte Contemporanea città di Livorno che raccoglieva opere, tra gli altri, di Pascali, Burri, Fontana, Manzoni. Questa sede espositiva è purtroppo chiusa da oltre trent’anni, benché i lavori siano sempre a Livorno.
Ho scelto Livorno perché è la mia città natale e, come detto, voglio lavorare sul territorio coinvolgendo persone che fino a oggi non hanno mostrato interesse per la materia.
A Livorno c’era un forte collezionismo di artisti labronici che operavano tra la fine dell’ottocento e i primi decenni del novecento. Questo collezionismo è proseguito poi con i discendenti di questi artisti che ha dato vita a un mercato locale di arte labronica, che è quasi del tutto crollato oggi.
Dopo non c’è stato un ricambio generazionale e quindi si è formato un vuoto nel collezionismo livornese, se non fosse per qualche persona lungimirante che ha frequentato le citate gallerie.

Aprire una sede espositiva che si fa allo stesso tempo spazio culturale e commerciale. Una scelta azzardata oggi?
Le due finalità, divulgativa e commerciale, devono forzatamente coesistere. Nel mio progetto l’attività culturale ha il ruolo di ampliare il pubblico, di diffondere la cultura tra i frequentatori del mio spazio, mentre l’aspetto commerciale quello dell’autofinanziamento che mi permette di proseguire con il mio percorso.
Non credo sia una scelta azzardata ma necessaria per l’attività della galleria che ha il dovere di promuovere l’arte contemporanea sul territorio.
Hai inaugurato la galleria con una mostra personale di Paolo Masi dal titolo Moduli. Come hai scelto questo artista?
Mio padre ed io siamo collezionisti di pittura analitica da molti anni, quindi siamo molto interessati a questo periodo dell’arte italiana e Paolo Masi è, per me, un artista sottovalutato che ha realizzato, durante la sua lunga carriera, bellissime serie di lavori come i Fili, gli Spaghi e i Cartoni.
Inoltre nella prossima stagione, con ogni probabilità, farò una mostra personale di un giovane artista che riprende i postulati dell’arte analitica e quindi, come dicevo, si crea un filo conduttore nel mio percorso.
Il titolo, poi, è stata una mia scelta. Modularità è una delle parole chiave dell’Ingegneria Gestionale.
GIAN MARCO CASINI GALLERY – Via Crispi, 52 – Livorno
Intervista a cura di Marco Roberto Marelli per FormeUniche