Stefania Migliorati è nata a Clusone nel1977, oggi vive e lavora fra Bergamo e Berlino. Punto centrale del suo lavoro è il concetto di posizionamento in tutte le sue più ampie concezioni. Partendo dalla ricerca sullo spazio personale e geografico le sue opere conducono verso la relizzazione di un ambiente condiviso di iterazione e collaborazione.
Da quanto tempo fai l’artista e quali differenze noti fra i tuoi esordi e oggi?
Sono quasi dieci anni. Maggior consapevolezza del lavoro e minor timidezza.
Quali tematiche trattano i tuoi lavori e che progetti hai in programma?
Alcune tematiche sono ricorrenti e una di queste è lo spazio, l’analisi della sua natura pubblica e/o privata, della sua conformazione, la sua percezione, le modalità con cui lo si vive, il senso di appartenenza e di partecipazione. Per questo, oltre a una produzione diciamo un po’ più formale, mi interessano anche quelle pratiche che intervengono e richiedono un posizionamento o, meglio ancora, una presa di posizione. Ad esempio, le collaborazioni con le associazioni 22:37 e Peninsula le vedo in questi termini. Come occasioni per chiarire e formulare il lavoro attraverso pratiche associative indipendenti.
Nell’immediato, con 22:37, sto lavorando ad un nuovo progetto per una mostra negli spazi di Araceli in collaborazione con Città Solidale a Vicenza in occasione dell’evento San Felice il due luglio. Da un po’ di tempo mi interessa il disegno realizzato attraverso una raccolta dati (vedi Backbone-Peninsula del 2015) e in questo caso ho deciso di girare agli utenti della comunità un questionario, aperto dagli operatori al pubblico, che riguarda la relazione tra persone con disabilità e la loro rappresentazione nei media. Le risposte verranno raccolte in due disegni/stampe a forma di soffione. Il titolo del lavoro è Dente di Leone.
A breve uscirà anche la pubblicazione che riassume l’intera esperienza di Walk with the artist.

Come ti rapporti con la città in cui vivi?
La città, e non solo quella in cui vivo, è spesso oggetto di ricerca. Mi interessa soprattutto il concetto di permeabilità e quindi vado a cercare tutti quei luoghi che si fanno attraversare, liquidi. Da qui nasce la serie fotografica La città permeabile dove ho indicato cinque posti di infiltrazione sociale, culturale, economica e politica siti a Berlino, lungo il corso della Sprea.
Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea?
Penso che non esista un sistema dell’arte unico e compatto. Ne esistono diversi e a volte sono anche in conflitto. Per quanto mi riguarda, quando mi relaziono a uno di essi cerco di contestualizzare la mia attenzione e le aspettative. Cerco di capire a chi mi sto rivolgendo.

Che domanda vorresti ti facessi?
Qual è la cosa che ti ha più entusiasmato ultimamente?
Sono andata recentemente a trovare, nel suo studio a Pesaro, Ivana Spinelli. Cara amica e brava artista. Il supporto reciproco, lo scambio intellettuale e sincero tra colleghi è una risorsa preziosa. Tanto più se ci si diverte insieme così tanto.
Immagine di copertina courtesy Rebecca Agnes.
Intervista di Alberto Pala