Five questions for Laboratorio Saccardi

Mi hanno spesso fatto arrabbiare ma ho sempre apprezzato il loro modo di fare arte, ironica, provocatoria, scurrile, offensiva, dadaista, politica, punk. Mi hanno snobbato quando ero a Palermo in residenza e non mi hanno invitato quando hanno organizzato una grande mostra a casa di Tano Badalamenti, Casa Aut.

Erano in quattro, adesso sono rimasti in due, il più folle e il più colto, o viceversa, o sono tutti e due entrambe le cose. A fine agosto 2016 partirà il loro progetto, Monumento a Franco e Ciccio, sostenuto da una campagna di crowdfunding, progetto dal quale prenderà forma un’opera da erigere nella Piazzetta di San’Anna al Capo, a Palermo.


Da quanto tempo fai l’artista e quali differenze noti fra i tuoi esordi e oggi?

Vincenzo: Sono sempre stato artista, lo siamo un po’ tutti, solo che bisogna cercare l’artista che c’è in noi e incoraggiarlo a esistere. L’arte è una cosa umana, strettamente umana, e fa bene, aiuta nei momenti di sconforto, aiuta a sfogarsi e a emanciparsi dal lavoro, schiavismo autorizzato ormai. Se proprio non vuoi essere un artista, devi almeno comprarla l’arte, comprarla aiuta a rigenerarsi artista a sua volta, è cibo per lo spirito, è il gesto più anarchico e pazzo che si possa fare, l’arte è una droga per chi la fa, da quando vendi il primo pezzo in poi, è dura trovarsi a fare il cameriere, quindi devi essere un iper-professionista, se no sei morto, se no devi trovare un modo per “farti campare” dallo stato, ma lì i compromessi sono tanti e la tua arte potrebbe affievolirsi, l’arte abbisogna di una vita intera per affermarsi, quindi è giusto che chi la compra la paghi bene.

Marco Leone: Da quando ho aperto gli occhi, il mondo mi ha fatto subito schifo e fin dai primi vagiti avevo capito che ero finito in un postaccio (il mondo) che andava sicuramente migliorato o al meglio modificato. Con il passare del tempo ho notato che la gente è stupida e che la maggior parte delle volte non si accorge di nulla o al massimo non capisce un cazzo, quindi, per anni, mi sono preso rimproveri vari dai miei genitori, dalle maestre, da parenti e vicini di casa, da professori e individui vari che hanno sempre dovuto frenare la mia vena artistica di scultore, pittore, vandalo, piromane. Le opere migliori le ho fatte da bambino, quando spaccavo tutto quello che trovavo e poi lo ricostruivo, ci sono sicuramente frammenti di pitture o disegni in varie scale di portoni di palazzi, in muri e cani nella mia città. A vent’anni ho scoperto la professione dell’artista e insieme a Vincenzo abbiamo subito incominciato a vendere quadri, molti, tanti, sicuramente più di quel “fallito” di Van Gogh e da allora abbiamo preso coscienza del fatto che l’arte era il mezzo adatto per fare tutto quello che ci passa per la testa. Oggi siamo tra i migliori in questa isola di magia che puzza di merda .

Quali tematiche trattano i tuoi lavori e che progetti hai in programma?

Vincenzo: Le tematiche sono spesso astrali per il Laboratorio Saccardi, siamo un’entità, non un io, la realtà non esiste, è auto-rappresentazione, abbiamo rigettato sin da subito l’io artistico, e chi non ha accettato questo credo, è stato a sua volta rigettato, penso che la nostra tematica sia quella, il rigetto dell’io presente, dell’arte ombelicale, autoreferenziale, autobiografica, non ha davvero più senso, non credi? Non esiste più l’artista unico, identitario, forse non è mai esistito, il genio della lampada rinascimentale è un mito provinciale italiota, anche volgarotto, se permetti, siamo tutti cloni ormai, abbiamo tutti gli stessi sogni, lo stesso immaginario collettivo, facciamo tutti le stesse cose, la vita ormai è un luogo comune. Mettetevelo in testa, se esiste, esiste l’artista collettivo, ormai sempre più interconnesso, penso a Facebook che ormai è un vero e proprio artista collettivo vivente e pulsante, anche se debitamente controllato; noi non lo siamo mai stati, e in questo siamo avanguardia da decenni.

Marco Leone: Noi siamo i Saccardi, quindi siamo un’idea, un aggettivo che ancora non avete bene intrepretato, siamo un’Entità e facciamo cose che ci vengono suggerite da altre Entità (NON UMANE sia chiaro) . L’arte e il sistema lo alimentiamo con pitture e sculture, oggetti sacri e mistici che portano fortuna a chi li possiede. Attualmente continuiamo il progetto Sikania Rising che riguarda la nostra isola, ci permettiamo facilmente di rivoluzionare l’immaginario iconoclasta della cultura siciliana, reinterpretandone i miti e le storie magiche. Speriamo che in seguito, una volta ottenuto il giusto livello di Potere, potremo realizzare i nuovi riti e le nuove celebrazioni e soprattutto le demolizioni ma di questo ne parliamo in futuro, quando saremo ricoperti d’oro e sacrificheremo il primo gallerista alle forze oscure dell’arte .

Laboratorio Saccardi
Campo di grano con sumeri – olio su tela, 360 x 180 cm, 2015 – courtesy Laboratorio Saccardi.

Come ti rapporti con la città in cui vivi?

Vincenzo: Amore e odio, come tutti, anche se ormai Palermo è macerie dal punto di vista culturale, come lo è tutta l’Italia e l’Europa. Palermo è solo l’ombra di se stessa, non produce nuova cultura, è molto passatista, infondo guarda ancora alle villette fatte saltare in aria da Ciancimino e pensa utopicamente di ricostruirle, è in piena nuova globalizzazione turistica ritardata ma non so quanto durerà, forse il tempo che il turismo ritorni nei paesi arabi, questo sì, fare il cameriere dei tedeschi in vacanza è l’unica industria siciliana che tira. Non c’è mai stato un movimento artistico degno di questo nome, questo perché sulle macerie culturali non puoi costruire nulla, visto che anche le fondamenta sono andate in malora e svendute, non puoi costruire nulla che non sia legato a rapporti di tipo clientelare. Dieci anni fa c’era un humus ideale, gli artisti palermitani condividevano molte cose, c’era energia, si stava preparando anche un territorio istituzionale e privato pronto a ricevere questa potenza, oggi è tutto disperso, oggi che, paradossalmente, ci sono più gallerie e strutture, mancano i talenti anarchici veri, i giovani artisti palermitani sono tutti educati, vengono da strati borghesi della società, imitano l’international style, l’hypsterart milanese fatta di linee astratte e colature, “svoltine” nei pantaloni, non sono neanche degli ottimi giacobini o dei criminali decenti, dico io, non penserebbero mai di far fare una mostra a un pittore mafioso come abbiamo fatto noi, per confrontarci con lui, o di squagliare monetine per farci madonne, la loro idea di arte è una roba provinciale, infatti nessuno parla più di Palermo fuori da Palermo per una sua caratteristica artistica particolare, ed è un peccato perché nell’entroterra siciliano vedo artisti di grande potenza ma che non reggono al “sistema”. Insomma sono rimaste delle istituzioni e degli spazi in mano a potentati e cricche interne. Ultimamente, attraverso ottime manovre politiche, si è arrivato a portare Manifesta a Palermo per il 2018, ma non so quanto e come riuscirà a valorizzare il territorio e gli artisti presenti, noi tutti speriamo che questa cosa sia una svolta positiva per la città.

Marco Leone: Quale città, Palermo? Palermo non è una città è un paese, la città è la Sicilia, la mia Isola, una terra definita e precisa, i siciliani non hanno mai capito una beata minchia di geografia, infatti non si sentono isolani, si sentono Italiani. Il Paesone Palermo è un posto a tratti meraviglioso ma solo a tratti, solo quando hai la fortuna di “sbracarti” in una delle tantissime ville e palazzi nobiliari nascosti dietro mura e cancelli protetti e isolati da quel cemento che è la cosiddetta Palermo, quando hai la possibilità di vivere in contesti così, allora “Palermo” è proprio bella. Se non sei un “gattopardo” o un mafioso o figlio e nipote di assassini vari e quindi non possiedi un cazzo, a Palermo sei il sorcio che muore schiacciato in quell’eterno Ottocento che si respira osservando la vita di questa “pappetta” di città, che ti blocca in un fetente e soffocante ripetersi degli anni Ottanta stampato sulle facce paonazze dei borghesi che la popolano. Per me Palermo andrebbe completamente sventrata e ripensata nella sua complessità. Bisognerebbe far riemergere i fiumi che la attraversano, renderla quel giardino pazzo che era, partendo da Pizzo Sella, che bombarderei domani, con elicotteri d’assalto, per dare un bel segno civile a un popolazione che mi disgusta. Palermo è una città costiera che non ti permette di accedere al mare, devi farti dodici chilometri per fare un bagno in un mare pulito e soprattutto accessibile. Questa è Palermo, una città che ha più macchine di Los Angeles, più case e immobili sequestrati alle mafie di tutta Italia ed Europa messe insieme e che a quasi tutti gli assessori, che da dieci anni a questa parte hanno proposto progetti per gestire spazi tolti a Cosa Nostra, ha sempre risposto con il solito disinteresse e la solita scusa burocratica. Palermo, essendo un luogo devoto a Saturno, sarà sempre maledetta e se lo merita .

Laboratorio Saccardi
Oggi la nostra terra e degenerata ci sono segni che stia rapidamente avvicinandosi alla sua fine – olio su tela, 200×150 cm, 2015 – courtesy Laboratorio Saccardi.

Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea?

Vincenzo: Totalmente un fallimento, bisognerebbe rimetterlo in discussione seriamente e senza speculazioni intellettuali ed economiche o tra cento anni ci sarà chi lo farà per noi, se l’umanità resisterà a se stessa, come è sempre avvenuto, vedi il caso Van Gogh. Il sistema non ha valori, l’unico riferimento di valore è quello economico, i critici sono spesso dei venduti, alcuni curatori sono dei PR che curano un malato morto e ci speculano, diventando essi stessi degli artisti falliti, monchi, ridicoli, le gallerie non riescono a ritrovare la qualità e nei musei trovi sempre il peggio, le mostre sono format ormai del tutto superati, questo fa si che una scorreggia diventi arte concettuale o che un bravo fumettista sia ammirato come un grande pittore. Questo, attenzione, non è solo un problema italiano o dell’arte, è un problema dell’intero Occidente che ha affermato un pensiero debole, una cultura relativista e senza valori precisi, quindi, il sistema dell’arte, è preda delle mode del momento e dell’economia perché è espressione di questo occidente nichilista, nel senso peggiore del termine, completamente svuotato ma non annullato positivamente, non so se sono chiaro, rimane in piedi la struttura, in quanto hai i valori artistici, infondo ci sono e si possono ritrovare nelle avanguardie di inizio novecento, quelli sono linguaggi non completamente sviluppati e compresi, e lì c’è molto da lavorare, ci vuole cura, attenzione, cultura visiva e leggerezza comica, non ironica attenzione, per il resto ormai è fuga di talenti verso altre professioni creative e più redditizie, non esiste più l’artista puro che dà un calcio in faccia a chi di dovere e assesta un bel capolavoro.

Marco Leone: Cosa ne posso pensare, è un sistema, più entri nel meccanismo più diventi anche tu sistema. Per me conta solo il lavoro, le idee, le opere, se sei bravo, il sistema te lo ritrovi in mezzo ai piedi e non ci puoi fare niente lo stesso. Se sei invece idiota, e ci credi, e magari ti piace pure il “Sistema“ cerchi di fare strategie, allora, il sistema dell’arte, è quello che ti meriti. Poi di sistemi dell’arte ce ne sono un sacco, dalle province come Palermo, al cortile italiano fino a New York, che manco sanno dov’è l’Italia. Ormai ogni sasso o quadro che alzi esce fuori un curatore, un ragioniere che fa mostre, gente che parla d’arte, di fare eventi, di fare tutto, ma che in testa ha solo il desiderio di soldi pubblici e di residenze, di bandi pubblici o di  bonifici statali. Ci sono quelli che fanno i galleristi dalle 19:00 alle 21:30 insieme ad altri pupazzi, più o meno eccentrici, che cercano di condizionare il sistema con le loro strategie da “hobbisti” dell’arte, e poi la fauna meravigliosa e vomitevole degli artisti, le donne artiste, i barbuti, i tatuati, i grossi, gli omosessuali, tutti fotografi, tutti performer, tutti sociale, tutti lusso, tutti andare a Venezia e magari vivere a Berlino, a Londra, insomma, la fauna dell’arte. Tutti convinti e pochi con gli “occhi della tigre”, pochissimi con quella fame e rabbia che hanno solo i migliori, infatti, noi Saccardi, siamo sempre stati attratti da sistemi più pragmatici e mistici come Cosa Nostra ma non disdegniamo nemmeno tutta la magia nera e le tecniche arcaiche di modificazione della realtà. Secondo te perché siamo famosi e ricchi e soprattutto immortali .

Che domanda vorresti ti facessi?

Vincenzo: Se Dio esiste e quale è il senso della vita.

V: Dio esiste solo che non c’è; il senso della vita è la vita stessa.

Marco Leone: Chiedimi perché ancora non ho ucciso nessuno o se ho mai mangiato carne umana.

ML: Per ora mi sto allenando con i suini dei Nebrodi. La carne umana la mangeremo tutti prestissimo.

www.laboratoriosaccardi.it

Foto di copertina courtesy Kristin Man.


Intervista a cura di Michael Rotondi