L’incontro con i lavori di Marco Strappato (Porto San Giorgio, 1982) è un incontro con il paesaggio e con il suo essere interpretazione artificiale della natura circostante. Esso è l’immagine stessa dell’occhio umano che registra e inquadra, e della mente che trasforma e definisce. L’appropriazione artificiale del paesaggio si concretizza ulteriormente nella forma esteriore dell’immagine e nella natura contemporanea di quest’ultima.
A Roma, presso The Gallery Apart, in una una mostra dal titolo Etica, Tecnica e Pathos, Strappato continua le sue riflessioni intorno a queste tematiche, omaggiando l’album
Epica Etica Etnica e Pathos dei CCCP – Fedeli alla linea. Quest’ultimo appare come un riferimento imprescindibile per una ricerca che vede l’ambiente, il paesaggio, come elemento attivo nella costruzione di una visione. L’album venne registrato all’interno di una villa settecentesca del reggiano, quasi interamente in presa diretta e sfruttando l’eco degli spazi interni. Ancora, all’interno dell’album, le foto di Luigi Ghirri, altro riferimento già esplicitato nella mostra precedente dell’artista presso la galleria romana, dal titolo Au-Delà. Anche in questi riferimenti è chiaro come l’ambiente, il contesto entro il quale l’artista agisce, entrino all’interno dell’opera e in modo attivo contribuiscano a determinare la nostra percezione mettendo in discussione la nostra stessa esperienza della realtà circostante.
Tra le opere in mostra, Orizzonti e altre linee, una serie di dipinti nei quali l’artista torna a una pittura essenziale come in alcuni precedenti lavori (per esempio, nei rimandi a Fontana e Bonalumi o nelle forme minimali dei Vettori) che fanno riferimento a un immaginario da cartolina reinterpretato attraverso una contrapposizione nero su bianco che sospende questi luoghi in uno spazio-tempo etereo.
This place is really nowhere (titolo che rimanda alla creazione di un’immagine di una montagna, interamente in CGI, nel 1987 da parte di IBM) è una recente serie composta da fotoincisioni che sono di fatto foto stock di paesaggi eletti a sfondi di smartphone e rielaborati dall’artista. Le immagini divengono quindi irriconoscibili e in qualche modo vengono liberate dal meccanismo rigido per il quale sono state create: dimenticando la loro funzione esse guadagnano una potenza evocativa, dando luogo a libere associazioni mentali.
Attraverso il paesaggio Strappato ricostruisce il contorno stesso di immagini mentali collettive che appartengono alla logica contemporanea di produzione, utilizzo e dunque consumo. Queste vengono personalizzate dall’intervento dell’artista all’interno di opere che, pur prendendo forme eterogenee, mantengono saldo il legame con l’immagine.
La produzione dell’artista si colloca in un territorio che possiamo definire ibrido, nel quale il confine tra reale e virtuale sembra non essere più possibile. L’interesse di Strappato tocca questo margine ideale, scomparso e la sua ricerca interroga le possibilità insite nell’atto stesso del guardare.
Nei lavori dell’artista, l’uomo è presente con il suo stesso sguardo. Ed è lo sguardo che si muove su un orizzonte incerto a ricostruire nelle sue opere la nostra attuale esperienza del mondo.
Alessandra Cecchini
Instagram: marcostrappato
Instagram: thegalleryapart
Caption
Marco Strappato, Etica, Tecnica e Pathos, 2022 – Veduta della mostra presso The Gallery Apart Roma (piano terra) – Courtesy The Gallery Apart Roma, ph Giorgio Benni