Emiliano Maggi – The Club

Il nostro corpo, con i suoi confini determinati politicamente ma anche con la sua capacità di emanciparsi dalla gerarchia di genere, è alla base delle sculture e dei disegni esposti nella mostra The Club di Emiliano Maggi, visitabile fino al 20 settembre presso Nomas Foundation a Roma. Con la sperimentazione di vari abbigliamenti sulla superficie corporea, sia mascherata sia svelata, l’artista riconosce nell’abito uno degli elementi simbolici con cui la società legittima certe disuguaglianze. Maggi utilizza il corpo proprio per abbattere tale visione, per esplorare le potenzialità culturali della fluidità di genere, in una ristretta comunità immaginaria dove riunirsi fisicamente, un club fatto di condivisione e diversità.

Tra tutte le sculture in ceramica smaltata esposte, due tra le più significative accolgono lo spettatore nella prima sala. Una consta di due guanti blu che escono da due stivali rossi; l’altra è composta dalla parte inferiore di un busto antropomorfo con una gonna e un attributo maschile. L’ambiguo gioco di parole del suo titolo, Velvet Mauve Truck Hose, introduce nella carica ironica e nel sottile erotismo della ricerca dell’artista. Nel corridoio adiacente, cinque busti singolari sono modellati in modo fluido, morbido, con i connotati del volto appena abbozzati. Tra questi, due donne hanno un fiocco sul capo e una gorgiera, mentre gli altri tre torsi presentano riferimenti più espliciti ad abiti secenteschi: entrambi vestono un copricapo e un “vaporoso” colletto pieghettato. Sono spettatori di una scena non ancora svelata, come segnalano gli stivali da “indossare” e il sipario abbassato che hanno di fronte. La mancanza di una metà del corpo, il tratto scultoreo sfumato e le allusioni sessuali incongruenti, rendono le loro fattezze irriconoscibili: solamente i titoli dichiarano che si tratta di Ladies. Con questa indecifrabilità, Maggi ironizza sull’ideologia che ci spinge a un’eterosessualità obbligata: confondere un busto femminile con uno maschile è l’amplificazione del suo auspicio di rompere certi confini, di immaginare una società tutt’altro che binaria, ma aperta alla libertà di scelta.

La sala seguente contiene varie braccia in ceramica colorata, anch’esse ricoperte da guanti e maniche di vesti rigonfie: dieci sporgono dal muro e tre sono poggiate sul pianoforte al centro dello spazio. A un angolo campeggia una strana sagoma, composta da tessuti stratificati messi a disposizione da Gucci, marchio che ha collaborato alla mostra tramite la creatività di Alessandro Michele. Trovando nelle sculture un linguaggio affine alla sua idea di vestizione come metamorfosi e valore etico, il noto stilista ha contribuito alla realizzazione dell’immaginario di The Club. Così si spiegano le iniziative promosse dalla casa di moda italiana, come il workshop di disegno dal vero degli abiti Gucci e la performance di cucito collettivo in cui le ragazze dell’Accademia di Belle Arti hanno assemblato la sagoma menzionata. Il continuo riferimento, anche scultoreo, a vesti che mutano i corpi e la congiunzione di abiti maschili e femminili esortano i nostri sensi a superare le barriere corporee imposte dalla società. L’artista sovverte il concetto di habitus affinché non venga più identificato come un mero marcatore sociale ma come un dispositivo libero dello sguardo, un gioco sociale erotico dove la simbiosi tra corpo individuale e inconscio collettivo annulla certi stereotipi e pregiudizi. Dimostrarlo attraverso costumi del XVI e XVII secolo permette a Maggi di esprimersi con maggior chiarezza: usare quelle vesti nella contemporaneità rivela che non ci siamo ancora liberati della convenzione, presente già quattro secoli fa all’origine della modernità, per cui l’abito e l’apparenza connotano rigidamente uno status e una classe socio-economica.



Emiliano Maggi
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Le tonalità tra il rosa e il viola che simbolicamente caratterizzano vari elementi in mostra (diverse sculture, la sagoma cucita e alcune mura) pervadono anche i quattro personaggi in ceramica posti al centro dell’ultima sala, ancora caratterizzati da connotati indefiniti, da un andamento fluido e da lunghe vesti rigonfie, barocche e sontuose come quelle di un aristocratico del Seicento. Questi sono circondati da disegni su tavolette di ceramica raffiguranti soggetti che alludono a elementi grotteschi, ridicoli e blasfemi: alcuni personaggi in costume sono ritratti senza la testa, altri intenti a toccarsi le parti intime o mentre abbozzano dei balletti; e ancora mezzi busti in varie pose con esplicite allusioni sessuali, oltre a individui intenti a bere e festeggiare in contrasto con altri che si sottomettono umilmente. Ne esce il ritratto di una comunità genderless ricca di scambi e condivisione, un particolare club inclusivo, anticonformista e privo di pregiudizi.

A legare i temi trattati c’è l’attenzione verso la tessitura che contraddistingue sia l’abito assemblato sia le sculture e i disegni. L’aspetto ludico e collaborativo del cucire insieme durante una performance, abbattendo i confini tra noi e gli altri, diventa un valore imprescindibile per eliminare le differenze di genere. Lavorare e disegnare i tessuti in una comunità ridefinita e condivisa agevola così la possibilità di eludere l’ordine socioculturale imposto, rivalutando l’idea di manualità e di raccoglimento in un’epoca del consumo rapido e stereotipato. Con questi happening, e con l’indecifrabilità delle sculture, Emiliano Maggi elimina due fondamenti della scena sociale come la spettacolarizzazione dell’azione e la centralità del ruolo del pubblico, a favore di una riflessione collettiva, di un’esperienza comunitaria libera che ricostruisca il tessuto sociale. Le sculture, spogliate degli abiti comuni e ricoperte con tessuti diversi, incongrui, così come la sagoma cucita senza confini prestabiliti, diventano simbolo dell’abbattimento dell’habitus sociale che invece, al di fuori del Club, continua a cingerci di apparenze e convenzioni come un vestito troppo aderente.

Mario Gatti


Emiliano Maggi

The Club

A cura di Raffaella Frascarelli

16 aprile – 20 settembre 2019

Nomas Foundation – Viale Somalia, 33 – Roma

www.nomasfoundation.com

Instagram: nomasfoundation


Caption


Emiliano Maggi, Velvet Gloves in Ribbon Bows, 2019 – Glazed ceramic, 13 x 74 x 25 cm, Nomas Foundation, Roma – Courtesy Operativa, Roma. Ph. Claudia Caprotti

Emiliano Maggi, The Club, 2019 – Installation view, Nomas Foundation, Roma – Courtesy Operativa, Roma. Ph. Claudia Caprotti

Emiliano Maggi, The Club, 2019 – Installation view, Nomas Foundation, Roma – Courtesy Operativa, Roma. Ph. Claudia Caprotti

Emiliano Maggi, The Club, 2019 – Installation view, Nomas Foundation, Roma – Courtesy Operativa, Roma. Ph. Claudia Caprotti