Dal Bello ideale platonico, all’estetica dello stercorario. Jean Clair, attraverso il quasi recente saggio De immundo, pone in evidenza l’esistenza di un’ideologia contemporanea che presenta un’ideale di un uomo figura arcaica, glabro κοῦρος a cui si affianca una donna dea liscia e infantile. A questa società della pulizia e dell’efficienza si contrappone una generale tendenza nella ricerca artistica a indagare la categoria del ripugnante, a sprofondare nel mondo degli istinti primordiali introducendo materiali e tecniche che fanno largo uso di sostanze informi e magmatiche, di scarti organici e inorganici.
Daze and Ornament è la mostra ideata da Andrea Lacarpia che, abbandonata per l’occasione la sede espositiva milanese da lui diretta Dimora Artica, si confronta con l’universo estetico bolognese. Negli spazi di Localedue si va alla ricerca dei significati che oggi può proporre la tematica della decorazione e dell’ornamento. Dalla complessa genesi in bilico fra natura e artificio, la volontà di andare oltre la semplice funzione pratica sfoga la propria carica teorica e intellettuale nel mondo libidico e nel timore del vuoto.

Come profetizzato da Jean Clair, gli artisti che danno vita alla collettiva felsinea fuggono da ogni gusto less is more, non si lasciano sedurre dal luccicante e plasticoso mondo del design. Le opere proposte sgorgano dal pulsare della vita, sono sporche è spigolose, bruciano e urtano volontariamente la nostra eleganza con un kitsch così urlato da non poter non essere concettuale.
Giovanni De Francesco (Bergamo, 1976) propone Natura morta e Tarocco. Le due opere rimandano al cuore della ricerca dell’artista, dove fotografia e oggetto quasi seriale entrano in dialogo e competizione generando un mondo quotidiano e perturbante. Arance reali, calchi in gesso alabastro e agrumi rappresentati all’interno di una fotografia vintage in parte ricolorata, propongono tinte acide e imperfette. La sensazione è quella di un’eleganza decadente, di un mondo in via di disfacimento.
Tommaso Gatti (Milano, 1992) presenta la prima scultura della serie Libertymaybeendangeredbytheabuseofliberty, oggetto attivo e bruciante, in bilico fra il fare punk e sporco di Michele Gabriele e quello ferocemente delicato e colto di Wim Delvoye. L’opera prende origine dalla rielaborazione concettuale dell’omonima frase pronunciata del quarto presidente degli Stati Uniti d’America James Madison e mette in evidenza il grande coefficiente olfattivo dell’intera mostra. Fra resti automobilistici e componenti di un liberty riproposto in cemento armato, un narghilè funzionante diffonde nell’ambiente il suo odore.

Giada Fiorindi (Treviso, 1988) e Federico Floriani (Treviso, 1988) lavorano per opposti. Can frills fill the void? e My perfect garden of dismay sono due candide statue da giardino, troppo bianche per essere reali. Il cattivo gusto è esasperato dall’utilizzo di un materiale plastico e chiassosamente colorato che ricopre parte dei lavori trasformandoli in sottili metafore di una società odierna invasa da un rumore di fondo, colorato e rimbombante, che riempie tutto di vuoto.
È un progetto sinestetico quello proposto da Lacarpia, ogni parte del nostro essere è attivata grazie a una decorazione per episodi che rende vivo anche il freddo white cube. Sviluppata per contrasti, la proposta culturale si fa ampia sinfonia che pone il fruitore al centro della scena, lo interroga in maniera fisica rendendolo soggetto attivo della sua esistenza. Fra arance e aromi orientali, si intravede un mondo futuro che sfugge alla codificazione ellenistica e neoliberista per farsi realmente arcaico e comunitario.
Marco Roberto Marelli
GIOVANNI DE FRANCESCO – GIADA FIORINDI + FEDERICO FLORIANI – TOMMASO GATTI
DAZE AND ORNAMENT
A cura di Andrea Lacarpia (Dimora Artica)
4 maggio – 18 maggio 2018
LOCALEDUE – Via Azzo Gardino, 12c – Bologna
Immagine di copertina: Daze and Ornament – Exhibition view, Localedue, Bologna, 2018 – Courtesy Localedue