L’espressione day in, day out indica un’attività che si ripete giorno dopo giorno, sempre uguale a sé stessa. Day in, Day out è il titolo della mostra collettiva allestita negli spazi di Tile Project Space a Milano fino al 25 gennaio, a partire da una suggestione di David Foster Wallace. In This is the Water, l’autore indica con questa espressione la routine emotiva in cui siamo incastrati, una modalità automatica e autocentrata fatta di frustrazione e insofferenza. Per uscire dalle nostre “trincee quotidiane”, non resta che cercare un’essenzialità basata sulla corrispondenza sensibile e reimpostare la comunicazione mediante “una nuova sincerità” – uno strumento di indagine per “trattare di vecchi, semplici e ormai superati problemi e sentimenti umani”.
Guendalina Cerruti, Giulio Scalisi, Agnese Smaldone e Alice Visentin si servono, in questa mostra, dell’idea inattuale di sincerità per riflettere su un’esigenza condivisa: accettare di essere fragili, mettere fine alle finzioni introiettate con cui conduciamo e rappresentiamo le nostre esistenze eperseguire una forma di sensibilità che muova alla ricerca di stati di intensità e autenticità all’interno del quotidiano.
Se la vicinanza generazionale tra gli artisti è veicolo di un’indubbia vicinanza emotiva, le tecniche e i media, così come i riferimenti iconografici adottati, sono assai diversi. La coerenza del dialogo tra i quattro sta nella capacità di creare universi narrativi popolati da figure fantastiche, attraverso le quali esplorare le forme che la sincerità può assumere.
I tre quadri di Alice Visentin sono allora spazi di quiete nell’irrequietezza dei ritmi mondani. L’uso piatto, quasi grafico dei colori a olio, dà vita a figure che nella loro solidità statuaria ricordano che la serenità non può essere ottenuta se non pensandola, e solo una volta introiettata può farsi condizione per praticare l’autenticità.
Nell’opera di Agnese Smaldone il carattere immaginifico del protagonista diventa persino fiabesco grazie all’originale installazione dell’opera. I due quadri che compongono Buccia sono installati su un supporto di legno che funge da destriero e sostiene le avventure del protagonista, una palma dallo sguardo umano.
Anche Giulio Scalisi ci racconta una storia – una classica lite famigliare tra il fiorellino Bianca e sua madre – attraverso un fumetto destrutturato in cui i personaggi si materializzano lungo il perimetro dello spazio espositivo. Il dialogo tra i due è in forma di didascalia: per leggere bisogna avvicinarsi ai fiori, come quando ci si abbassa per sentirne il profumo. Il gesto, ironicamente cambiato di senso, permette qui di percepire le voci di queste figure fantastiche: Don’t do it Bianca! è il titolo dell’opera, nonché il monito che la mamma rivolge a Bianca, giovane fiore ribelle la cui fragilità prende la forma del gesto provocatorio e violento.
The Rapper the Cutest the Wounded and a Tree, di Guendalina Cerruti, è un’installazione narrativa su più livelli che utilizza oggetti del quotidiano come maschere personificanti. In questo caso quattro cappellini ricamati stanno su una panchina al posto dei rispettivi proprietari, da cui l’opera prende il titolo. A partire da un’indagine sugli immaginari estetici legati a questi tipi fissi del contemporaneo, l’artista realizza in realtà un autoritratto, in cui l’accostamento stridente di oggetti e materiali chiarisce il senso dell’operazione. Associando legno e acciaio a boccioli di rosa e camomilla, nastri di seta a viti e bulloni, l’opera ci suggerisce di vivere nelle intersezioni dei nostri modi di essere.
All’interno della mostra, gli artisti si muovono alla ricerca di una nuova forma di sensibilità, che riscopra le potenzialità della fragilità e accetti gli stati patemici che ne derivano. In fin dei conti, potrebbe essere questa una strategia di resistenza alle continue richieste di performatività del mondo attuale? Nella risposta alla domanda risiede forse la possibilità di modificare il nostro modo di abitare questo sistema nonché il nostro modo di essere.
Bianca Buccioli
Guendalina Cerruti, Giulio Scalisi, Agnese Smaldone, Alice Visentin
Day in, Day out
con un racconto di Clara Mazzoleni
4 dicembre 2018 – 25 gennaio 2019
Tile project space – via Garian, 64 – Milano
Instagram: tileprojectspace
Caption
Guendalina Cerruti, The Rapper, the Cutest, the Wounded and a Tree (detail), 2018 – Wooden board, photographs, fir needles, plexiglass, screws, bolts, steel plate, chamomile, rosebuds, silk ribbons, embroidered hats, 140x125x42 cm – Courtesy Tile project space and the artist
Agnese Smaldone, Buccia, 2018 – Oil on panel, MDF 110x140x35 cm – Courtesy Tile project space and the artist
Alice Visentin, La donna e il vento, 2018 – Oil on canvas, 130 x 150 – Courtesy TILE project space and the artist
Day in, Day out – Installation view – Courtesy Tile project space
Giulio Scalisi, Don’t do it Bianca! (detail), 2018 – Marker on paper and modelin clay variable dimensions – Courtesy Tile project space and the artist