Hybrid Archipelago è il nome di una nuova rubrica; come un arcipelago ibrido delinea una nuova morfologia che unisce le pratiche artistiche degli artisti emergenti italiani con le loro destinazioni, nelle quali prende forma il ruolo centrale della cultura visiva. Dal Brasile mi dirigo negli Stati Uniti per confrontarmi con Adriano Valeri (Milano, 1987).
Sono anni che vivi e lavori a New York City. Quali sono i vettori della diffusione della conoscenza alternativa rispetto l’Italia? Quali sono, in questo contesto, le funzioni di collettività, serialità, caos e amicizia?
Rispetto all’Italia, e più precisamente Venezia, dove ho vissuto e studiato prima di venire in USA, c’è qui un enorme abbondanza di offerta, per soddisfare un mercato culturale che è diversi ordini di grandezza maggiore. C’è un costante e immenso ricambio di eventi, mostre, conferenze, etc.. Spesso le gallerie aprono e chiudono una mostra in tre settimane, anche nel caso di mostre significative di artisti affermati e importanti. Direi che l’esperienza di un artista, e degli spettatori, può variare tantissimo in base alle scelte che ognuno fa. Le tempistiche sono molto più veloci ma le distanze fisiche e il costo della vita impone a tutti molto rigore e spesso lascia poco tempo alle situazione casuali.
New York ti chiede di essere strategico, di fare scelte chiare.
Un destino organico misterioso viene rinnegato spesso dagli umani, quest’ultimo ci accomuna alle piante e agli animali. Lo riporti in auge nei tuoi lavori pittorici dove emergono dei particolari che a tratti sembrano irrilevanti, che ci proiettano in una dimensione composta da paesaggi urbani atemporali in cui la natura è antropizzata. Se ti chiedessero di ricominciare da capo, come immagineresti il mondo?
Guns Germs and Steel di Jared Diamond è un libro che mi ha interessato molto. L’autore è uno zoologo che racconta l’addomesticamento delle piante e degli animali nel mondo antico, e come questa rivoluzione abbia innescato una catena di scoperte e adattamenti sociali che hanno portato i popoli dell’Europa alla conquista del pianeta e lo stravolgimento della biosfera. Le conseguenze finali di questo percorso non le possiamo conoscere, potrebbero essere disastrose per la nostra specie, com’è già stato per innumerevoli altre specie. A volte cerco di immaginare come devono essere stati i fiumi, le praterie, i cieli del passato, e mi chiedo se veramente sia stato un errore, se non abbiamo fatto delle scelte irreversibili. Ovviamente il nostro percorso non è stato fatto di progetti consapevoli con effetti a lungo termine, dobbiamo continuamente elaborare cultura per capire quello che è successo e immaginare dove potremmo andare. Ma se potessi rincominciare da capo, sarei tentato di rimanere proprio lì, agli albori.
Primo Levi è stato una fonte di ispirazione con le sue StorieNaturali; oltre a lui come hai nutrito la tua ricerca artistica?
Ci sono molti autori che hanno stimolato e sostenuto la mia ricerca, forse essenziali sono i periodi di ozio, le lunghe passeggiate per le strade delle periferie urbane, in cui il pensiero si rivolge verso le forme e la vita che mi circondano e il pensiero libero si risveglia.
Quando è cambiata la tua vita artistica?
Quando ho finito di frequentare l’accademia di Belle Arti di Venezia. Gli anni di studio sono stati fondamentali per sviluppare un senso di disciplina e per i rapporti di amicizia e dialogo con altri giovani artisti, ma non credo sia vantaggioso per un artista dedicare troppo tempo agli studi accademici.
Sei presente nella mia pubblicazione AsBrilliantAstheSun; la tua ricerca corrisponde a un anello mobile nel quale la visione del post-paesaggio entra nelle varie geografie come un fluido. Un terzo paesaggio di Gilles Clement, memoria nel quale si articola la mise en scène. Mi piacerebbe introducessi i lavori che sono presenti in quel libro d’arte.
Sono piccoli dipinti su carta, presentano situazioni ambigue, un po’ banali forse, per certi versi preoccupanti. C’è un frigorifero abbandonato, diversi cani randagi, elementi architettonici e scarti industriali sparsi fra la vegetazione urbana. Una luce verde acida che rimanda al clorofilla. I lavori selezionati sono come appunti che riguardano una fase dell’evoluzione del rapporto dell’uomo con l’ambiente, e nell’ambiente stesso, di conseguenza. Anche da un punto di vista esistenziale, non solo estetico.
A cura di Camilla Boemio
Instagram: adrianomvaleri
Caption
Adriano Valeri, Rookery – Olio su tela, 2019, 140x160cm – Courtesy l’artista
Adriano Valeri, Points od Entry – Olio su tela, 2020, 120×120 cm – Courtesy l’artista
Adriano Valeri, Ins and Outs – Olio su tela, 2019, 140×160 cm – Courtesy l’artista