Cohen’s flat. Perché la vita, in fondo, non ha senso

Quando un amico mi fa arrivare da Firenze una copia della fanzine Cohen’s flat, penso subito ai fratelli Cohen e ai loro fantastici film, come Fargo o Il Grande Lebowski. Sotto il titolo della zine, la frase “Perché la vita, in fondo non ha senso”, e ancora mi vengono in mente i due registi, nelle cui pellicole l’esagerazione è una componente quasi costante e i personaggi sono vere e proprie caricature: una vasta galleria umana, di cui le caratteristiche peculiari sono portate all’estremo. Il cappello della fanzine che ho in mano recita: “Se qualcuno di voi avesse ancora dubbi sul fatto che la vita non ha senso, ecco a voi una carrellata di esempi che vi faranno riflettere sul fatto che ogni giorno che qualcuno lassù ci regala è un dono di cui godere a piene mani”. Questo accenno alla follia e al non-sense mi intriga parecchio. Nell’Elogio della Follia di Erasmo da Rotterdam, la Pazzia si rivela insita nell’essere umano fin dallo stesso atto che ne causa la nascita; quest’ultima nemmeno potrebbe avvenire senza la follia, che ci accompagna durante tutta la vita fino alla vecchiaia. Infatti, quasi tutti gli esseri umani, anziché curare gli aspetti spirituali e interiori, con i loro comportamenti inseguono follemente ciò che è terreno e destinato a finire: gloria, potere, ricchezza, lusso, successo.

Quando contatto uno degli autori (Paolo Innocenti, alias Pol Innocenti) scopro che in realtà i fratelli Cohen non c’entrano un granché, e tutta la mia filosofia iniziale da quattro soldi va a farsi benedire. Il cinema invece c’entra, perché l’appartamento che fa da titolo a questa fanzine vecchio stile è quello del matematico Maximillian Cohen, geniale quanto eccentrico protagonista del film di Darren Aronofski “π – Il teorema del delirio”. Lo vidi anni fa, non ci avevo pensato ma ora tutto torna. Nel film si narrano le psicotiche giornate di Max con le sue terribili emicranie causate dall’aver guardato direttamente il sole a sei anni. Per ridurre il dolore, Max è costretto a un massiccio uso di analgesici e a nascondersi sotto il lavandino.

Cohen’s Flat è l’appartamento di quel Max Cohen che rappresenta l’unico nascondiglio sicuro in un mondo che fa paura, nel quale Pol Innocenti e il fedele collaboratore Domenico Aquilino (alias Ermete Dauno, famosissimo scrutatore di tarocchi) sguazzano come “pesci in una giungla” (parole loro). Cohen’s Flat è un A4 fronte-retro, giallo canarino, con un font piuttosto retrò, tipo macchina da scrivere. e una stampa che ricorda il ciclostile. Fotografie d’impatto al limite del surreale e storie, nonché personaggi, fuori dal comune, o anche dentro il comune senso della psicosi quotidiana. Distribuito gratuitamente (!), Cohen’s Flat nasce nel marzo del 2017 dall’idea di questi due folli, o meglio: due persone normali che – dopo aver assistito a episodi a dir poco curiosi e ascoltato racconti e storie bizzarre nelle lunghe notti alcoliche e non – hanno deciso di riscoprire il puzzolente odore della fanzine e ne hanno inventata una di sana pianta. Le loro vite fuori dal Cohen’s Flat sono piuttosto complicate e impegnative: forse è anche per questo – mi dicono – che hanno creato questa fanzine, cinque anni fa. Pol lavora nel settore dell’abbigliamento e scrive di notte, mentre Ermete predice il futuro a chi si è smarrito nel buio.



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fu Cohen_s Flat al Corner Bistro di Livorno
fu Pol Innocenti e Ermete, Copertina di Cohen_s flat num 61
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Da dove prendete spunto per i vostri testi?

La follia, il surreale e la bizzarria ci hanno salvato la vita. Davvero. Veniamo da esperienze difficili e tormentate, da lunghe notti insonni, da flaconi di psicofarmaci che ci aiutano ad affrontare il sorgere del sole. Non è poi così difficile scrivere quello che scriviamo: a volte viene da solo, a volte c’è bisogno di una spintarella ma quasi sempre nasce dal nulla. E nel nulla, forse, rimane.

La vostra scelta di distribuire la fanzine gratuitamente è coraggiosa.

Cohen’s Flat è gratis perché quasi nessuno avrebbe pagato per leggere le nostre follie. Ma un giorno il numero 0 (introvabile) verrà battuto all’asta a cifre folli, ne siamo sicuri. Nel frattempo, se qualcuno avesse voglia di sostenerci per far sopravvivere questo foglio e aiutarne la diffusione, può certamente contattarci.

Come distribuite Cohen’s Flat?

La tiratura iniziale del primo numero fu di 50 copie, distribuite gratuitamente e personalmente in alcuni locali di Livorno e della Toscana. Per chi lo chiede, in via eccezionale, viene spedito per email in forma digitale, anche se noi preferiamo ovviamente la versione cartacea. Ottima per fare i filtri e anche per asciugare il fritto misto.

Al momento la mandiamo a circa 200 “aficionados” e i locali dove la lasciamo sono col tempo aumentati, toccando Firenze, Prato, Bologna, Roma e Milano. È tutto però molto, molto difficile. E costoso. Stiamo studiando nuove tipologie di distribuzione, ma non ti racconto nulla di nuovo se ti dico che la cosa richiede molto impegno. E poi gli italiani non leggono! Abbiamo anche un collaboratore / distributore a Copenaghen, peccato che i danesi riescano solo a guardare le figure. Non abbiamo la pretesa di entrare in salotti culturali o club intellettuali, dei quali ci “sciacquiamo volentieri le scatole”, ma non neghiamo certo che ci piacerebbe diffondere il nostro verbo in tutto il mondo e forse anche oltre, verso la galassia.

E allora invitiamo tutti a tuffarsi nel nero e appiccicoso inchiostro del Cohen’s Flat stampato. E se proprio non riuscite a procurarvelo, almeno andate a impantanarvi nei pixel del profilo Instagram.

A cura di Simone Macciocchi


Instagram: @cohensflat


Caption

Copertina di Cohen’s flat num. 51 – Courtesy Cohen’s flat

Pol Innocenti e Ermete – Courtesy Cohen’s flat

Cohen’s Flat al Corner Bistro di Livorno – Courtesy Cohen’s flat

Pol Innocenti e Ermete, Copertina di Cohen’s flat num. 61 – Courtesy Cohen’s flat