Inside Nature: Christian Gonzenbach in mostra a Milano

Realizzando uno dei più interessanti eventi culturali di questo 2016 milanese, Christian Gonzenbach si presenta al pubblico italiano, per la prima volta in maniera completa, con una riuscitissima mostra personale dove forma classica e natura selvaggia trovano una preziosa sintesi grazie a una materia proteiforme sempre in bilico fra morbidezze biologiche e durezze minerali. Fino al 19 novembre la sede espositiva della galleria RIBOT Arte Contemporanea ospiterà Serut Plucs, una raccolta di sculture, prodotte negli ultimi anni, che nel loro insieme ci conducono alla sorprendente e affascinante scoperta delle visioni estetiche e filosofiche dell’artista svizzero. All’interno del titolo, ideato ribaltando la parola “Sculpures”, sono riuniti una serie di busti “classici” realizzati in ceramica con finitura a specchio e un gruppo di opere fitomorfe prodotte attraverso l’espandersi naturale e casuale del cemento o grazie al repentino raffreddarsi dell’alluminio gettato all’interno di vasi in porcellana decorata.

Christian Gonzenbach
Mr. Idrev – ceramica, smalto bronzeo, 2016, 46 x 45 x 22 cm – courtesy RIBOT Arte Contemporanea

Christian Gonzenbach nasce nel 1975 a Ginevra e dopo studi svolti prima in ambito scientifico e poi in quello artistico, frequentando il celebre Chelsea College of Art and Design di Londra, espone in prestigiosi musei, gallerie e sedi pubbliche mettendosi in luce come uno dei più interessanti e talentuosi artisti della sua generazione. Cresciuto a stretto contatto con le opere prodotte negli anni Novanta dai “ragazzacci” della Young British Art, il percorso artistico di Gonzebach può essere visto, sotto molto aspetti, come una metabolizzazione e un superamento della pesante presenza di operatori estetici cosi ingombranti o, più in generale, della provocatoria scultura che in quel finire di millennio si andava a realizzare in tutto il pianeta. Un lavoro come The Reprieve, creato nel 2011, ricorda da vicino la scandalosa opera A Thousand Years, presentata nel 1990 da Damien Hirst. Un altro esempio può svilupparsi facendo un paragone fra Yogi Dogi, sempre realizzato nel 2011, e la provocatoria Waiting for Godot di Marc Quinn. In entrambi i casi l’artista svizzero supera il portato “cattivo” delle opere dei suoi colleghi attraverso un ritorno verso una fare più genuino, più caldo e manuale, che smorza la spettacolarità utilizzando anche una sottile vena d’ironia, aprendosi a un portato concettuale magari meno immediato ma più profondo.

I busti presenti a Milano, due dei quali realizzati per l’occasione, fanno parte della serie, prodotta a partire dal 2010, Hcabneznog e sono stati realizzati partendo da dei calchi in silicone di ritratti classici poi manipolati creando delle forme convesse che sconquassano i tratti fisiognomici senza però eliminare il portato simbolico delle opere stesse. La materia si è fatta riflettente e metallica, la statica della scultura ha lasciato il posto a un mondo magmatico e luccicante che appare in movimento e che ingloba in se le dinamiche della natura circostante. La prima sala della galleria è poi completata da opere provenienti dalla serie Salmigondis, grandi mondi grotteschi prodotti dal cemento che, lasciato libero di espandersi, crea una nuova natura che sembra sgorgare prepotente e tattile dalla materia inanimata.

Christian Gonzenbach
Serut Plucs – installation view, 2016 – courtesy RIBOT Arte Contemporanea

L’esposizione termina al piano inferiore con le opere del ciclo Hanabi dove la terracotta decorata, con rassicuranti visioni di una natura da “libro Cuore”, è incendiata da una luccicante ed elegante eruzione metallica prodotta dall’alluminio che, raffreddandosi in maniera repentina, invade e domina il certosino lavoro dell’uomo.

Come brillantemente descritto da Maria Villa, nella pubblicazione realizzata in occasione della mostra, Christian Gonzenbach utilizza oggetti preesistenti come punto di partenza per la creazione di qualcosa di nuovo e imprevedibile, per realizzare opere che ci conducono verso una riflessione sui fenomeni naturali e su quella loro magica bellezza del tutto involontaria e inconsapevole, su quella loro capacità di uscire dalla sfera dell’utile, nella quale li abbiamo troppo spesso relegati, per donarci una sensazione estetica inaspettata ed emozionante.

Marco Roberto Marelli

CHRISTIAN GONZENBACH

SERUT PLUS

28 settembre – 19 novembre 2016

RIBOT ARTE CONTEMPORANEA – Via Enrico Nöe, 23 – Milano

www.ribotgallery.com