CANTIERE 2 HARBOUR. Pittura “materiale” di Roberto Coda Zabetta

L’oceano lambisce la côte sauvage di un villaggio bretone nel dipartimento di Morbihan, teatro di un paesaggio incontaminato sospeso tra i venti e le maree, le scogliere a picco sul mare, le dune di sabbia e le coltivazioni di ostriche. Tra Vannes e Lorient c’è Portivy, a St Pierre Quiberon. L’azzurro del mare annulla la linea di confine con il cielo, quello delle imposte delle case fa da cornice alle sfumature di CANTIERE 2 HARBOUR. Venature che colorano una base di polveri bianche, evocazioni di memorie residuali, sintesi e simbologie della fragilità dell’uomo e del tempo.

CANTIERE di Roberto Coda Zabetta (Biella, 1975) è un progetto in divenire. Un dipinto che dilata i suoi confini per disegnare una mappa, formale e geografica. Un quadro tra agire umano e agito naturale che “trasforma la pittura in architettura per farne una scultura finale”, come dichiara l’artista, che incontriamo nell’ufficio stampa di PCM Studio, dove ci racconta il nuovo progetto.

Roberto Coda Zabetta
Cantiere 2 / Harbour, Porto di Portivy. Quiberon, Francia – Courtesy l’artista, ph Blomqvist

CANTIERE è per definizione un’area temporanea in cui si costruisce. È moto verso un luogo, nella più tradizionale ricerca antropologica. Occasione di scambi culturali, di dialoghi inattesi e di relazioni sottese con il territorio, l’ambiente e le persone, è un racconto di convergenze e aperture (come nel quartiere spagnolo di Napoli) o di collisioni. Un atto fisico che restituisce alla pittura il peso e la leggerezza della sua anatomia, che trova espressione nella precarietà della materia. Cifra stilistica di un procedere informale ha origine dal pensiero e la cui gestualità segue il flusso della natura e delle sue leggi.

CANTIERE 2 HARBOUR è il secondo appuntamento di un progetto nato un anno fa. Il primo, su invito di Andrea Viliani, direttore del museo MADRE, prevedeva la realizzazione di un’opera temporanea in un’area della città di Napoli. Allora fu scelto il Complesso SS. Trinità delle Monache, ex Ospedale Militare selezionato fra quindici edifici in disuso, che diventenne scenografia per realizzare CANTIERE 1 TERRAZZO, curato da Maria Savarese. Millecinquecento metri di tessuto, venti pannelli posizionati sul lastrico solare dell’edificio, inaccessibile al pubblico ma visibile da otto punti specifici della zona collinare, su cui le campiture concentriche, le stagioni e il clima hanno lasciato traccia di memorie.

Oggi è Portivy nella penisola del Quiberon. Il progetto è stato possibile grazie al contributo di Arlite di Londra, lo studio di architettura Vudafieri Saverino Partners di Milano, Le Petit Hotel du Grand Large di Portivy, il sostegno del Comune, del sindaco locale e di Annet Gelink Gallery di Amsterdam. Un esempio intelligente di come l’arte possa aprirsi a discussioni su di sé e possa essere “una visione romantica ma anche un dialogo sull’ambiente” [Coda Zabetta], necessario e indispensabile nell’attuale contesto storico. Inaugurato il 2 giugno, ha previsto una serie di interventi, da quello della biologa Patrizia Torricelli a quelli di Martina Sabbadini, Massimo Torrigiani, Hervé Bourdon e Tiziano Vudafieri. L’intero progetto è documentato nei fotogrammi di Henrik Blomqvist e Leo Bourdon.

Roberto Coda Zabetta
Cantiere 2 / Harbour, Porto di Portivy. Quiberon, Francia – Courtesy l’artista, ph Blomqvist

Il molo, tutelato dal Conservatoire du Littoral, diventa la tela del pittore. La sequenza stratificata di procedimenti al fine di preservarne l’integrità prevede una prima fase di pulizia dello strato da trattare per poi combinare materiali a impatto zero. Pigmenti biologici (in grado di attivare una fotosintesi capace di eliminare gli inquinanti) sono il risultato della ricerca di Airlite mescolati con pigmenti naturali ottenuti dalla polvere di ostrica. Quest’ultima, di tradizione locale, è stata prodotta con la collaborazione di Dennery Cyril, attraverso la bruciatura dei gusci delle ostriche e la separazione della polvere bianca, storicamente utilizzata per non far scivolare le barche ormeggiate. Pellicole di materia che diventano un film sottile in un’operazione di sottrazione del colore, in cui il mare, il vento, il sole, si depositeranno forzando la pittura e la volontà in un percorso di erosione e consunzione autentica.

Una pratica processuale, quella dell’artista, che diviene atto creativo stesso, destinato a modificarsi nella ritualità di quell’agire. Opere permanenti o temporanee travalicano i formalismi estetici per giungere a relazioni tra linguaggi, a configurarsi come organismi corporei. Strutture che, alimentate dalle connessioni con l’ambiente, sono capaci di scrivere nuove poetiche narrazioni.

Elena Solito

 

ROBERTO CODA ZABETTA

CANTIERE 2 / HARBOUR

Dal 2 giugno 2018

Porto di Portivy – St. Pierre Quiberon – Bretagna

www.robertocodazabetta.com

Instagram: robertocodazabetta

Immagine di copertina: Cantiere 2 / Harbour, Porto di Portivy. Quiberon, Francia – Courtesy l’artista, ph Blomqvist