Uno spazio per pensare, A Space For Thought, un invito di Brand New Gallery rivolto a tutti gli appassionati, addetti ai lavori, collezionisti e amanti dell’arte contemporanea: “Qual è il ruolo della pittura oggi?”
Ce lo si domanda di fronte alla sempre maggiore diffusione dei più svariati media di rappresentazione. Dalla fotografia al video, dalla performance all’istallazione che comprende oggetti, componenti del quotidiano, materiali di scarto, elementi di un mondo estraneo a quelli che erano i mezzi espressivi classici: oggi la pittura è affiancata da una varietà di modalità espressive sempre maggiore e in continuo mutamento.
Una risposta viene proposta dalla galleria milanese con una collezione di opere realizzate da quattordici artisti differenti, per provenienza, età e tematiche, il cui unico legame, più forte di qualsiasi soggetto condiviso, è la tecnica: la pittura elevata nuovamente a protagonista.

Indagati non come contenuti ma come veri e propri mezzi di realizzazione ed espressione, pennelli e tele riassumono quel primato che nel corso del diciannovesimo secolo sembrava essere loro stato tolto, o almeno affiancato dalla presenza di nuove possibilità dell’espressione visiva, spesso legate a una tecnologia in continuo divenire e alla ricerca di nuovi materiali.
Non è importante lo stile, ne tanto meno il soggetto, non si distingue tra astratto e figurativo: il vero interesse è solo proporre le potenzialità ancora vive e attuali di un medium spesso considerato antiquato.
Paesaggi, ritratti, composizioni astratte dialogano tra loro andando a ricordare allo spettatore generi storicizzati e già catalogati dalla storia dell’arte sotto un nome e una definizione.
In mostra sembrano essere riconoscibili terminologie e storie di riferimento, che non rimangono però completamente fedeli o invariate: Il genere dell’autoritratto assume nuovi significati nell’opera di Mequitta Ahujia (1976), la cui fisionomia si fa pattern reiterato sulla tela, il paesaggio viene visto dal suo interno astraendosi attraverso lo sguardo subacqueo di Kristin Baker (1975), Matisse nelle sue forme ondulate prende nuovo movimento nei ritmi ondivaghi e geometrici di Marina Adams (1960), le figure sfaccettate sui piani cubisti di Picasso interagiscono con le immagini riprese da Instagram grazie al pennello di Allison Zuckerman (1990), mentre Jackie Saccoccio (1963) propone la Muta di Raffaello vestita da un velo di Tancredi. Come loro, gli altri artisti in mostra riprendono la pittura nelle sue mille prospettive espressive che passano dall’intimistico sguardo astratto, il cui valore sta nel gesto e nell’azione, al connubio più vario e innovativo che vede scansioni di carta olografica accompagnarsi all’acrilico o alle trame di calicò in contatto con l’antica pratica calligrafica.

Antica certo, ma da guardare con reverenziale rispetto, la pittura rimane ancora oggi una tecnica usata ed elogiata dagli artisti senza cadere nella nostalgia e senza seguire un trend mondano di amore per il vintage forse troppo hipster. Un fare lontano da quel sapore di banalità e “già visto” che gli viene attribuito dalla critica più alla moda. Perché, ancora, risulta piena di possibilità, di risorse e di eventualità non prevedibili, versatile tanto da trovare il suo posto creando un legame con i nuovi formati e supporti delle immagini, nati sotto i canti della musa di Instagram.
Sara Cusaro
A SPACE FOR THOUGHT
30 Novembre 2017 – 10 Febbraio 2018
BRAND NEW GALLERY – via Farini, 32 – Milano
Immagine di copertina: A Space For Thought – exhibition view, 2017-2018, Brand New Gallery, Milano – courtesy Brand New Gallery