BoCs Art Cosenza 2019 – Intervista ai curatori

BoCs Art è il progetto di residenza artistica del Comune di Cosenza che si svolge all’interno del complesso di architettura contemporanea voluto dal Sindaco e architetto Mario Occhiuto. Affidato dal 2018 a Giacinto Di Pietrantonio, ospita questo anno, dal 18 al 30 luglio, tre giovani curatori – Irene Angenica (Catania, 1991), Giovanni Paolin (Dolo, 1989) e Giacomo Pigliapoco (Senigallia, 1991) – a cui è stato chiesto di condividere la residenza con artisti da loro segnalati.
Per meglio comprendere le linee curatoriali e le scelte che hanno condotto alla selezione degli artisti e dei progetti che saranno realizzati abbiamo posto tre ampie domande a ognuno di loro.


Un’architettura fatta di grandi vetrate introduce una forte volontà di condivisione all’interno di una residenza che diviene luogo di scambi osmotici fra i suoi partecipanti e con l’esterno. Con quali criteri volete sviluppare questa rete di connessioni e cosa vi ha condotto alla scelta degli artisti da voi selezionati?

Irene: Ancor prima di arrivare ai BoCs di Cosenza avevamo avviato un dialogo tra noi curatori, un giro di telefonate per valutare la possibilità di proporre delle attività da svolgere con gli artisti invitati. Confrontandoci con gli artisti durante la residenza è emerso il desiderio di svolgere una serie di incontri, di presentazioni, dei momenti informali di condivisione delle nostre poetiche e ricerche. Oggi sera, da lunedì a venerdì, dalle 21 alle 23, realizzeremo degli incontri aperti al pubblico dove a gruppi di tre ci racconteremo agli altri creando nuove connessioni, confronti e dibattiti.
Gli artisti da me invitati sono per lo più cari amici, persone con cui ho condiviso molto sia a livello personale sia a livello lavorativo. Paolo Bufalini è un amico ormai di vecchia data, forse il primo artista con cui io abbia mai lavorato; si sta laureando in accademia a Bologna, città in cui ha gestito per diversi anni il project space Tripla. Con Davide Sgambaro e Davide La Montagna ci siamo frequentati molto quest’ultimo anno a Torino, in brevissimo tempo è nata una forte intesa. Con Sgambaro non avevamo ancora avuto occasione di lavorare assieme anche se ci siamo sempre confrontati molto sui nostri rispettivi progetti, vedevo terreno fertile per la sua ricerca in una dimensione rilassata ed estiva come quella di una residenza in sud Italia. Con La Montagna stiamo collaborando per un progetto partecipativo che avrà luogo questo ottobre in occasione di ArtVerona curato da CampoBase, collettivo di cui faccio parte.
Gabriel Stöckli, invece, non lo conoscevo, mi incuriosiva la sua ricerca e l’attività che svolge con Sonnenstube Lugano; invitarlo a BoCs mi sembrava una buona occasione anche per avviare nuove conoscenze, e forse, anche per questo, è nata l’esigenza di metterci a confronto in una serie di incontri serali.

Giacomo: Esaurita l’iniziale euforia di passare alcuni giorni con diversi ragazzi in residenza, sentivamo il bisogno di associare a ognuno di essi una pratica, un dettaglio, un aspetto che avrebbe ricondotto a una più rapida assimilazione e contestualizzazione delle loro individualità. Dialoghi aperti, confronti, presentazioni e condivisioni erano i format da adottare per far sì che questi scambi potessero portare ad approfondire le diverse unicità. L’apertura interna tra membri del gruppo ha permesso, finora, una facile relazione tra affinità e sono fermamente convinto che continueranno questi dialoghi di formazione reciproca.
Ciò che mi ha portato a selezionare Jacopo Belloni, Nicola Lorini, Patrizia Emma Scialpi e Alberto Venturini può essere ricondotto sia ai forti legami di stima e amicizia, frutto di continui incontri avvenuti negli anni, sia all’aspetto transdisciplinare che ho voluto dare al gruppo. Disegno, installazioni, video arte e performance erano aspetti che non coesistevano ancora nel mio habitat di produzione. Ho sfruttato, quindi, l’opportunità fornita dalla residenza per relazionarmi con differenti ricerche e punti di vista, avvicinandomi contemporaneamente a queste eterogenee espressioni.

Giovanni: Il primo approccio di curatori e artisti deve essere sempre rivolto allo spazio, sono contento tu abbia deciso di cominciare da una riflessione sull’architettura dei BoCs. Personalmente, ritengo queste vetrate uno strumento troppo immediato, quasi pornografico, non sono sicuro siano lo strumento più giusto per far sentire a proprio agio un artista. La volontà di condivisione deve nascere direttamente dagli artisti, o meglio, dalle persone che sono. Per questo motivo ho voluto rivolgere i miei inviti ad artisti che considero amici adatti a un’esperienza in cui è necessario un certo spirito di adattamento. Nella mia scelta ho cercato di mantenere il maggior equilibrio possibile, individuando persone con caratteri e ricerche diverse tra loro: due con cui avevo già lavorato recentemente, Marta Spagnoli e Giovanni Chiamenti, due di cui seguivo il lavoro da tempo ma con cui non avevo ancora avuto il piacere di collaborare come Matilde Sambo e Pietro Ballero. In generale, visto che questa è la mia prima residenza e sto vivendo un periodo di cambiamento, considero questi dodici giorni ai BoCs come uno spartiacque importante; come omaggio alla mia formazione, ho deciso di vivere quest’esperienza con artisti che gravitano in quattro città fondamentali durante la mia crescita: Venezia, Verona, Milano e Torino.



FU Foto FU_BoCs Luglio 01
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Bocs vuoti
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Quale, secondo voi, l’importanza di sviluppare dei progetti di residenza oggi? Come le opere prodotte in questo breve arco di tempo possono influenzare la ricerca di un’artista e l’attività di un curatore?

Irene: Secondo me il momento su cui puntare l’accento durante una residenza non è la produzione dell’opera in sé, ma i momenti di condivisione e convivialità che si creano attorno a essa. La possibilità di entrare in contatto con altri artisti, di poter parlare della propria ricerca e poetica, di alimentare uno scambio, un confronto, tutte cose che nel quotidiano non si riescono a sviluppare nel proprio studio cittadino. All’interno di una residenza artistica tutto ciò invece è molto agevolato, lo scambio è costante, si continuano a ricevere consigli di letture, di materiali etc.; per questo, secondo me, sviluppare dei progetti di residenza è ancora fondamentale.

Giacomo: La forza dei progetti di residenza continua a sussistere non nella sola focalizzazione dei giorni sulla produzione di singoli artefatti derivanti da precedenti ricerche consolidate, bensì nell’apertura a contaminazioni continue attraverso il confronto con gli altri membri della residenza. Durante la convivenza emergono continuamente affinità tra i residenti e vengono avviati scambi attivi tra le parti. Questo flusso di sinergie e legami personali apre a inediti percorsi che possono portare verso future collaborazioni.
Purtroppo, bisognerebbe avere progetti di residenza con tempistiche più dilatate per apportare significative influenze e migliorie nella produzione artistica e curatoriale. Il lasso di tempo limita a una piccola apertura, portando produzione e processo di ricerca, il più delle volte, solo a un primo step.

Giovanni: Giro la domanda: viaggiare e condividere esperienze potranno mai diventare fattori negativi? Proprio ieri ho sentito un’artista, qui in residenza, insistere su quanto qui sia più concentrata e riesca a lavorare davvero meglio rispetto a quando produce nel suo studio. Probabilmente, anche solo uscire dalla propria routine quotidiana può rappresentare uno stimolo diverso, non sono certo io a scoprirlo. Proprio per questo non parlerei delle opere prodotte ma dell’esperienza vissuta, riuscendo a toccare anche la nostra pratica curatoriale. Arriverei addirittura all’abolizione della necessità di produzione di un’opera durante residenze di questo tipo, diventa veramente secondario.
La coesione del gruppo è il reale segreto di questa residenza, quasi una sorpresa direi, a cominciare da noi tre curatori: per questo ci siamo posti come obbiettivo primario la conoscenza reciproca delle nostre ricerche tramite un programma serale di presentazioni aperto a tutti.

BoCs Art invita i cittadini a fruire le fasi di realizzazione delle opere, a interagire con gli artisti; può, questo rapporto, non essere prosaico? In che modo e come realmente influisce sul buon esito dei progetti?

Irene: Niente è più rétro di un artista che resta chiuso nel suo studio a produrre come in una monade leibniziana. Sono vivamente convinta che lo scambio con l’esterno deve essere sempre attivo e costante, e non solo con gli agenti del mondo dell’arte.

Giacomo: Aspetto già consolidato in precedenti edizioni della residenza, le intermittenze di cittadini in visita nei Bocs sono un aspetto su cui far forza per la realizzazione dei lavori. Lo scambio di aneddoti e conoscenze tra artisti e residenti può apportare fascinazione e interesse nell’avvio di diverse riflessioni. La città di Cosenza, conosciuta anche come Atene della Calabria, è variegata dalle numerose influenze transitatevi, è sempre stata territorio di scambio di tradizioni tra popoli. I BoCs, coniugando arte, paesaggio, cultura e storia, hanno alla base l’obiettivo di uno scambio di conoscenza, come una grande Accademia sul modello greco platonico. A mio avviso, però, andrebbero leggermente potenziate queste connessioni con i locali, al fine di avere un vero spazio aperto di produzione e confronto.

Giovanni: Devo essere sincero, purtroppo non ho visto molto lavoro svolto in questo senso, non è una questione di prosaicità. Sarebbe fantastico creare veramente delle connessioni tra il territorio e gli artisti in residenza ma il tempo è poco, i rapporti non si costruiscono dall’oggi al domani. Sono convinto che se comunicato al meglio, qualsiasi progetto di arte contemporanea possa rivelarsi interessante per almeno una fetta di pubblico locale non specializzato. Nel nostro sistema può essere accettabile il fatto di non prestare attenzione a ciò che succede intorno noi; sia in senso positivo sia negativo, il pubblico non può essere il metro di giudizio per la riuscita di un progetto, bisogna solo essere obbiettivi a riguardo.

A cura di Marco Roberto Marelli


BoCS Art 2019

A cura di Giacinto Di Pietrantonio

Curatori e artisti invitati: Irene Angenica (Paolo Bufalini, Davide La Montagna, Davide Sgambaro e Gabriel Stöckli) – Giovanni Paolin (Pietro Ballero, Giovanni Chiamenti, Matilde Sambo e Marta Spagnoli) – Giacomo Pigliapoco (Jacopo Belloni, Nicola Lorini, Emma Patrizia Scialpi e Alberto Venturin)

18 luglio – 30 luglio 2019

Viale Georges Norman Douglas (Lungofiume Crati) – Cosenza

Instagram: bocsartresidenze


Caption

A JUMI | BoCs Art Cosenza 2019 – Courtesy i curatori