Palermo assolata, invasa dal mondo dell’arte contemporanea, divisa da uno scontro senza quartiere fra affascinanti tradizioni locali e mostre spesso convincenti. Manifestano, nelle ricche praterie coltivate del sud Italia, braccianti schiavi, fuggiti dalle macerie, giunti in porti sprezzanti un potere ormai alla farsa, se non fosse il perdurare della tragedia. “L’invenzione della nave è coincisa con l’invenzione del naufragio”, questa la frase emblematica attorno a cui si fa spesso convergere il pensiero di Paul Virilio, queste le parole che oggi appaiono crudelmente profetiche. Da Palermo a Venezia, porto del mondo e città dove l’acqua dei canali, per recente sentenza, è di tutti, nessuno escluso. Venezia accoglie, presso la candida sede espositiva della Galleria Michela Rizzo, una momento di riflessione e profonda cultura realizzato attraverso i lavori del palermitano Aldo Runfola e la curatela di Matteo Bergamini.

Profeta moderno, le sue opere non sono di semplice lettura, non conducono all’attivazione gioiosa e un po’ facilotta dei sensi, non raccontano, indicano e danno spunti al pensiero. Come il filosofo francese, che da anni illumina la visione della nostra realtà rifacendosi alla dromologia, alla “scienza della velocità” che rende chiaro come il tecnologico culto per il movimento rapido non sia altro che una accelerazione verso la morte, anche Runfola possiede una visione teorica precisa e complessa, che si muove di opera in opera, diventando enigmatica senza mai superare con l’intelletto, l’estetica.
Tre le serie di realizzazioni in mostra, divise per forma espressiva e soggetto, unite da un fare in cui l’autorialità lascia, in maniera non banale e volutamente ambigua, il centro della scena. Macchie o Gocce ricoprono la tela con punti determinati dal caso. Superfici scure, ricamate sulla tela di iuta, generano uno strutturarsi dinamico dello spazio, giocano con regole espressive codificate e proprie del mondo dell’Arte Concettuale e dell’Arte Povera, si lasciano percepire come il fare di un’artista che è stato importante terreno di cultura per l’arte Neo Concettuale ma segnano una netta differenza svelando una porta di accesso verso il mondo magico dei soggetti non classificabili. Il ricamo strizza un occhio ad Alighiero Boetti e non si avvicina mai troppo ai cerchi neri del quasi coetaneo Alberto Garutti. Più enigmatico e meno sorridente di quest’ultimo, Aldo Runfola è intellettuale siciliano e come tutti i grandi personaggi nati o immaginati in quelle terre, in lui convive un profondo senso della vita e un’eleganza antica. Eleganza che appare nelle iniziali ricamate che vanno a comporre dei ritratti spesso non di immediata comprensione. Grandi volti abbandonano il “Pop alla vaccinara” di Sergio Lombardo e cedono i loro lineamenti alle cifre AR dell’autore. È un esplodere di “Io” che non scomodano Pirandello ma che si fanno attuale presa di coscienza su questa nostra società dell’ultra-comunicazione. Volti unici e globali vivono oggi nella storia narrata dai posteri, si perdono nell’eccesso di connessioni e di conoscenze inutili. I Ritratti di Runfola sono un omaggio, quasi triste, a grandi menti del passato, a idee profonde che hanno costruito un pensiero massiccio, dalla consistenza non gassosa.

Poi un lampadario, l’immagine di un elegante lampadario in cristallo compare su una fragile superficie di cartone dove sono stampati, per colmare un alfabetico horror vacui, nomi di grandi artisti riuniti senza un apparente motivo logico. Dal punto ricamato, passando attraverso le iniziali del nome, si è giunti a una serie di nomi celebri; tre modalità differenti per dare vita a un significante che si fa logo e che gioca con il suo significato.
Tutto è casuale, tutto prende un reale valore solo attraverso l’essere del fruitore che conosce e ipotizza. L’opera si presenta come un grande marchingegno linguistico, come lo strumento di un gioco dal sorriso amaro in cui si indaga l’identità di ciascuno di noi, che fa riflettere sul nostro stare nel mondo. Delle opere, una mostra che non permette una conclusione ma solo parentesi, momenti di riflessione e rimandi, che conduce a un racconto colto e enigmatico, libero nel suo divenire.
Marco Roberto Marelli
ALDO RUNFOLA
a cura di Matteo Bergamini
09 giugno – 05 settembre 2018
GALLERIA MICHELA RIZZO – Isola della Giudecca 800 Q – Venezia
Immagine di copertina: Aldo Runfola, Nomi – Exhibition view, Galleria Michela Rizzo, Venezia, 2018 – Courtesy Galleria Michela Rizzo, ph Francesco Allegretto.