Il Classico di Agostino Iacurci (Foggia, 1986), altro non è che “nobile semplicità e quieta grandezza”. Tutti almeno una volta, tra i banchi di scuola, siamo incappati in questa sentenza che Johann Joachim Winckelmann aveva utilizzato come definizione ultima di quello che oggi conosciamo come il “Neoclassicismo”.
Ne possiamo riconoscere le ombre nella Gypsoteca creata per M77 Gallery, dove trovano spazio sculture e opere in grado di trasformare tutto ciò che può essere ricondotto alla definizione di “classico” decisamente contemporaneo.
Iniziando da una riflessione sulla corrente artistica, teorizzata nel diciottesimo secolo, che esaltava l’arte antica a modello assoluto, l’artista sposta il suo interesse su un aspetto preciso: il classico, così raccontato, altro non è che un arte del passato, vista con l’occhio moderno di chi poteva conoscere di essa solo le tracce lasciate dal tempo.

Il bianco, il candore del marmo, il perfetto equilibrio, erano i capisaldi su cui si fondava l’idea di arte classica. Non si pensava, in quel periodo, che greci e romani, tanto esaltati a modello, avevano invece una ben diversa idea.
Il colore bandito nel 1700, era invece uno degli elementi cardine della statuaria antica. In questa, marmo, bronzo, gesso e legno avevano infatti un rapporto stretto con la componete cromatica.
Da quasi due anni Iacurci si è interessato a questa caratteristica, generata da questo scarto storico. Con le sue opere le forme classiche delle sculture, gli elementi architettonici e di decorazione, che il nostro occhio è abituato a vedere con la loro pallida e monocromatica forma, rivivono nella forza dei colori, riappropriandosi della loro antica posizione: non più trasparenti esistenze auliche e silenziose, immagini di antenati scomparsi o voti muti, ma forti e irruenti presenze, capaci di riportare in vita gli dei protettori.
Con i pattern grafici e la forza muralista che caratterizza la sua produzione, l’artista espone in galleria, tra le pareti cariche di colore, busti di avi, anfore e vasi, statuette votive e colonne, creando una collezione unica, sottostante alla sua visione personale e “restaurata” dell’antico.
In galleria, tra gli spiriti di divinità antiche e immagini iconiche della storia dell’arte, l’atmosfera rivive il colore antico attraverso cui si rivolge non solo una preghiera destinata all’Olimpo, ma anche una provocazione allo spettatore: l’attenzione si rivolge su uno dei grandi inganni della storia che da sempre ha imperato nella percezione attuale del passato, che ha permesso il sopravvivere di un mito alterato delle nostre radici.

Le antiche statue di marmo bianco, che per secoli sono state l’immagine dominante di un epoca, sono in realtà fantasmi creati dai racconti dei posteri. Non lontane da queste sono le immagini di illusorie mitologie e di figure virtuali che popolano il pensiero contemporaneo. Oggi sono molte le false certezze che aspettano solo di essere rivelate, così come sono stati riscoperti gli antichi colori dell’arte greco-romana.
Questo passo nel profondo di un simbolo, diventa il pretesto con cui, attraverso il disegno lineare da illustratore e gli accostamenti psichedelici di colore, si prova a riaprire gli occhi di chi guarda verso la realtà contemporanea, per una nuova consapevolezza.
Sara Cusaro
AGOSTINO IACURCI
GYPSOTECA
22 maggio – 8 settembre 2018
M77 GALLERY – Via Mecenate, 77 – Milano
Immagine di copertina: Gypsoteca – Exhibition view, M77 Gallery, Milano, 2018 – Courtesy M77 Gallery, ph Lorenzo Palmieri.