Dopo aver visto i lavori di Yu Cai, la frase “pink is the new black” nasce praticamente da sé; non credo avrei potuto trovarne una più adatta per il titolo di questa intervista. Immaginavo potesse essere già stata utilizzata da qualcun altro e, quando l’ho digitata su Google, è emerso un libro sugli stereotipi di genere nella scuola d’infanzia. Spero le autrici mi perdoneranno se utilizzo l’espressione; i luoghi comuni non si legano con il lavoro di Yu Cai, e il rosa fluo è pure di tendenza.
L’eccesso e il kitsch affascinano da sempre. Quando ho visto il banchetto di Yu Cai a SPRINT Milano 2021, non potevo che restare catturato dalle sue grafiche. Yu è una giovane artista cinese che oggi vive e lavora a Venezia, città da sogno, come oniriche sono le atmosfere vaporwave dei suoi lavori ipercromatici, dolci e densi di particolari.
I tuoi disegni galleggiano tra atmosfere surreali, psichedeliche e kitsch, a volte mostrando una quotidianità trasfigurata einconsueta. Come sei arrivata a definire questo tuo stile così ricercato?
È buffo che tu me lo chieda, perché “avere uno stile” è qualcosa che ho davvero inseguito per anni, sperimentando di continuo tra soddisfazioni e delusioni. Col tempo ho capito che, forse, non dovevo affatto cercarlo, trattandosi più di un processo inconscio e in divenire. Presumo che comunque nei miei lavori si possano riscontrare davvero alcune costanti, sicuramente l’atmosfera giocosa. A parte la questione dello stile, spero che le mie grafiche agiscano come piccole sorprese, aiutando chi le guarda a dimenticare le preoccupazioni e rivelando particolari che nella realtà non sono sempre così facilmente visibili. In questo senso vedo il lavoro dell’artista simile a quello dello psicologo.
I tuoi colori preferiti sembrano essere rosa, e poi giallo, azzurro e verde. Utilizzi spesso questecromie?
Oltre al rosa mi piacciono molto i colori pastello, nondimeno adoro anche le tinte scure; forse potrà sembrare un paradosso, me ne rendo conto, ma sono sfaccettature della mia personalità duplice. Mi lascio condurre dalle situazioni e sono queste a farmi prediligere certe tinte piuttosto che altre; dipende dai momenti e da quale parte prende in me il sopravvento. Non dovrebbe meravigliare più di tanto, sono molti gli artisti la cui produzione muta radicalmente nel tempo, anche Picasso ebbe i suoi “periodi”.
Il tuo periodo rosa è particolarmente intenso, al punto che hai inserito questo colore nel tuo nickname! Chi è la ragazza dietro @yucai_pink? Come sei approdata a Venezia e perché hai deciso di rimanervi?
Come ti dicevo, dentro di me convivono due nature ben distinte: si nota in molte mie creazioni, una parte di me è rosa, dolce e indugia nell’infanzia, l’altra invece è molto più dark rendendomi davvero necessaria la prima nell’affrontare con fiducia le difficoltà quotidiane. Nella vita ci si scontra spesso con svariati problemi e per superarli ci vogliono pazienza e ottimismo perché siamo noi a scegliere da cosa lasciarci ferire, a cosa dare peso e cosa ignorare. Quanto a me, è sufficiente posare lo sguardo sulle cose che subito ne vengo ispirata! È uno dei tanti motivi per cui amo tanto Venezia. Si tratta indiscutibilmente di una città magica che solletica incessantemente il mio cervello, come se mi trovassi in un parco giochi dove ponti e canali si trasformano giostre. Racconto un aneddoto. Una volta, camminando nel mio quartiere, ho scorto un treno in corsa sulla laguna, la silhouette stagliata nella nebbia; per me è stato come vedere una scena di Spirited Away, carrozze che sfrecciano sull’acqua in una dimensione parallela. All’interno, un uomo senza faccia che pareva un mostro ma in realtà era dolcissimo.
Hai studiato pittura e arti grafiche. Pensi di raccogliere le tue storie in una raccolta stampata prima o poi?
Sì, assolutamente. Appena terminati gli studi in Accademia ho iniziato a disegnare illustrazioni e composto brevi storie, dapprima piuttosto tradizionali poi maggiormente ironiche e naif. Senz’altro in futuro farò cose ancora diverse ma il proposito è pubblicare in ogni caso nuove fanzine e libri che le raccolgano, così da tenere traccia di quanto ho prodotto, dei miei cambiamenti e delle belle cose che ho vissuto. A SPRINT, quando ci siamo incontrati per la prima volta, avevo fanzine molto semplici, stampate con le opere degli ultimi due anni. Non ne ho portate molte perché mi trovavo come tuttora in una fase di transizione, sperimentando nuovi linguaggi che vorrei vedere più maturi prima di proporli al pubblico. Il fatto è che mi faccio sedurre da più stili, costantemente incuriosita da tante cose, forse troppe, per questo da una parte cerco di mantenere i piedi per terra e non cambiare continuamente mano. D’altro canto sono convinta che apprezzare cose diverse e testare nuove modalità espressive non significhi per forza tradire il proprio stile. Al contrario l’evoluzione – se elastica – può consentire all’artista di avvicinarsi alla propria essenza, proprio attraverso i cambiamenti di rotta.
Nei tuoi fumetti i protagonisti sono spesso due ragazze e un cane (un carlino giallo). Chi sono?
Le vignette sono ispirate a storie quotidiane, vi riporto me stessa e i miei amici oltre ad alcuni personaggi inventati, ma anche questi ultimi derivano da persone che ho incontrato. Per quel che riguarda il cane, tempo fa ne ho avuto davvero uno, anche se per un periodo breve; mi piacciono molto i carlini, trovo che abbiano un particolare senso dell’umorismo e, oltre a ciò, li amo tantissimo dal punto di vista estetico.
Lavori direttamente in digitale o prima fai schizzi a mano? Decidi già dall’inizio con quale tecnica di stampa e colori intendi terminare un progetto?
Nella fase preliminare preferisco di gran lunga schizzare a mano libera, mi viene molto più naturale, mentre il seguito varia. Un anno fa illustravo tutto su carta e anche oggi, talvolta, non uso affatto il computer, ogni tanto disegno direttamente in digitale, dipende dall’effetto che voglio ottenere. Non penso subito alla stampa, si tratta di una riflessione che avviene a disegno concluso. La scelta di una determinata tecnica avviene logicamente pensando al tipo di resa su carta, colori e dettagli per citare due caratteristiche. Da due anni a questa parte m’interessa molto la stampa Risograph, che come la serigrafia offre la possibilità di colori accessi e fluorescenti, sovrapposizioni e fuori registro.
Le storie di Yu Cai sono talvolta dolci, divertenti ma a tratti anche tristi e un po’ creepy. Che mix! Solo dalle passeggiate per Venezia prendi ispirazione per i tuoi racconti?
Come ti spiegavo prima, sono convinta che nella vita coesistano tristezza e dolcezza. Ne risulta una miscela a volte ben bilanciata altre meno ma col tempo si può allenare una relativa capacità nel governare emozioni e coscienza evitando di venirne dominati. Si tratta di esercizio e costanza, come la forza che si conquista allenandosi in palestra. Per rispondere in modo più puntuale, solitamente mi lascio ispirare da ciò che vivo quotidianamente e tendo a rielaborare qualsiasi circostanza mi emozioni. Per ora è Venezia, questa città magica, il mio playground, che come un filtro riesce a trasformare tutto ciò che mi sta attorno in qualcosa di divertente, bello o strano, e comunque sempre affascinante.
Velvetchaoss è il tuo shop online? A cosa si deve il nome utilizzatoper il dominio?
Mi affascina l’estetica vapor, le sue luci e texture, da cui l’idea per la pagina web “velvetchaoss”, un negozio online realizzato in collaborazione con un amico americano, che si occupa perlopiù della parte commerciale. Al momento l’invio del merchandising è possibile solo negli Stati Uniti ma conto presto di estendere la possibilità di acquisto anche in Europa, sicuramente in Italia.
A cura di Simone Macciocchi
Instagram: yucai_pink
Caption
Yu Cai – Courtesy Yu Cai