Esiste! Il mostro della Darsena esiste. È un dragone blu che, dalle acque dell’oceano, ha risalito fiumi e canali fino ad arrivare qui, a Milano. Non si tratta di leggenda ma del racconto racchiuso nell’istallazione dell’opera Blue Dragon, di Yari Miele (1977), visibile fino a fine mese all’Edicola Radetzky.
Sotto l’attenta curatela di Giorgio Verzotti, l’artista canturino porta sul Naviglio milanese un singolo pezzo carico di diversi significati. Prosegue così la serie di istallazioni di arte contemporanea proposte da Progetto Città Ideale, e rivolte, con il patrocinio del Comune di Milano, alla riqualificazione dell’edicola di Viale Gorizia.
Il Drago di Yari Miele, creato dall’accostamento di blocchi di marmo dalla forma ovale appesi e basculanti nell’edicola, porta, in un contesto domestico, esotici rimandi a un abisso oceanico che trovano concretezza nel riferimento alla tipologia di materiale utilizzato.

L’accenno a una cultura lontana, come quella tradizionale cinese, è immediato. Qui il dragone è considerato simbolo, oltre che di forza, armonia e fortuna, della divisone dell’anno, del passare del tempo.
Non è forse un caso che lo scorrere dei momenti venga rappresentato dalla stessa simbologia della figura, per essere poi richiamato dalla struttura quasi effimera, galleggiante nell’aria, in un contino oscillare come di pendolo, quasi impercettibile, leggero, eppure presente e costante.
Ripetitivo e invariabile è infatti il passaggio, la trasformazione che ogni giorno trasfigura la scultura: se con il sole, il marmo mostra la sua naturale intarsiatura, di notte, il colore fosforescente dona un nuovo volto alla scultura.
Qui si mostra la sua natura di gioiello che rinnega la pesantezza della materia: il marmo sembra contenere il suo opposto in questa componente di leggerezza e fluttuazione, in questo suo lato prezioso, nonostante il suo essere materiale semplice.
La staticità del blocco, viene incanalata verso un dialogo con il movimento, non solo dato dall’essere appeso alla struttura in opposizione alla gravità, ma anche e soprattutto, dallo sfavillio del colore.
Si tratta di una tecnica già più volte utilizzata da Yari Miele che interagisce con il materiale in modo da creare, per questo e su questo, le condizioni necessarie perché la materia fisica possa modificarsi assumendo una diversa identità.

La vernice fluorescente è in grado di catturare luce, assorbirla per poi rilasciarla in un secondo momento, creando ulteriori stratificazioni oltre a quelle già presenti nella natura delle venature del marmo: segni del passare del tempo quotidiano, non più solo di ere geologiche.
Le striature in grado di apparire e scomparire con il cambiamento della luce circostante, legano l’alternarsi delle fasi del giorno in un continuo rimando tra ciò che prima è avvenuto e ciò che di conseguenza avverrà, in un necessario incedere di attimi, che vanno a scandire l’alternarsi del giorno e della notte.
Sembra un gioco magico, che meraviglia e incuriosisce come il rimando alla creatura marina, un po’ sconosciuta, un po’ leggendaria, un po’ attraente ma allo stesso tempo spaventosa, che oggi abita la Darsena di Milano.
Sara Cusaro
YARI MIELE
BLUE DRAGON
a cura di Giorgio Verzotti
30 Gennaio – 20 Febbraio 2018
EDICOLA RADETZKY – viale Gorizia – Milano
Immagine di copertina: Blue Dragon – exhibition view, 2018, Edicola Radetzky – courtesy Edicola Radetzky