X contemporary: nuovo spazio d’arte contemporanea che cresce sulle macerie edilizie del contesto sociale di Chiesa Rossa

<<Qualche sera più tardi, il padre lo fece entrare di nascosto nella soffitta del museo. In quella luce polverosa, il ragazzo vide modellini navali rotti, teste di statue, vecchie insegne e pile di porte distrutte. C’erano vasi di vetro pieni di strani liquidi, uccelli impagliati e gatti immobilizzati a metà di un salto su supporti di legno>>.

Così, nel romanzo La straordinaria invenzione di Hugo Cabret (Brian Selznick, 2007), l’autore racconta il primo impatto del protagonista Hugo con la soffitta museale del padre, che ricorda molto le collezioni bizzarre delle Wunderkammer. Detta anche Camera delle Meraviglie, questa struttura cinquecentesca nasce e cresce dentro l’utopia di poter riunire buona campionatura del mondo intorno a sé attraverso la catalogazione di oggetti stravaganti. Da elementi naturali come zanne di elefante o squame di coccodrillo, fino a manufatti artigianali, libri e carte geografiche, il modello museale delle residenze signorili viene spazzato via dalla rivoluzione scientifica e il successivo pensiero illuminista. Eppure, la mostra Ritratto di famiglia, realizzata a cura dell’Associazione Culturale X contemporary e visitabile fino al 10 febbraio, sembra evocarne gli spettri. Il quartiere di piazza Abbiategrasso a Milano ha accolto artisti che, in seguito alla vittoria di un bando comunale, lo scorso agosto hanno ottenuto, con affitto agevolato, uno spazio in via Santa Teresa. Durante la ristrutturazione del luogo, che oggi si divide in uno spazio di ricerca e in uno espositivo (dal nome complessivo spazio X) , gli abitanti di Chiesa Rossa si avvicinavano sempre di più per conoscere la realtà che i due giovani stavano mettendo in piedi attraverso i loro sforzi fisici ed economici. In maniera del tutto spontanea, per contribuire al nascente spazio d’arte contemporanea, i residenti dei palazzi limitrofi fecero a Roberta e Carmine i doni più svariati: da biscotti e succhi per rinvigorirsi al momento della ristrutturazione a fotografie d’epoca, francobolli, tessere del PCI e bizzarre cianfrusaglie. Questi oggetti e i dialoghi con gli abitanti stessi hanno permesso agli artisti di conoscere in parte la storia di piazza Abbiategrasso e dintorni, tra resistenza antifascista, aggregazione etnica e disagi sociali. Un ulteriore approfondimento, realizzato dal giovane professore di storia Diego Morgera, conferma le pieghe di un quartiere da troppi anni abbandonato dagli organi statali, che lotta contro l’edilizia pubblica e la mancanza di investimenti. I fogli della ricerca storica sono affissi sulle pareti che gli artisti hanno deciso, per questa prima mostra, di rivestire in parte con carta da parati a strisce, la quale evoca immediatamente una dimensione casalinga. L’allestimento prevede l’esposizione di alcuni mobili e oggetti del quartiere come vecchie bambole provenienti da tutto il mondo e fotografie di famiglia, libri di ricerca utilizzati per la realizzazione della mostra stessa e, soprattutto, una collezione di tessere del PCI, le cui sede occupava il numero civico adiacente. Clarissa Falco decide di cucire su stoffa bianca il perimetro dell’ultimo baluardo di resistenza: il centro sociale Zam di via S. Abbondio 4. Accanto anche la cucitura di un mattone rosso, tipico elemento architettonico della zona da cui prende il nome Chiesa rossa, e il profilo del fragile grattacielo della Piana abbandonato al degrado con i suoi ferri scoperti.



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L’installazione di Adriana Tomatis parte dal ritrovamento, nella strada antistante spazio X, del tipico frutto peruviano Mate Burilado, a testimonianza di una consistente comunità sudamericana nel quartiere. In seguito allo scambio linguistico e culturale con alcune famiglie peruviane di piazza Abbiategrasso, l’artista scopre un loro dolce tipico a forma di bambola dagli aromi pungenti: il t’anta wawa. La ricetta prevede l’utilizzo di determinate spezie che in Italia è molto difficile reperire e che spingono Adriana a una lunga e minuziosa ricerca degli ingredienti. In mostra espone il filmato della preparazione del dolce registrato su un canale Youtube e le tracce della tavola imbandita su cui, durante l’opening, gli spettatori hanno consumato il t’anta wawa, sottolineando l’importanza del cibo come forma di condivisione. In prestito da ENECE Film è il documentario sulla pratica artistica dell’Atelie Collar, che testimonia il lavoro orizzontale e politico della compagnia marionettistica degli ex alunni di Eugenio Monti. Il filmato anticipa un’idea di famiglia allargata e non consanguinea, che emerge limpidamente dal lavoro attiguo di Manuela Piccolo. Si tratta di una serie di linee incise su un materiale termoplastico tendente al nero che evocano come catene montuose dei ritratti di famiglia tradizionali. Il filo che connette i profili dei soggetti raffigurati rimanda alla genealogia matrilineare della fotografia Por um Fio (Per un Filo) di Anna Maria Maiolino (1976), in cui l’artista posò uno spago in bocca che la collegava alle labbra di sua madre e sua figlia. Ma i ritratti di Manuela sono svuotati volontariamente della loro specificità, per parlare di una famiglia concepita come gruppo di persone unite da interessi o circostanze materiali, in modo tale che nella sua opera (La famiglia è una catena montuosa, 2018) ogni spettatore si riconosca.

Durante l’inaugurazione di spazio X, l’ultima sala della mostra era occupata dalla performance di Benedetta Incerti, che riflettendo sulla formula infantile “Tu non puoi giocare”, mette in scena le prove con il gioco degli elastici che da bambina faceva nella casa della nonna per essere all’altezza dei suoi compagni di gioco. Pur essendo un atteggiamento tipicamente infantile, il meccanismo di esclusione preannuncia le strutture elusive tipiche della società competitiva neoliberista, basata sulle tre passioni tristi di Paolo Virno: paura, ambizione e disprezzo. Benedetta ha deciso di lasciare nello spazio gli “oggetti di scena” della performance (sedie della nonna ed elastici), che da un lato si integrano perfettamente con l’ambiente casalingo circostante, dall’altro rischiano di esserne soffocati e dialogare poco con l’iconografia del lavoro antistante di Elena Perugi. Si tratta di una fotografia. stampata su tela e sovrastata da alcuni interventi pittorici, che narra un percorso quasi dantesco nell’edificio al civico 29. Il palazzo residenziale da anni richiede manutenzione e va a braccetto con i 6400 mq del cortile la Piana – ultimo baluardo di una socialità partecipata – e lo spazio che fino allo sgombero per problemi edilizi del 3 ottobre 2017 ospitava il teatro Atir Ringhiera. Elena realizza un fotomontaggio in cui inverte l’interno con l’esterno, un’operazione per certi versi surrealista – ricorda molto il taxi che Salvador Dalì espose nella prima Esposizione Internazionale Surrealista del 1936 al cui interno pioveva e crescevano piante di ogni genere –, che riflette sulla trasformazione del complesso edilizio che nel tempo è stato modellato sempre più dagli abitanti del quartiere in base alle loro necessità materiali. Fuori dallo spazio, un espositore girevole, pieno di cartoline, ci illustra scorci meno turistici e più terreni del quartiere popolare di Chiesa Rossa. L’installazione Postcards #1 di Carmine Agosto gioca sul ruolo illusivo delle classiche icone “da cartolina”, mantenendone sì il formato, ma stampando delle fotografie da lui scattate durante i cinque mesi di “lavori in corso” dello spazio. Gli spettatori possono portarsi a casa le immagini mignon di muri scrostati, tag politiche e alberi grossolani, come testimonianza del carattere antropologico della ricerca che Roberta Riccio e Carmine Agosto stanno portando avanti con X contemporary.

Arianna Cavigioli


Ritratto di famiglia

a cura dell’Associazione Culturale X contemporary

13 dicembre 2018 – 10 febbraio 2019

spazio X – Via Santa Teresa 20 – Milano

www.xcontemporary.art


Caption

Ritratto di famiglia – Installation view – allestimento di Roberta riccio e Carmine Agosto, in foto lavoro di Carmine Agosto, Postcards #1, installazione, espositore girevole, fotografie stampate su formato cartoline – Courtesy X contemporary


Ritratto di famiglia – Installation view – allestimento di Roberta riccio e Carmine Agosto, in foto lavoro di Clarissa Falco, To leave nothing behind, tre ricami, 21 x 29,7 cm, 2017 – Courtesy X contemporary

Ritratto di famiglia – Installation view – allestimento di Roberta riccio e Carmine Agosto, in foto lavori di Adriana Tomatis, Dalle Ande alle Alpi, installazione, tavolo, tovaglia, fiori, utensili, t’anta wawa, ENECE film, Atelier colla, video, 1 ora e 34 minuti, 2011 – Courtesy X contemporary