L’universo estetico di Vincenzo Cabiati a Milano

È un “flusso continuo di coscienza pop” quello in cui ci immergere Vincenzo Cabiati facendoci entrare nell’alternativa sede espositiva milanese che ospita la sua ultima mostra. Un viaggio da “Alice nel Paese delle Meraviglie mediatiche” invade, infatti, parte degli spazi dell’associazione per la promozione dell’arte contemporanea ASSAB ONE. RICH BITCH – Tutto è relativo… è il titolo del percorso curato da Michela Eremita che, fino al 25 novembre, accoglierà le opere del maestro ligure in un susseguirsi di realizzazioni, compiute in epoche differenti e con materiali diversi fra loro, selezionate senza alcuna volontà antologica ma con la finalità di tessere un filo rosso che ha come punto focale la relazione fra opera, sentimenti e la cultura che li circonda e contiene.

Vincenzo Cabiati
Gli anni in tasca 1&5, 1999 – courtesy ASSAB ONE – ph Marcello Campora

Vincenzo Cabiati nasce nel 1954 a Vado Ligure, in provincia di Savona, e si trasferisce poi a Milano dove realizza il suo esordio artistico nel 1986. Il percorso estetico intrapreso raccoglie rapidamente l’interesse dell’allora Studio Marconi dove realizza due mostre personali nel 1989 e nel 1991, inserendosi così nel cuore del mondo dell’arte meneghino. Artista aperto all’uso di diversi materiali, nella sua ricerca ben si evidenzia una stretta relazione con le più varie pratiche artistiche, in una visione ampia, che accoglie stimoli per tradurli in un linguaggio originale, dal quale spicca una magistrale capacita tattile nell’utilizzo della ceramica. In perfetta sintonia con gli operatori estetici della sua generazione, guarda alla produzione culturale alta e bassa del passato come a un grande contenitore da cui raccogliere e rielaborare, in maniera differente, immagini e sensazioni.
Le opere in mostra, anche se non riescono a interagire pienamente con l’ambiente che le circonda, entrano però in perfetto dialogo fra di loro e con la nostra epoca, rivelando come la riconoscibilità immediata di un artista sia una zavorra del passato da lasciar cadere in favore della possibilità di sollecitare lo spettatore nella maniera ogni volta più efficace in riferimento al tema trattato.

Portando uno sguardo attento sulle opere di Cabiati presenti a Milano subito in noi si attiva un meccanismo di rimandi che ci mette immediatamente in un rapporto più diretto, familiare, con ciò che stiamo ammirando. Le grandi tele luccicanti e monocrome ricoperte da fori, appese in sequenza su una parete, e i vicini vasi bianchi baroccheggianti, da cui “saltano” dei cerbiatti iconici al neon blu, creano un primo facile rimando al lavoro di Lucio Fontana per poi attivare, poco dopo, dei collegamenti più deboli e soggettivi con altre opere meno famose dell’arte antica e di oggi. Le piccole sagome blu luminose potrebbero infatti ricordare i personaggi Disney che appaiono nell’opera No Frost di Liliana Moro del 1990 oppure essere fuggiti dalla serie di semplici e cordiali sagome dell’opera Buongiorno di Eva Marisaldi del 2002.

Vincenzo Cabiati
La figlia del poliziotto, 2001 – courtesy ASSAB ONE – ph Lilian Istriati

In un’epoca in cui siamo tutti i giorni sottoposti a un fitto e continuo bombardamento di immagini e idee, il percorso espositivo di Vincenzo Cabiati si fa sintomatico di un passaggio epocale, iniziato sul finire degli anni Settanta con l’avvento del Post-modernismo, e oggi profondamente mutato ma vivo più che mai in un’epoca che brucia velocemente tutto quello che produce e dove la memoria si fa leggera e maneggevole ma sempre più vulnerabile e selezionabile.

Marco Roberto Marelli

VINCENZO CABIATI

RICH BITCH – TUTTO È RELATIVO…

a cura di Michela Eremita

25 ottobre – 25 novembre 2016

ASSAB ONE – via privata Assab, 1 – Milano

www.assab-one.org

Immagine di copertina: Vasi, 2016 – courtesy ASSAB ONE – ph Lilian Istriati