Valerio Nicolai (Gorizia, 1988) torna a Milano con Amarena, ultima prova dell’artista, visitabile presso Clima gallery fino al 25 maggio.
Ci emoziona portando allo spettatore un percorso riflessivo e dissacrante. Appena entrati in galleria i dipinti avvolgono il pubblico in una morsa rossa e li catapulta immediatamente nella narrazione. Le grandi tele in cui ci imbattiamo presentano situazioni in bilico tra quotidianità e surreale: un macchia apparentemente indelebile sul muro, dei busti sommersi, tavolo frantumato. Il rosso denso della pittura sembra contaminare ogni visione senza uscita, volutamente iperestetizzata e claustrofobica.
A dare ordine a un universo apparentemente caotico è il testo di Matteo Mottin che spiega come le opere siano legate da una serie di aneddoti storici che conducono le file del discorso. Le storie proposte non hanno una vera rilevanza storica, rispecchiano perfettamente il mondo esistenziale contemporaneo ossessionato dall’io. Il testo parla di apocalissi personali, i fatti riportati sono inutili a livello collettivo ma assumono una importanza macroscopica nei protagonisti. Amarena è un viaggio nelle pieghe della Storia tra crudeltà, speranza e nonsenso. La dimensione surreale trova un contesto e l’artista crea una dimensione criogenica. Le opere ci propongono situazioni di stasi, come se lo spettatore arrivasse un passo prima del disastro, o subito dopo. In Dito, siamo tentati, insieme al naufrago, di sfiorare l’oceano anche se l’acqua rischia di distruggerlo.
In questo universo popolato da angoscia e dolore ci muoviamo nelle sale della mostra dove passiamo da un mondo metafisico a una serie di paesaggi bucolici e altrettanto criptici, accompagnati da una scultura. Notiamo solo ora che sotto il bombardamento d’informazioni si cela un’amara ironia, le vicende che vediamo susseguirsi sono intimamente legate a una impressione di nonsenso, le imprese dei nostri eroi evidenziano la loro assoluta inutilità. L’installazione Il festeggiato capeggia nella sala: è Alessandro Manzoni, un uomo dalla fede incrollabile che nonostante veneri ciecamente il suo dio, cade e batte la testa fuori dalla Chiesa di San Fedele. Lo vediamo ritratto in un atto di rabbia e vendetta finale, l’ultima beffa di un amore non ricambiato. Troviamo una sottile vena di umorismo nella successione degli scenari che non basta a sublimare il senso di incompiutezza e angoscia, anzi tende ad accentuarsi con il susseguirsi delle opere, una dopo l’altra come delle gustose caramelle con cui strozzarsi.
In questa raccolta di eventi apparentemente futili si cela la morbosa ossessione della ricerca di senso che si nasconde nei mondi soggettivi. In ognuna di queste situazioni, visti crollare i fragili orizzonti della propria prospettiva, i soggetti emersi tornano a essere ingoiati nel mare delle informazioni. Situazioni quotidiane e ricordi d’infanzia si mischiamo con una memoria collettiva che passa da folclore alla curiosità storica, un caustico connubio che si appiattisce in un onnipresente filtro rosso, che arriva ad annichilire i sensi e ad appiattire i soggetti. L’amarena ci perseguita per tutta la mostra, la sua sostanza sembra imbrattare ogni angolo percettivo, si è confusi, non si comprende se si è di fronte a un ricordo autentico oppure davanti a un mero mezzo estetico, un’esca per attirare il pubblico nel vorticoso percorso. La sensazione certa è che la mostra si smarca dal cibo liquoroso per andare a minare le certezze dal nostro piccolo mondo, fatto di cocci e ossessioni spazio-temporali autoreferenziali.
Viola Morini
Valerio Nicolai
Amarena
Testo critico Matteo Mottin
26 marzo – 25 maggio 2019
Clima Gallery – Via Alessandro Stradella, 5 – Milano
Instagram: clima_gallery | larrynicolai
Caption
Valerio Nicolai, Amarena – exhibition view, Clima Gallery, Milano, 2019 – Courtesy Clima Gallery, ph Marco Davolio