La pittura non muore mai, sfrutta nuovi media, abbandona pennelli e trementina per farsi linguaggio attualissimo e affascinante che resiste sempre a tutte quelle teorie che la vogliono defunta da decenni. A Milano, in una riuscitissima mostra curata da Gaspare Luigi Marcone presso gli spazi della galleria Renata Fabbri arte contemporanea, Goldschmied & Chiari coinvolgono e letteralmente immergono il fruitore all’interno di un pigmento che vive fra l’essere e l’apparire. Le opere sono in realtà degli specchi sui quali sono stati riprodotti alcuni scatti fotografici che ritraggono nubi colorate, generate da fumogeni, in bilico fra lo zucchero filato e mondi gommosi. A uno primo sguardo potremmo credere di trovarci all’interno di uno dei magici regni incantati ideati dall’artista svizzera Pipilotti Rist ma qui non possiamo muoverci liberi, le opere sono rinchiuse con forza all’interno di uno spazio ben delimitato. Se uno sbalorditivo e innovativo processo di realizzazione permette di amalgamare perfettamente immagine stampata e immagine riflessa ciò che si fa caratteristica determinante è la cornice, quel bordo scuro che è netta distinzione fra le spoglie e bianche pareti della galleria e la profondità immersiva dell’opera. Il titolo stesso della mostra crea un corto circuito fra il termine “visioni/vedute”, che apre, se non alla pittura paesaggistica, almeno a qualche cosa di ampio ma provvisto di un punto di vista, e il termine “senza titolo” che rimanda alla modalità con cui gli artisti, molte volte, danno un nome a opere nelle quali, spesso, il soggetto rappresentato, quando esiste, passa in secondo piano.

Fra le più importanti artiste oggi presenti nel panorama internazionale, Sara Goldschmied (1975) ed Eleonora Chiari (1971) fondano il duo goldiechiari nel 2001 e intraprendono un percorso artistico che si allontana da un fare strettamente Post-Concettuale influenzate da un’estetica che non potremmo che definire pittorica. Lontane dai classici strumenti per dipingere, le loro realizzazioni, come quelle di Jannis Kounellis, danno una grande importanza alla determinazione di una precisa modalità di fruizione, alla ricerca di quello che potremmo definire un “punto di vista” privilegiato. Ciò può essere evidenziato nell’opera Dove andiamo a ballare questa sera?, grande installazione, dalle note vicende, realizzata nel 2015 e pensata per essere fruita negli orari di chiusura del museo che la ospitava. Alla volontà di esprimere una forte e malinconica critica alla società godereccia e vuota degli anni Ottanta si aggiunge una precisa ricerca estetica nella quale materiali e stati d’animo dei fruitori si fondono in una ricerca della luce che porta a un dialogo con la pittura da cavalletto, dialogo già intrapreso con il ciclo di scatti fotografici Nympheas.

Medium già utilizzato in lavori come La Démocratie est Illusion (2014) la superficie riflettente, lo specchio, viene utilizzato dal duo di operatrici estetiche in una maniera precisamente determinata che le porta agli antipodi rispetto a lavori come la scultura pubblica Cloud Gate realizzata nel 2004 da Anish Kapoor. Nel secondo caso l’opera vive nello spazio, lo ingloba e lo deforma diventando presenza pesante che modifica il paesaggio facendosi invadere dalla vita. Con le realizzazioni presenti a Milano ci troviamo nella situazione opposta, esiste uno spazio dell’arte in cui ci è concesso entrare e diventare tutt’uno con esso, uno spazio isolato e sicuro, definito e definibile con chiarezza. Un mondo nel quale i fumogeni, simbolo delle tante primavere e proteste di questi nostri anni, si fanno ludici e colorati, si fanno promotori di altri significati nascosti in un’opera che vive nel mondo dell’arte e che si distanzia dalla vita reale per generare la possibilità di trasmettere un pensiero profondo.
Marco Roberto Marelli
GOLDSCHMIED & CHIARI
UNTITLED VIEWS
a cura di Luigi Marcone
13 marzo – 6 maggio 2017
RENATA FABBRI ARTE CONTEMPORANEA – via Stoppani, 15/c – Milano
Immagine di copertina: Untitled views – installation views – courtesy Renata Fabbri arte contemporanea. Ph Bruno Bani