Percepire. Entrano in gioco i cinque sensi. Sentire. Ma non solo. Provare. Sono sei gli artisti chiamati a rapportarsi con questa tematica nella mostra presentata da ArtopiaGallery. Con loro si indaga più a fondo, si osserva rivoltando l’immagine: Under, Over, Through.
Sotto la curatela di Domenico de Chirico, Emiliano Aversa (1984), Jesse Benson (1978, Orange, CA), Adam Henry (1974, Pueblo, CO), Beatriz Olabarrieta (1979, Bilbao), Naoki Sutter-Shudo (1990, Paris) e Priscilla Tea (1983, Milan, Italy) mostrano attraverso opere differenti per tipologia ed espressione, le mille possibilità insite nell’idea di percezione.
Non ci si limita a una riflessione interessata in modo univoco alla definizione dell’azione percettiva come pura attività degli organi di senso. Questo primo passaggio basilare viene superato per un indagine più ampia che da vita a innumerevoli interpretazioni e nasce da uno stesso punto focale: lo spazio dell’opera.

È questo a diventare soggetto e catalizzatore. L’opera, nel suo esistere come superficie materiale e substrato di pensiero, permette di esplorare come il processo stesso del sentire si accresca e vari condizionato dall’azione stessa.
Il rapporto che viene creato con l’immagine diventa tale da approfondirla fino a intuire quale azione rimane sottostante alla sua comprensione.
Emiliano Anversa attraverso il video, ricerca nel movimento la purezza dello stesso. Attraverso una libertà nell’uso delle figure e dei soggetti, l’artista italiano trova nell’immagine il suo “a priori”, l’essenza che la distingue, per andare più a fondo, verso cosa esiste ancora prima delle alterazioni dovute alla sua ricezione.
Il nostro modo di percepire è, infatti, in qualche modo sempre falsato. Gli spazi claustrofobici, vuoti, con oggetti in prospettive stranianti, proposti da Jesse Benson, pongono lo spettatore di fronte a una domanda: dov’è l’errore nel sentire?
Ci si chiede però, a questo punto, se lo sbaglio ci sia davvero o se anche questo non sia forse più propriamente parte della nostra azione. Ciò che sembra essere più logico diventa il suo opposto, tanto che sulla superficie dell’opera questi due estremi possono convivere e sintetizzarsi in un unico punto di vista, come accade nei lavori di Adam Henry.
C’è spesso uno spazio di alterazione insinuato tra l’immagine primigenia e la sua copia trasposta nella modalità della sua lettura. È un vuoto che viene riempito da una differente azione percettiva, influenzata da molteplici variabili: su questa moltitudine di possibilità sembra soffermarsi l’opera di Beatriz Olabarrieta che abita proprio questo attimo di incomprensione.

L’illimitatezza delle potenzialità diventa il nuovo punto di partenza per una riflessione che, giunta fino a questo punto, ritorna alla sua concretezza in una lettura tutta contemporanea. L’opera di Priscilla Tea approfondisce l’espansione infinita dello spazio del web, dove le immagini che osserviamo sembrano scomparire, lasciando posto solo a un ricordo di percezione duale, tra mondo reale e schermo. Tutto risulta essere una questione di spazi, pieni e vuoti, concreti e immateriali.
Ogni opera in mostra risponde in modo differente al domandare del percepire: l’ampiezza, i livelli e le sfaccettature della nostra azione si sovrappongono e si accostano, permettendo di scorgere, le infinite potenzialità del rapporto con il mondo esteriore.
Sara Cusaro
EMILIANO AVERSA – JESSE BENSON – ADAM HENRY – BEATRIZ OLABARRIETA – NAOKI SUTTER-SHUDO – PRISCILLA TEA
UNDER OVER THROUGH
a cura di Domenico de Chirico
27 Febbraio – 27 Aprile 2018
RITA URSO ARTOPIAGALLERY – Via Lazzaro Papi, 2 – Milano
Immagine di copertina: Under Over Through – exhibition views, 2018, artopiagallery, Milano – Courtesy artopiagallery