Il cemento, materiale tipico dell’arte povera, torna protagonista alla galleria Lia Rumma, nella sua sede di Milano. Per la mostra To Build a Fire, l’artista Luca Monterastelli (1983) ha deciso di accompagnarlo al metallo.
Due materiali semplici, connotati da immediatezza e scontatezza diventano i media attraverso cui prende avvio la riflessione del giovane scultore originario di Forlimpopoli.
Ripercorrendo alcuni degli spunti concettuali già presenti in una delle sue precedenti istallazioni, To Make a Hero (Deweer Gallery, Otegem, 2017), Luca Monterastelli indaga e ripropone, attraverso un’istallazione formale, le dinamiche sociali di quello che viene da lui stesso definito come “gruppo umano minimo”.
Attraverso la scelta di un mezzo fisico privo di nobiltà, la cui aurea artistica risulta assente, l’accento viene posto non su di esso ma su quello che è portato a rappresentare. Legati a una impossibilità dello spettatore di percepire la loro importanza all’interno dell’opera finale, il cemento, come il metallo, riportano l’attenzione a quella che è la sovrastruttura sociale che permette il generarsi e l’evolversi dei legami sociali.
Soggetto è ciò che accade quando si pone un gruppo di persone attorno a un fuoco, come racconta l’artista nel testo che accompagna l’istallazione.

Il comportamento dell’uomo viene messo in mostra attraverso la rappresentazione di un’architettura che diventa immagine formale, dettata dalla struttura stessa dei materiali, da quella che è la tendenza, tutta umana, al regolamentare e razionalizzare anche le più ancestrali dinamiche e primitive emozioni, attraverso i media simbolo della storia contemporanea: se in un primo momento la condivisine e la convivenza portano alla naturale generazione di comportamenti codificati in mitologie e rituali, la riflessione viene poi spostata su quelle che sono le inevitabili conseguenze del loro decadimento.
All’interno della galleria, lo spazio viene occupato da lastre disposte lungo le parerti e da tubi ammassati, collocati in modo tale da far convergere le spinte formali verso alcuni punti focali. Questi altro non sono che la trasposizione di quei punti di collasso di cui la storia stessa è invasa, in cui si creano agglomerati di credenze che portano alla divinizzazione di un simbolo: in scultura sono qui riproposti come nodi dettati dalle forze e spinte date dalla materia.
L’artista si interessa di questi “grumi” all’interno della sua più ampia riflessione legata a una idea di ‘”distruzione del mondo fine a sé stessa’” dettata da quei momenti in cui, l’idolo, l’inganno e le mitologie del gruppo sociale non reggono più e decadono, svelandosi.

Quando le forze non stabili, impossibili da equilibrare perché generate da pulsioni naturali, vengono codificate, razionalizzate attraverso distacco e freddezza, con una lucidità rispecchiata dalla freddezza del materiale stesso, una sorta di meccanismo intrinseco alle relazioni umane viene disvelato nel congelamento del comportamento. Il metallo diventa il conduttore di legami tra esseri umani impostati e obbligati a regole di devozione che portano a un inevitabile fallimento: una perdita totale di significato e di valore.
Luca Monterastelli propone così una lettura di alcune costanti antropologiche dell’uomo sociale: l’indagine sulle relazioni tra creazione di universi simbolici e la loro distruzione si fa percepibile attraverso una risposta visiva e materiale.
Sara Cusaro
LUCA MONTERASTELLI
TO BUILD A FIRE
23 novembre – 20 gennaio 2017
GALLERIA LIA RUMMA – via Silicone, 19 – Milano
Immagine di copertina: To Build A Fire, 2017 – exhibition view, Galleria Lia Rumma, Milano – courtesy Galleria Lia Rumma