Il rituale dell’arte: pensiero magico, dai fini alterni, in cui gli obiettivi si annodano cercando la propria via, solco di un’intuizione, strada operativa che si fa largo – talvolta spianandosi e talvolta ostruendosi – a proposito di uno scopo che, per quanto rimanga implicito, risulta in qualità di segno nel lavoro con la materia. Interessi che Giorgio Brina (Milano, 1993) e Simone Novara (Milano, 1994), in arte bn+Brinanovara, rincorrono nell’affermazione di un gusto che sarebbe troppo facile dichiarare Pop. Al colore squillante si accompagna, nei fatti, l’attenzione per un materiale che di certo nobile non è. La gommapiuma, a uso comune per imbottiture di vario genere, rientra nella pratica dei due giovani artisti consolidandone il metodo. L’intenzione scultorea è in realtà il frutto di una certa convergenza di fascino e tecniche differenti che spaziano dal pittorico al ricamo, tra patchwork e intarsio, e che ritrovano il senso ideale dell’azione ludica propria dei bimbi che altro non vogliono se non il divertimento.
La mostra personale Thunder Boogie, realizzata presso la Project Room della Crag Gallery di Torino e visitabile fino al 12 luglio, denota le potenzialità e la compostezza di un lavoro che riserva non poche curiosità e riflessioni. Innanzitutto il tema, se di tema si può parlare, poiché, a dire il vero, della tigre rimangono pochi tratti – il muso e una zampa (Boccadoro, 2019), la coda che scende dal soffitto (Oh musa, fammi provare l’ebbrezza del fulmine, 2019), morbide superfici sagomate appese alle pareti come fossero pelli trattate (Tiny Dancer, 2019) –, elementi disposti qua e là come un filo conduttore; punti fermi situati tra l’immagine espressa e l’immagine eventuale.
Unità di tempra ferina e un certo equilibrio tra realtà e mondo divino, il nome dell’animale arriva dal persiano (Thigra in origine) e significa fulmine. Il fenomeno felino, sperimentabile per l’uomo senza alcuna possibilità di controllo, se da un lato celebra – come raccontava Aby Warburg in un foglio dattiloscritto datato 15 marzo 1923 – «la volontà di assoggettare magicamente la natura attraverso una trasformazione in animali»; dall’altro, come scrive Ugo Fabietti ne L’Identità etnica. Storia e critica di un concetto equivoco, lo stesso fenomeno diventa possibilità di «attribuzione di senso» tramite un chiaro riferimento al rito. Manifestazione esplicita del legame che si viene a generare tra la memoria culturale e l’identità propria, diviene la ripetizione di una «struttura significante incorporata in un simbolo» e l’attualizzazione nel tempo presente mediante la quale «quel simbolo, quel rito, o quel mito vengono resi efficaci sul piano rappresentazionale e immaginativo».
A dispetto della storia, tuttavia, la tigre e la danza, il tuono e il fulmine, raggiungono nell’opera caleidoscopica, eppure centrata di bn+Brinanovara, il valore di un pretesto narrativo. Quel che danza, infatti, è prima di tutto la materia; il continuo avvicendamento che muove il tatto è l’osservazione della gommapiuma lasciata al naturale, del marmo di carrara, ora accostati in un insolito intarsio a forma di testa di tigre e rifinito in stoffe preziose di Etro (La paura di Narciso, 2019). Il lavoro si discosta dalla pretesa di avere un’aderenza sempre maggiore tra la ricerca e il dato reale e, per vivificare la seduzione che si cela nel trascendimento della materia scultorea, diviene esso stesso rito e scopo.
L’opera, con le sue rielaborazioni e le sue fasi critiche, si espone come summa e compendio di una serie di combinazioni formali. Il dato evidente tende all’eleganza, la quale, scriveva Bataille, «si afferma soltanto il giorno in cui il soggetto, naufragando nell’indifferenza, si riduce a mero pretesto» dell’azione artistica.
Luca Maffeo
bn+Brinanovara
Thunder Boogie
13 giugno – 12 luglio 2019
Testo critico di Paolo Bonacina
Instagram: brinanovara
Instagram: cragallery
Caption
bn+Brinanovara, Thunder Boogie – Installation View, Crag Gallery, Turin, 2019 – Courtesy degli artisti e Crag Gallery.
bn+Brinanovara, Boccadoro, 2019 – Terracotta dipinta, smalto, gommapiuma, cemento, acciaio, 120x107x50 cm – Courtesy degli artisti e Crag Gallery.
bn+Brinanovara, La paura di Narciso, 2019 – Gommapiuma, tessuto, marmo bianco di Carrara, 52x50x3 cm – Courtesy degli artisti e Crag Gallery.
bn+Brinanovara, Tiny Dancer, 2019 – Gommapiuma, tessuto, 155x100x2 cm – Courtesy degli artisti e Crag Gallery.