Nel 1516 Tommaso Moro immaginava una fittizia isola-regno abitata da una società ideale dove la cultura e il rispetto per l’altro regolavano la convivenza tra gli uomini: l’abolizione della proprietà privata e la comunità dei beni azzerava ogni divisione sociale e il popolo impiegava le proprie giornate alternando la coltivazione della terra all’otium deputato allo studio e al riposo. Il sogno rinascimentale di una comunità in grado di gestirsi in modo pacifico senza bisogno di leggi imposte dall’alto non ha mai smesso di affascinare l’uomo e l’ou-topos teorizzato dall’umanista inglese ispirò diverse micro-nazioni che presero forma a partire dagli anni Settanta, quando la fiducia nel potere rivoluzionario degli ideali non era ancora stata incrinata dai contraccolpi della crisi globalizzata. Nate dalla fantasia di pochi entusiasti, Christiania, Talossa, Sealand e una cinquantina di altre entità indipendenti sparse in tutto il mondo sopravvivono come baluardi di protesta in mare o incastonate nei confini di uno Stato e continuano a raccogliere un sorprendente seguito nonostante il mancato riconoscimento da parte dei governi e delle maggiori organizzazioni internazionali.

Se le utopie sono mete irraggiungibili, che fanno scoprire nuove strade percorribili nel tentativo di avvicinarsi ai modelli che incarnano, gli artisti svedesi Leif Elggren e Carl Michael von Hausswolff hanno elaborato questi precedenti letterari e reali in un articolato progetto performativo che da 25 anni costituisce il nucleo della loro coerente ricerca creativa. Il 27 maggio 1992 il duo ha proclamato ufficialmente la nascita dello stato di Elgaland-Vargaland, territorio che comprende tutte le aree di confine fra le nazioni del mondo e tutte le aree (fino a 10 miglia nautiche) esistenti al di fuori delle acque territoriali. Questo territorio fisico è stato successivamente ampliato con l’annessione di ulteriori zone interstiziali, quali lo Stato Ipnagogico (l’istante tra la veglia e il sonno), il Territorio Escapistico (che include allucinazioni, telepatia e fantasticherie) e la Stanza Virtuale (uno spazio digitale senza confini).
Re Leif I e re Carl Michael I si sono autoproclamati sovrani di questa surreale ma verisimile nazione che attualmente conta una ventina di ambasciate in giro per il mondo (quella italiana è stata inaugurata a Bologna lo scorso 7 aprile negli spazi della galleria Narkissos) e oltre mille cittadini muniti di passaporto. Mentre il Re è il modello ideale di ogni abitante e il suo potere è dittatoriale e illimitato, i cittadini hanno diritto di esistere liberamente immergendosi in qualsiasi cosa, attraversando a loro piacimento l’ordine gerarchico per accedere “a tutto e di più, a ciò che sta in mezzo, a nulla e meno di nulla”. L’apparente anarchia, ostentata da questa anomala costituzione, nasconde in realtà una sottile riflessione critica sull’artificialità delle dinamiche di convivenza che regolano la vita privata del singolo e i macrosistemi politici mondiali. Come può essere concretamente realizzabile l’assoluta libertà di ciascuno senza interferire con quella del prossimo? L’autodeterminazione è destinata a essere, per sempre, un sogno esiliato in una zona liminare dell’esistenza tanto incorporea quanto condizionante come origine delle nostre pulsioni? Se questi interrogativi sono rimandati alla personale riflessione di ogni cosmopolita che chiede asilo nel Regno di Elgaland-Vargaland, l’azione politica e diplomatica internazionale dei due artisti-sovrani segue invece una precisa linea strategica e teorica.

Nel corso degli anni Elggren e von Hausswolff hanno inviato agli uffici presidenziali di tutti i Governi una lettera d’annessione che sancisce la loro assoluta sovranità sui territori di confine, auspicando l’opportunità di un’ulteriore frammentazione degli stati esistenti nell’interesse dell’espansione di Elgaland-Vargaland. Come si evince dal documento, l’unico modo per sottrarsi all’occupazione (e ai relativi diritti di dogana per trasporto di merci e persone, calcolati retroattivamente a partire dal 1992) è lo smantellamento dei confini nazionali che, se operato a livello mondiale, relegherebbe definitivamente l’eterodosso regno nell’immaterialità di un pensiero utopico. La mole di carteggi intrattenuti con le diplomazie di tutto il mondo, accuratamente esposta in una soverchiante installazione a tunnel, legittima l’irrealizzabilità di tale onorevole proposito e quindi l’esistenza stessa di Elgaland-Vargaland. Il paradosso a questo punto si fa estremamente serio, e i due artisti, consapevoli di quanta importanza abbia l’immagine ufficiale nella definizione di un’identità, ne materializzano le conseguenze elaborando una bandiera, uno stemma, una moneta, un piatto tipico, un inno e una danza nazionali. Quest’azione dadaista e dissacratoria sembra rafforzare l’efficacia dei tanti luoghi comuni relativi all’idea di nazionalità e di appartenenza nel momento stesso in cui li smantella e il corto circuito che ne risulta concretizza una sorta di zona franca dove l’etica e l’arte riescono a prevalere sul nonsense. Seguendo un’ineccepibile logica, tutto può esistere assieme al suo contrario e soprattutto: siamo davvero sicuri che ciò che convenzionalmente consideriamo un dato di fatto lo sia veramente? “Per ogni re c’è una pallottola”, recitano in tutte le lingue i manifesti che tappezzano la sala del trono, concludendo questo viaggio immaginario con una lapidaria constatazione venata di humour noir del destino ultimo che omologherà tutti i poteri (e in definitiva di ogni essere umano) nonostante i nostri impotenti sforzi di espansione e conquista.
Emanuela Zanon
LEIF ELGGREN – CARL MICHAEL VON HAUSSWOLFF
THE KINGDOMS OF ELGALAND-VARGALAND
7 aprile – 31 maggio 2017
NARKISSOS CONTEMPORARY ART GALLERY – via San Vitale, 27 – Bologna
Immagine di copertina: The Kingdoms of Elgaland-Vargaland – exhibition view – courtesy Narkissos Contemporary Art Gallery