Glasgow è oggi una città in crescita, molti vecchi edifici e negozi sono al centro di un piano di riqualificazione ampio e ben strutturato. Un processo di centrificazione trasforma i quartieri fino a poco tempo fa periferici in ambiti luoghi residenziali. Meta turistica e sede universitaria, il più grande insediamento urbano della Scozia ospita, nel suo nuovo formato a cadenza biennale, Glasgow International, festival di Arte Visiva Contemporanea che sviluppa un ricco programma composto da mostre, installazioni, conferenze e tour.
Fra le varie sedi invase dall’estetica dei nostri giorni spicca The Art Laundrette, una colorata lavanderia a gettoni attiva nel mondo culturale attraverso la realizzazione di piccoli eventi, talk e partite a scacchi.
Esercizio commerciale a pieno titolo, muta e si trasforma in luogo espositivo per One Missing Sock After Doing Laundry, mostra collettiva che ospita e mette in relazione le opere di Elisabetta Benassi, Gabriele De Santis, Tessa Lynch, Iftach Gazit, Scott Myles, Jonathan Monk, Santo Tolone, Alek O. e Alessandro Vizzini.
La scelta di uno spazio attivo e inusuale si deve alla curatrice Giulia Colletti. La sua idea espositiva parte da una volontà di confronto fra opera d’arte e luogo in cui è inserita. Seguendo la sua consolidata pratica lavorativa, la curatrice italiana pone gli artisti in dialogo con la realtà che gli sta intorno rendendo essa stessa attrice della mostra. I lavori esposti non sono realizzati per una collocazione precisa ma nascono e si sviluppano in stretto rapporto con persone che, spesso inconsapevoli, sono in quel luogo per fare il bucato.

Per meglio comprendere questa operazione bisogna distaccarsi dal modo di pensare italiano. Nel mondo anglosassone le lavanderie a gettoni sono al centro di un radicato immaginario comune che le vede come spazi di relazioni occasionali, luoghi a pieno titolo nei quali si sviluppano incontri inaspettati e clandestini. Paradigmatica in questo senso la celebre commedia My Beautiful Laundrette (Stephen Frears, 1985) nella quale viene raccontato l’amore omosessuale nato fra il figlio del proprietario dell’attività (un giovane proveniente da una famiglia di immigrati indiani) e un ragazzo bianco. Siamo alla metà degli anni Ottanta, Margaret Thatcher è saldamente primo ministro del Regno Unito e il mondo sta lentamente iniziando a cambiare con una forza costante che diventerà inarrestabile.
Visitabile fino al 25 Aprile, la mostra si pone il preciso intento di generare curiosità nelle persone che si muoveranno in quelle stanze vive trasformando lo spazio in attore primo, in soggetto che possiede pari ruolo rispetto agli artisti coinvolti. Il suo compito è quello di generare un processo relazionale, presentando le opere non in maniera urlata ma conducendo il fruitore verso una lenta e affascinante scoperta.

La pratica di Giulia Colletti non si ferma però qui. La scelta di quella precisa lavanderia ha un’origine lunga e articolata e parte dal dialogo con la proprietaria. È nelle riflessioni e nelle chiacchierate intercorse fra i molti attori in gioco che nasce e si sviluppa la volontà critica del processo espositivo. Non un’esibizione temporanea, ma un momento di confronto che generi un rapporto duraturo che fugga dall’idea di opere inserite in un candido spazio asettico per ricollegarsi alla forte esigenza narrativa presente nella ricerca artistica a noi contemporanea.
One Missing Sock After Doing Laundry è la narrazione di un confronto, il racconto delle relazioni sviluppatesi fra i tanti attori che hanno dato vita a un processo estetico e culturale che non si ferma alle opere presentate, una mostra che si può raccontare senza didascalie ma attraverso l’invito a farsi parte di un processo, a diventare peculiare attore di una storia tutta da scrivere.
Marco Roberto Marelli
ONE MISSING SOCK AFTER DOING LAUNDRY
a cura di Giulia Colletti
18 Aprile – 25 Aprile 2018
THE ART LAUNDRETTE – 39, Dalhousie St. – Glasgow (UK)
Immagine di copertina: The Art Laundrette, veduta della sede espositiva – Courtesy Giulia Colletti