Per comprendere il successo ottenuto dalla recentissima edizione di miart è utile partire da un episodio riportato da Alessandro Baricco nel suo saggio The Game (Einaudi, 2018).
I fatti risalgono al 2007, sullo schermo cinematografico la proiezione di una stessa scena, prima in formato analogico, poi in digitale. A un occhio inesperto, nessuna differenza. Un solo dettaglio, trascurato, mostra due mondi in antitesi: i bordi delle immagini in formato analogico presentano una piccola oscillazione, quasi impercettibile, una vibrazione che determina un’anima oggettuale, rende la pellicola “viva”.
Oggi, nell’epoca della riproducibilità “immateriale”, abbiamo smarrito questa aura delle cose? abbiamo sacrificato sull’altare della velocità la profondità della nostra cultura?
È molto probabile, ma non siamo rimasti orfani di senso.
Baricco, nello stesso saggio, introduce il concetto di “Post-esperienza”. Questa idea, che possiede tutto il potenziale per essere vincente, propone una nuova modalità di concepire l’esperienza che supera il Novecento adattandosi all’epoca in cui oggi viviamo.
Nel passato il senso era raccolto in libri copiati a mano di volume in volume, si generava in tempi lunghissimi, sviluppando una direzionalità alto/basso che dalle pagine scendeva a esplorare la profondità delle cose.
Oggi, tutto corre veloce in superficie, è sempre in movimento, l’indice di successo è determinato dal numero di iterazioni. Viviamo in un mondo nuovo, siamo in una nuova era. Quello di Google è un nuovo ecosistema che ha invaso quasi ogni angolo del pianeta sotto la spinta di una rivoluzione “leggera”, condotta da ingegneri che vedevano nella libera condivisione l’unica via di salvezza da un secolo di guerre e devastazioni.
L’anima del mondo, la nostra esperienza delle cose, si sviluppa attraverso un andamento orizzontale, si genera in tempo reale, attraverso il percorso sviluppato sulla superficie, un tragitto che dona una nuova vibrazione alla pellicola del nostro agire.
Questa graduale produzione di senso, questo muoversi incessante per tappe lo ritroviamo all’interno del labirinto fieristico che ha recentemente ospitato la 24ª edizione di miart. Suddivisa in sezioni, l’esperienza offerta dal Direttore Artistico Alessandro Rabottini, e dal team che ha con lui lavorato, conduce il visitatore alla scoperta di un mondo ampio, che propone una selezione del panorama artistico contemporaneo sia senza le pretese di una mostra classicamente intesa sia senza eccessive pesantezze dovute dalla finalità commerciale dell’evento.
Non dal singolo stand, non dalle singole opere proposte da gallerie storiche o recenti nasce l’idea di un’edizione ben riuscita, dal livello assolutamente internazionale, ma da una visione d’insieme, dalla scansione di uno spazio dove le proposte sono ben indicizzate e valorizzate. Miart si presenta come un grande sito dove navigare alla scoperta dell’attuale ricerca estetica, senza aver timore di imbattersi in oggetti di design e mobili, senza il timore del pezzo alla moda o dell’opera non troppo convincente. Certo, per creare una manifestazione di successo è fondamentale l’alto livello qualitativo della maggior parte dei lavori presenti, ma non è sufficiente. I tempi sono ormai maturi per nuove modalità di diffusione culturale, il pubblico, non solo quello più giovane, si trova a suo agio con tool che rendono, prima di tutto, divertente la fruizione di un non – spazio, di un grande labirinto friendly dove contenitore e contenuto si supportano a vicenda per generare una post-esperienza. Dalla parte della critica, non è disdicevole andare alla scoperta delle fiere per quello che sono, giocare con la lingua e analizzarle come “feste dell’arte”, che contengono mille scatole diverse composte da momenti di scambio commerciale, contatti, appuntamenti, incontri, caffè, chiacchiere futili o impegnate, modeste o presuntuose, sorridenti o preoccupate.
Spente le luci, terminati i molti eventi che accendono la città grazie al “pretesto” della fiera, ciò che resta è una settimana intensa, un percorso pieno, tappe veloci che non è stato possibile approfondire con calma ma che hanno condotto molte persone a confrontarsi con l’arte, a vivere nuove o rinnovate esperienze. Non superficialità luccicante ma superficie densa di esperienza; cultura veloce, adatta a tempi in continuo movimento.
Marco Roberto Marelli
Miart 2019 – fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea
05 aprile – 07 aprile 2019
Fieramilanocity, viale Scarampo – Milano
Instagram: miartmilano
Caption
Immagine di copertina: miart 2019 – Courtesy miart, ph. Jonathan Frantini, Art Direction Francesco Valtolina (Mousse), Assistente Art Direction: Anita Poltronieri (Mousse), Assistente fotografo: Francesca Gardini, Giacomo Lepori, Casting Semina Casting.