Take Me (I’m Yours): un sacchetto di carta all’Hangar

Prendi il tuo sacchetto di carta ed entra. Costa solo dieci euro, il comune prezzo di un biglietto. Eppure questo ti concede un potere speciale: non serve per varcare l’ingresso dell’esposizione, ma per appropriarti della mostra, materialmente.

Siamo al Pirelli HangarBicocca, Take Me (I’m Yours) nasce da un progetto ideato e per la prima volta realizzato, nel 1995, da Christian Bolanski e Hans Ulrich Obrist negli spazi della Serpentine Gallery di Londra. In una versione rigenerata e aggiornata, con il contributo curatoriale di Chiara Parisi e Roberta Tenconi, è oggi aperto al pubblico milanese.

È sufficiente accettare le nuove regole del gioco, per fruire la mostra secondo il dettato dei curatori. Take Me (I’m Yours) prevede, fin dal suo concepimento, che ogni comune e noto modo di vivere uno spazio espositivo debba essere sovvertito da un comportamento dissacratorio.

Prendere oggetti, spostarli, lasciarli, rubarli e disperderli infilandoli nel famoso sacchetto di carta dalla fisionomia non dissimile da una banale busta di Primark, sono le molteplici azioni permesse che costituiscono il cuore pulsante dell’evento.

Il progetto fa riaffiorare, nel trascenderle, le regole non scritte che impongono una riverenza quasi spirituale nei confronti dell’arte. È una battaglia di imposizioni: l’adesione alla nuova norma porta lo spettatore a introdursi in uno spazio di gioco, seguendo quella che, come più volte espresso da Huizinga, è una naturale propensione umana alla condivisione.

Take Me
Hans Ulrich Obrist – courtesy Pirelli HangarBicocca, Milano. Ph Lorenzo Palmieri

Gli oltre cinquanta artisti chiamati a partecipare propongono, seguendo i propri canoni estetici e lavorativi, opere che si rivolgono allo spettatore per essere vissute, partecipate, fatte proprie. 

Nata dalla volontà di modificare e ampliare la diffusione dell’arte attraverso un’idea di dispersione, questa mostra oggi, in un epoca in cui Facebook, Instagram, e gli altri social accompagnano la routine quotidiana, non sviluppa più una maggiore forza rispetto ai mezzi di comunicazione comuni nell’affermare una possibilità di accesso e di condivisione democratica dell’arte.

Intrattenimento e divertimento da postare hanno assunto il primato nel riempire un vuoto, una voragine lasciata dalla distruzione di miti, tradizioni e riti, di quell’aurea dell’opera d’arte che già con Benjiamin aveva abbandonato il panorama culturale.

L’arte come “reliquia” è stata ormai profanata. Il suo valore è mutato. L’interesse economico spesso prevale. L’intento della mostra cambia, non più la ricerca di una diffusione ma l’analisi del comportamento che ha portato i visitatori a riempire i sacchetti, ligi a quanto gli era stato detto. Opere quasi gratuite, come in una svendita, che possono diventare proprietà, che vanno a riempire la mancanza di significato che spesso si percepisce nella quotidianità. Oggetti abbandonati che trasfigurano e tramortiscono l’idea di dono, che si fanno funzionali all’evento.  

Take Me
Take Me (I’m Yours) – veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2017 – courtesy Pirelli HangarBicocca, Milano. Ph Lorenzo Palmieri

Si fa evidente il quesito che David Balzer propone ripercorrendo la storia della curatela e analizzando le innovazioni sviluppate da Obrist, Gioni, Ruf o Birnbaum: “Projects such as … were certainly interactive, but to what end? What this is Art-as-teraphy? Art-as-party?”.

È forse l’arte che diventa l’intrattenimento di una serata diversa il cui ricordo è rimasto in un oggetto dimenticato nella tasca dei pantaloni gettati in lavatrice? La risposta si vedrà, forse, in quella che sarà la fisiologica conclusione del progetto: il definitivo svuotamento dell’esposizione.

Sara Cusaro 

 

TAKE ME (I’M YOURS) 

a cura di Chiara Parisi, Roberta Tenconi, Christian Boltanski e Hans Ulrich Obrist

01 novembre 2017 – 14 Gennaio 2018

PIRELLI HANGARBICOCCA – via Chiese, 2 – Milano

www.hangarbicocca.org

Immagine di copertina: Take Me (I’m Yours) – veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2017 – courtesy Pirelli HangarBicocca, Milano. Ph Lorenzo Palmieri