SUMMERISNOTOVER: le tracce mnemoniche della storia personale e collettiva di Šejla Kamerić sopperiscono alle omissioni della storia ufficiale e si immobilizzano nella mente dello spettatore

Attraversando il chiostro della palazzina ottocentesca di Corso Garibaldi numero due, subito dopo aver percorso la scalinata marmorea a destra del cortile, una visione contradditoria inchioda il nostro sguardo. Quattro sfere in pietra, ognuna delle quali presenta un codice a otto cifre, posate su un pavimento d’epoca a scacchiera, si riflettono in uno specchio murale che proietta lo stesso pubblico immediatamente nello scenario. Le scritte incise sulle sculture Position Absolute di Šejla Kamerić riportano delle coordinate geografiche di fosse comuni ancora presenti in paesi come Messico e Bosnia-Erzegovina. Raddoppiati a causa della superficie specchiante, i codici alfanumerici sembrano urlare allo spettatore i fantasmi di guerre portate avanti o sostenute indirettamente dall’Occidente. Lo stesso titolo della mostra Summerisnotover allude a una temporalità dei grandi conflitti, che nella storia si sono svolti principalmente in estate e in primavera, non ancora conclusa.

L’artista trascorre la sua adolescenza a Sarajevo durante l’assedio che ha visto la città sanguinosa protagonista dal 2 maggio 1992 al 26 febbraio 1996. La sua pratica artistica, pur non cadendo mai nel mero vittimismo, è intrisa di una memoria di guerra personale e collettiva che è troppo spesso dimenticata o tralasciata dalla storia ufficiale. Il suo lavoro cerca di incarnare queste tracce mnemoniche omesse dalla cronaca o trattate con superficialità attraverso il fissaggio del momento storico. Per questo, nella seconda sala, propone l’installazione video Sunset, in cui i micromovimenti dell’unica fotografia a colori scattata nel Ghetto di Varsavia durante la rivolta del 1943, costringono il fruitore a un’accorta osservazione dello schermo. L’avvenimento storico viene immobilizzato visivamente con l’intenzione di fissarlo anche nella mente del pubblico.



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La mostra prosegue negli spazi opulenti di Fondazione Pini, insidiandosi perfettamente, anche grazie all’allestimento del curatore Erzen Shkololli, tra i muri affrescati, il parquet d’epoca e il soffitto a cassettoni. Šejla ha incastonato una serie fotografica di immagini, ricavate da riviste interazionali e raffiguranti esplosioni avvenute durante la guerra in ex-Jugosliavia degli anni novanta, in alcune vetrine a volta ubicate accanto alle pitture ottocentesche e novecentesche presenti nelle sale della fondazione. Le fotografie riflettono sulla raffigurazione della guerra da parte dei media, che attraverso un atteggiamento estetico romantico celano l’avvenimento storico specifico. Le nebbie fumose proveniente dalle bombe dell’esercito serbo sono tracce che i mass media decisero di non segnalare per evitare l’apertura di un discorso democratico rispetto al conflitto in Bosnia.

Nell’Archeologia del sapere Michel Foucault osserva che a poco a poco, nel lavoro degli storici, si è realizzato uno spostamento dell’attenzione: dalla ricerca delle vaste unità trascendentali che si descrivevano come “epoche” o “secoli” verso i “fenomeni di rottura”. Il grande problema che si apre in ogni analisi non è più quello di rintracciare una tradizione compatta, un unico disegno sottesi alla molteplicità degli eventi, “ma quello della frattura e del limite, non più quello del fondamento che si perpetua, ma quello delle trasformazioni che valgono come fondazione e rinnovamento delle fondazioni ”. In questa direzione è necessaria una nuova dialettica che riguardi fonti ufficiali e non, permettendo un’analisi della storia comparativa e integrale. Šejla decide di creare una memoria storica in cui testimonianze personali si mischiano alla corrispondente rappresentazione da parte dei mass media, confrontando le due realtà e ponendo il dubbio rispetto alla veridicità della storia ufficiale. La sua pratica cinica e al contempo onirica fa riflettere il pubblico sull’attualità dei conflitti internazionali, spesso celati o omessi dall’opinione pubblica ma fondamentali per comprende il contesto sociale e politico odierno.

Arianna Cavigioli


Šejla Kamerić

SUMMERISNOTOVER

a cura di Erzen Shkololli

27 novembre 2018 – 8 marzo 2019

Fondazione Adolfo Pini – Corso Garibaldi, 2 – Milano

www.fondazionepini.net


Caption

Šejla Kamerić, SUMMERISNOTOVER – Immagine della mostra, Fondazione Adolfo Pini, Milano, 2018 – Courtesy l’artista e Fondazione Adolfo Pini, ph Andrea Rossetti

Šejla Kamerić, Position Absolute – Incisione su pietra, 2018 – Fondazione Adolfo Pini, Milano, 2018 – Courtesy l’artista e Fondazione Adolfo Pini, ph Andrea Rossetti

Šejla Kamerić, Sunset – Installazione video, 2018 – Fondazione Adolfo Pini, Milano, 2018 – Courtesy l’artista e Fondazione Adolfo Pini, ph Andrea Rossetti