Sónar è uno dei festival di musica elettronica più importanti d’Europa; si svolge ogni anno, dal 1994, a Barcellona.
La filosofia del Sónar è incentrata sull’interazione fra creatività e tecnologia nel campo della performance musicale e del live staging. L’evento non si limita a una serie di concerti e live show ma contiene nel suo programma una parte espositiva – dedicata a startup, invenzioni e installazioni di arte multimediale – che vuole mostrare come la cultura digitale contemporanea stia cambiando il mondo della musica dal vivo: è il Sónar+D, il congresso di tecnologia, creatività e business, che quest’anno ha coinvolto più di 20.000 spettatori.
Sónar+D riunisce giovani creativi da tutto il mondo con lo scopo di mostrare come la creatività, unita alle ultime tecnologie, possa ridisegnare il nostro futuro e possa interagire con la scienza e l’informatica per creare degli scenari artistici completamente nuovi.
L’arte e la musica sono discipline dinamiche in continua evoluzione, cambiano continuamente; molti artisti si stanno spingendo oltre ogni limite: virtual reality, multilayer, intelligenze artificiali, scanner celebrali sono i nuovi strumenti che possono essere utilizzati per la produzione estetica e musicale, specialmente quando arte visiva e sonora vengono fuse insieme in un live stage: qui la componente visuale è fondamentale. Suono e visione sono sempre più collegati, in quasi tutti i concerti ci sono giochi di luce, laser, neon, schermi giganti che proiettano video, e così via. Questo perché, da sempre, la musica ha la capacità di creare, nei nostri pensieri, immagini, colori e forme. Quando ascoltiamo dei suoni, immaginare è più facile e rendere la nostra immaginazione reale è più o meno l’obiettivo di tutti: la tecnologia è il mezzo per raggiungere quest’obiettivo. Al Sónar+D 2019 artisti, hacker e scienziati hanno collaborato per rendere reale ciò che fino a poco tempo fa poteva esse solo immaginato.
È ormai evidente come la tecnologia ha modificato il modo in cui interagiamo con l’arte permettendo allo spettatore di avvicinarsi sempre più all’opera fino a entrarci letteralmente dentro. Sónar+D ha presentato delle innovazioni in grado di modificare il modo in cui viviamo l’esperienza estetica contemporanea: realtà virtuale e schermi multilayer offrono un nuovo senso di percezione della profondità; scanner celebrali mostrano in tempo reale la reazione del cervello umano agli stimoli della musica; intelligenze artificiali sono in grado di assistere l’artista alla produzione musicale. Barcellona ha presentato infiniti modi per collegare suono e visione, luce e musica.
Fra gli eventi che hanno maggiormente attratto il nostro interesse in queste dense, lunghe ed emozionanti giornate catalane troviamo:
Ayahuasca: Kosmik Journey, creata da Jan Kounene e prodotta da AtlasV, A Bahn e Small Studios, è un esperienza di virtual reality di 13 minuti che permette di vivere una delle pratiche rituali più antiche, mistiche e cariche di significato dell’America Latina. Un viaggio spiritual-virtuale nella foresta amazzonica in compagnia dell’ologramma di uno sciamano che fa da guida attraverso le visioni immateriali indotte dalla pianta dell’ayahuasca, ricreate computericamente per la realtà virtuale. Un susseguirsi di forme e colori nelle quali lo spettatore si trova completamente immerso.
Multilayer, creata dall’audio-visual studio Nueveojos di Barcellona, è un’istallazione che crea un video volumetrico attraverso una proiezione tridimensionale, le immagini vengono riprodotte su più schermi sovrapposti dando allo spettatore un nuovo senso di profondità e di tridimensionalità. Questa tecnologia è in grado di creare un dialogo fra ritmo e spazio su cui si basa un nuovo concetto di film olografico. Nuevojos ha usato questa tecnologia per proiettare un breve filmato narrativo di 7 minuti dal titolo Welcome: un video monocromatico di animazione grafica semi-astratta che tratta il tema dell’immigrazione e della guerra.
Dissonant imaginary è uno degli show più “assurdi” degli ultimi anni. La ricerca del digital artist Daito Manabe, in collaborazione con il Dr. Yukiyasu Kamitanis, ha come tema la relazione fra cervello umano e musica; nello specifico va alla scoperta di cosa succede nelle nostre teste quando ascoltiamo musica, visualizza come si comportano e come appaiono i nostri neuroni quando reagiscono a un determinato suono o una melodia, indaga in che modo la musica aiuta il cervello umano nel processo di creazione di immagini ed evidenzia le modalità attraverso cui il suono influenza il modo in cui vediamo. In questo show di tecnologia AV, Manabe ricrea figurativamente la reazione del cervello umano e dei neuroni agli impulsi sonori. Basandosi sullo studio del Dr. Kamitani sulla decodifica e la visualizzazione degli stati cerebrali, Manabe utilizza nel SónarComplex uno scanner MRI per decodificare i segnali della corteccia celebrale visiva, elaborandoli e proiettandoli sotto forma di immagini in tempo reale.
Back Symphony è uno show di luci e suoni del duo italiano Quiet Ensamble. Il Quiet Ensemble è un collettivo che lavora in ambito audiovisivo e nel campo della sound art. La loro ricerca si focalizza su quei momenti della performance artistica che spesso passano inosservati, un effetto ottenuto attraverso l’uso creativo di suoni e software, che traduce il movimento in una sinfonia non intenzionale. Nello show presentato al SónarComplex, Bernardo Vercelli e Fabio Di Salvo invitano il pubblico alla creazione dell’opera. A partire da un palcoscenico vuoto, gli artisti introducono i vari elementi gradualmente, costruendo una sinfonia teatrale di luci, suoni, rumori e macchinari che, controintuitivamente, cesserà di esistere nel momento in cui viene assemblata.
Membrane è un’opera d’arte digitale realizzata dai canadesi Cadie Desbiens-Desmeules e Michael Dean; esplora la relazione fra percezione e illusione, fra suono e immagine. In questo show, presentato al SónarComplex, creazioni tridimensionali (poligoni, orbite, cerchi concentrici) fluttuano sul palcoscenico, dove una nebbia di fumo perpetua si mischia a un sistema di luci che reagiscono ai suoni riprodotti dagli artisti. Questi ologrammi di fumo e luce proiettano su uno schermo di 3 metri delle ombre che sembrano dotate di vita propria e di una propria tridimensionalità, delle ombre che sembrano possedere una propria fisicità e una propria materia. Al pubblico sembra di poter entrare dentro questi ologrammi, attirato dai fasci di luce.
Al SónarHall, Holly Herdon e la sua baby A.I. “Spawn”, si sono esibite in uno show unico nel quale la voce dell’uomo si è fusa col suono della macchina, uno show volto a esplorare l’era del protocollo, un’epoca nella quale tutti noi, sia le macchine sia l’uomo, siamo definiti dalla nostra programmazione.
Per la produzione del suo nuovo album Proto, la Herdon è stata assistita da un’intelligenza artificiale che lei stessa ha programmato e costruito. Pubblicato a maggio di quest’anno, Proto fa riferimento a ciò che la Herdon chiama “l’era del protocollo”, un periodo storico nel quale protocolli politici, personali e tecnologici ci obbligano a porci domande quali: chi siamo? Cosa siamo? In cosa crediamo? A cosa stiamo andando in contro?
La ricerca della Herndon è sempre andata oltre i limiti della creazione musicale, cancellando, ulteriormente, il confine tra programmatore e musicista, tra uomo e macchina. Un fare che ben rappresenta un festival proiettato nel futuro come Sónar.
Stefano Angenica
Sónar 2019
18 luglio – 20 luglio 2019
Barcellona
Instagram: sonarfestival
Caption
Quiet Ensamble – Courtesy Sónar
Bad Bunny at Sonar 2019 – Courtesy Sónar, credit Nerea Coll
Underworld at Sonar 2019 – Courtesy Sónar, credit Nerea Coll
Daito Manabe – Courtesy Sónar
Hamill Industries & Shelly: Audible Spectrums – Courtesy Sónar
VR testing at Sónar+D – Courtesy Sónar