Shutter di Rob Chavasse: oltre i sistemi di valore segnico dell’oggetto-merce

Percorrere via Indipendenza a Bologna significa attraversare quel viale, immancabile in ogni città, in cui si concentrano costellazioni di negozi e indirizzi commerciali più o meno di tendenza che, con l’esposizione delle loro merci nelle vetrine, cercano di attirare l’attenzione e incentivare la compravendita. Le vetrine mettono in mostra oggetti non necessari da cui il passante, spesso inconsapevole del potere persuasivo delle strategie commerciali espositive e pubblicitarie, si lascia interessare e convincere.

Via Indipendenza è un’emblematica parte della realtà cittadina in cui si attualizza il meccanismo della società dei consumi, così come già Jean Baudrillard, a partire dagli anni settanta, aveva denunciato: le vetrine esibiscono gli oggetti-merce, che attraverso strategie di visibilità commerciale e persuasione pubblicitaria, vengono fatti esperire nel loro valore segnico. L’oggetto di consumo si costituisce come un feticcio, che incarna la possibilità di soddisfazione fittizia di un desiderio proiettato e indotto dalla società dei consumi attraverso i suoi stessi discorsi. Il passante viene così abituato, quasi addestrato, a considerare gli oggetti esibiti nelle vetrine come necessari alla propria soddisfazione.

A differenza di questi spazi commerciali che espongono oggetti di consumo, le vetrine di TRIPLA esibiscono l’opera Shutter dell’artista britannico Rob Chavasse, che si appropria dei cliché della società post-industriale, dei suoi meccanismi e dei suoi materiali, esplicitandone il loro ruolo nella realtà quotidianità.

TRIPLA è un artist-run-space indipendente nato nel 2016, costituitosi attraverso un riadattamento di tre vetrine – prima finalizzate alla mostra di oggetti per la vendita – a spazio espositivo per opere artistiche, selezionate dagli ideatori e gestori del progetto, Paolo Bufalini e Filippo Cecconi, talvolta in collaborazione con curatori esterni – Giovanni Rendina per l’evento di Shutter.

TRIPLA è dunque un ambiente risemantizzato: quello che era nato per essere adibito a spazio commerciale, diventa spazio espositivo per installazioni artistiche, una sorta di arte in vetrina che si appropria e colonizza quella porzione del reale in cui, di solito, si concretizzano le strategie di visibilità e persuasione messe in atto dai discorsi della società dei consumi



_DSC00676-Recuperato copia
_DSC00678-Recuperato copia
1_DSC00465
1_DSC00670-Recuperato copia
previous arrow
next arrow


Shutter è in grado di sottolineare ulteriormente ciò che la natura dello spazio già racconta: l’opera infatti, visibile 7 giorni su 7, 24 ore su 24, mette in mostra tre immagini icone della realtà commerciale – il retro di un negozio, alcuni rulli di una cassa e una scrivania con una borsa di plastica e una stampante per scontrini Epson – impresse grazie a una pistola a getto d’inchiostro industriale, che, ricodificata dall’artista, invece di stampare codici a barre o prezzi, traccia porzioni lineari che costituiranno le rappresentazioni sulle pareti. Rob Chavasse, attraverso la sua opera, si dimostra capace non solo di assumere i cliché, i meccanismi e i materiali della società dei consumi post-industriale, ma di risignificarli al fine di destrutturare ed esplicitare la realtà da cui sono originati.

Ciò è reso possibile anche dall’introduzione della soggettività dell’artista nel processo di produzione creativa: le porzioni lineari tracciate dalla mano attraverso la pistola manifestano, nell’imprecisione del loro tratto, la presenza dell’individualità, così come l’adattamento in post-produzione digitale delle fotografie scelte per la stampa. L’opera è quindi esito di una manipolazione attiva della tecnologia industriale, che troppo spesso, nella società contemporanea, è percepita e usufruita in modo passivo.

Proprio per questa capacità di appropriazione e ricodifica dei segni e dei simboli della società dei consumi, Shutter potrebbe essere considerata nel solco delle ricerche inaugurate dalla Pop di Lichtenstein. Rob Chavasse riprende infatti cliché e modelli della cultura del consumo e, attraverso una commistione di processi produttivi industriali e manuali che si stratificano nella creazione dell’opera, introduce una sorta di ironia che, essendo una forma di imitazione, ricontestualizza l’opera imitata e al contempo sancisce l’individualità dell’artista come tale.1

L’opera site specific, pensata appositamente per l’Art Week bolognese, si caratterizza come emblema per la sua natura effimera. Shutter, il 14 febbraio, a termine dell’esposizione, verrà cancellata dalla vernice bianca che “pulirà” le pareti delle vetrine: non affinché l’ambiente possa essere utilizzato per la mostra successiva, ma perché è prevista la riassegnazione dello spazio, da parte del comune, nuovamente a indirizzo commerciale. L’opera è destinata a essere effimera come pare essere stata effimera l’esperienza di TRIPLA.

Shutter, con un’ironia un po’ tragica, è in grado di suscitare una riflessione sulla passività con cui spesso si vive la cultura contemporanea dei consumi; post-industriale e massmediatica, così come è stata concepita per lo spazio di TRIPLA, a inizio di Via Indipendenza, potrebbe indurre il passante a percorrere il viale con una consapevolezza diversa.

Chiara Spaggiari


1) Hal Foster, Pop Art, Pittura e Soggettività nelle prime opere di Hamilton, Lichtenstein, Warhol, Richter e Ruscha, trad. it. Kevin McManus, Postmedia Books, Milano, 2016, pp. 83-125.


Rob Chavasse

Shutter

A cura di Giovanni Rendina

31 gennaio – 14 febbraio 2019

TRIPLA – Via Indipendenza, 71/f – Bologna

www.spaziotripla.com

Instagram: spaziotripla


Caption

Rob Chavasse – Shutter (stampa a getto d’inchiostro su parete) – Courtesy Tripla