“Come una mosca, lo spirito si posa su tutto” // Santissimi: Rebirth

White Noise Gallery abbandona le stanze in San Lorenzo per trasferirsi in una nuova sede sul Lungotevere, in via della Seggiola, inaugurando questo passaggio con una mostra di Santissimi, duo di artisi attivo dal 2009 e costituito da Sara Renzetti (1978) e Antonio Serra (1977).
Lo spazio espositivo, composto da tre sale, si articola intorno a un progetto strutturato in più parti; unica eccezione, la sala seminterrata dove troviamo un’installazione a sé stante che esula l’intervento principale.
Curata da Eleonora Aloise e Carlo Maria Lolli Ghetti, Rebirth è la prima personale romana del duo sardo. Il titolo appare di per sé uno statement, una dichiarazione di intenti, che allontana il lavoro degli artisti da facili interpretazioni macabre e li pone piuttosto in una dimensione spirituale, saldamente ancorata alle emozioni umane, alle paure, alle tensioni dello spirito, manifestate attraverso la superficie, la pelle, il corpo.

Santissimi
Santissimi, Sara Renzetti e Antonello Serra – Courtesy White Noise Gallery

Entrando nella galleria ci troviamo di fronte a una scena sospesa: un nugolo di mosche (realizzate in silicone) si frappone tra noi e delle tele appese alla parete di fondo. Nel foglio di sala le didascalie riportano dei frammenti di brani, tra i quali colpisce e fa da guida quello di Paul Valéry:

“Come una mosca, lo spirito si posa su tutto. Né la nausea, né il disgusto, né i rimpianti, né i rimorsi lo scalfiggono: tutt’al più possono essere oggetto della sua curiosità”.

Troviamo questi insetti su diverse superfici, in qualche modo ci guidano verso il nucleo vero e proprio della mostra, situato nella seconda sala. Affacciandoci su di essa, siamo spettatori di un’istante sospeso, surreale, che sembra non avere né un prima né un dopo, ma solo quell’infinito attimo in cui siamo immersi: una massa antropomorfa e per certi versi raccapricciante, pende dal soffitto appesa a delle corde. Percepiamo subito la precarietà e al tempo stesso la forza con cui questa massa si rapporta con lo spazio circostante; eppure sembra tutto in perfetto equilibrio. Due creature (i cui volti altro non sono che gli autoritratti degli artisti) si cullano beatamente a occhi chiusi su delle altalene immobili. Ancora le mosche: sulla fronte di uno dei due, sulla massa informe al centro.
Ma che cos’è questa massa verso cui tutto sembra protendersi?

Santissimi
Mom – Silicone, corda, cm 185x140x120, 2016 – Courtesy White Noise Gallery

Mom. La madre. La madre intesa nella sua forza archetipica. La madre nella sua essenza opprimente, ingombrante, ma anche imprescindibile, necessaria, rassicurante, elemento verso cui e dal quale la vita si protende e si origina.
Superato lo shock iniziale, davanti all’opera di Santissimi si resta in attesa di un qualcosa che non accadrà. Queste creature dalle anatomie crudeli, restano immobili, per sempre sospese.
Davanti a noi la pelle, l’involucro su cui si poggiano indisturbate le mosche, in un memento mori tutto contemporaneo, segnato dall’ingombro dell’informe. Gli artisti sardi si servono dell’iperrealismo non per rincorrrere la perfezione formale, la bellezza, anzi: le forme che compongono sono forme disperate, dilaniate; manifestazione di un’interiorità che si fa esteriore, visibile.

Alessandra Cecchini

SANTISSIMI

REBIRTH

A cura di Eleonora Aloise e Carlo Maria Lolli Ghetti

24 Marzo – 19 Maggio 2018

WHITE NOISE GALLERY – Via della Seggiola, 9 – Roma

www.whitenoisegallery.it

Immagine di copertina: Migrants (self-portrait) – Silicone, legno, ferro, cm 180x80x48, 2015 – Courtesy White Noise Gallery