Rehearsal Project nasce a Milano nel 2016 come spazio itinerante; Il 2 ottobre 2017 si costituisce Associazione e prende in gestione lo spazio sito in via G.B. Passerini 18 (Milano) in data 26 aprile 2018.
Attraverso la realizzazione di mostre collettive – Rehearsal (Milano, 15-19 marzo 2016), Non più di questo e qualcosa da raccogliere (marzo 2017)e Tutto il tempo che serve (maggio – luglio 2017) – nei due anni di attività, il progetto ha voluto fornire agli artisti la possibilità di sviluppare e rendere visibili i processi della loro ricerca, utilizzando gli spazi come “studio in vetrina”. Gli artisti partecipanti hanno lavorato a stretto contatto condividendo idee e traiettorie, nel tentativo di stimolare un dialogo tra loro e con l’ambiente circostante.
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Group Show a cura di Rehearsal & Current.
Opere di Agostino Bergamaschi, Tania Fiaccadori e Carlo Miele
Il
regista era decisamente una persona troppo grassa per la tipica sedia
che lo sosteneva. A vederlo, con i brani di pelle densi che pareva
colassero lenti come miele dagli spazi vuoti sotto i braccioli e lo
schienale in tela, pareva che la sedia fosse più una gabbia stretta
intorno ad un animale di taglia fuori misura.
Con gli occhiali scuri sugli occhi, non saprei dire se davvero guardasse il palco in legno, con le tende rosse un po’ posticce ai lati (vabbé, è una prova), in cui le 8 ballerine nane in divisa standard (ovvero tutù bianco) si stavano allineando sulle punte, tutte su una fila parallela di fronte alla platea.
La sua totale inconsapevolezza dello spazio circostante gli avrebbe impedito di scorgere alcunché di fuori luogo, meno che mai un pericolo ordito nell’ombra e portato in atto nell’ingombro di appena un istante.
Poco dietro le tende sgangherate il malvagio Dark attendeva il momento propizio. Conosceva i passi del balletto a menadito. Meglio del regista, si diceva, e così l’invidia si inaspriva aumentando, come spesso accade, le sue doti più maligne.
Adesso le ballerine, in riga sulle punte, aprivano con coordinazione le braccia, fino a sfiorarsi appena con la punta delle dita.
La coreografia era perfetta e Dark sapeva che quello era il momento. Con in mano uno spinotto da 3000 volt corse rapido lo spazio che da dietro le quinte lo separava dalla ballerina più vicina e, come fosse stato il morso di un cobra, fece saettare la punta dell’arma sulla manina della nana in tutù.
Fu
un attimo di puro fuoco.
La corrente viaggiò tra le dita
collegate delle performer facendole avvampare di fiamme all’istante.
Folli di dolore le nanette, adesso vere e proprie fiammelle
danzanti, cominciarono a correre in ogni dove. Una rimase
intrappolata nella tenda al lato del palco, contagiandola subito con
il fuoco.
Dal momento dell’incidente fino a quando il teatro
intero non fu divorato dalle fiamme, il regista non mosse nemmeno un
mignolo, quasi fosse sempre stato morto o profondamente addormentato.
(F. Pieraccini)