Punk, Punk, Punk in Britain a Milano

Estate, bici, sole, Milano. Caldo giusto e ventilato, per adesso. Giro con lettore cd portatile e cuffie; che anni Novanta! Ascolto una compilation con 12 singoli che danno alla radio o che ho sentito in giro e mi sono piaciuti, così li ho raccolti. Era tanto che non lo facevo. Compilation dei “singoloni” secondo me. Niente di Punk, ma forse, se ci penso, il pezzo dei Cage the Elephant, Aberdeen, del 2011, scovato su Lifegate forse, non ricordo, ha il piglio bello sporco. Il Punk, che ve lo dico a fare, me lo porto sempre dentro e lo vedo e lo sento dappertutto, anche in un quadro di Ligabue o in una batteria dei Chemical Brothers. Poi nell’ Outsider Art, non ne parliamo, quella è Punk all’ennesima. La Folk Art, ecc. Ma ne riparleremo quando stilerò un approfondimento sul mio concetto di “Pittura Punk” e del suo corso, attivato anche da chi inconsapevolmente faceva un’opera pensando magari a un altro concetto, ma che per me ha un senso nel contesto in cui esamino l’attitudine.

Adesso fa caldo! Mezzogiorno di una domenica infuocata, luglio milanese maledetto. Ventilatore, casa chiusa, e Crystall Castle su Spotify. Ok, ritorno indietro nel tempo di qualche giorno, sono in Corso Como 10, il primo, storico, imitato all’estero, e più famoso concept store meneghino. Salgo le scale e una porta a vetro automatica si apre al mio arrivo. È la Galleria Carla Sozzani, situata su due livelli del palazzo, con adiacente una grande libreria che tratta una ricca scelta di pubblicazioni con peculiare interesse nei confronti della fotografia, della moda e del design.

Punk
Jamie Reid – 1977, Queen, collage – courtesy galleria Carla Sozzani

Al primo livello è presente una piccola stanza, tipo project room, dove è proiettato un grande video dei Sex Pistols, girato dal loro storico tour manager John “Boogie” Tiberi, che racconta il “Concerto di Stoccolma” del 1977,  insieme a un altro filmato, Sex Pistols Number 1, che raccoglie video interviste, apparizioni televisive, e altre performance. Le foto di Dennis Morris accompagnano l’audio dei due video, anzi dei tre video, perchè il fotografo ufficiale della band era il quinto elemento che riprendeva ogni cosa senza sapere che stava costruendo un documento importante per la storia della musica, che continua oggi, immortale, a urlare il suo disappunto sociale.

Nel secondo livello si apre la galleria nel senso più stretto del termine, una mostra sviluppata sapientemente in zone dedicate ai rispettivi autori. Simon Berker aka SIX ha immortalato con una compatta tascabile del ’76, ha imbastito un album fotografico di famiglia in parete. Fotografie intime datate 1976-1978 riprendono la quotidianità dei protagonisti di una generazione, dalla camera da letto ai concerti, passando per le cucine di casa. Molto interessante il supporto delle foto “stondato” agli angoli come “finestrini d’aeroplano” affacciati sulla storia che è stata.

Era un modo diverso di pensare e di essere. Era provocatorio. Il rock attraverso Don Letts, John Savage entrava per osmosi nel punk” dice Sheila Rock, fotografa partita da New York e trasferitasi a Londra per avvalorare il fenomeno crescente di questa distorsione del rock, di una generazione; un cambiamento generazionale, un fenomeno di costume, e non solo. Ray Stevenson la seguì, lavorava per la BBC e costantemente documentava la scena londinese.

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Ray Stevenson – Soo Catwoman, Pimlico, 1976 – courtesy Galleria Carla Sozzani.

Le notti senza fine del Punk Rock londinese. Nelle strade di Covent Garden, Charing Cross, Oxford Street e nei club come il Roxy o il 100 Club dove Karen Knorr Oliver Richon mettevano tutti in posa per dei ritratti che sarebbero diventate icone. Urla, fiumi di birra, magliette strappate e spille nelle orecchie. Ah! Capelli colorati e disordinati o “tirati su” come una cresta. Si, era un forte sintomo di cambiamento che influenzò prima di tutto la moda, infatti su quel versante la coppia Mc Laren / Vestwood diffusero l’abito partendo dal loro negozio Sex.

Ma il Punk non era solo moda, per fortuna, non era solo quel momento fatto di foto pop e tanta superficialità priva di contenuti, ma anche un pensiero costante, anche ideologicamente dadaista, situazionista, radicale, di concetto. Questa mostra presenta solo una parte del grande patrimonio che ci ha lasciato questa cultura che tutt’oggi seguo come dogma di vita, ma ne parlerò più in la.

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Karen Knorr & Oliver Richon – Destroy 1977 – courtesy Galleria Carla Sozzani

 

Lascio per ultimo il guru dell’immagine “da due soldi”, Jamie Reid, l’artista visivo che ha tradotto in effigie la trasgressione, il no sense del Punk ( termine che significa “da due soldi“). Ha curato in primis l’immagine dei Pistols, con collage provocatori sulla monarchia inglese, sulla musica stessa e sul “fregarsene” di tutto. Grandi tele serigrafate, dipinte e con carta applicata diventano stilemi di quel momento in cui una generazione ha detto basta al conformismo e alla durezza di un sistema conservatore, monarchico, bigotto. Si urlava, ci si tagliava, ci si metteva le svastiche e le croci, si faceva sesso a destra e a manca, ci si drogava, ma solo per esprimere il contrario di tutto, ma, ripeto, c’era altro e altro ancora oltre a questa deviazione chiassosa e cafona.

Michael Rotondi

PUNK IN BRITAIN

11 giugno – 28 agosto 2016

GALLERIA CARLA SOZZANI – Corso Como 10 –  Milano.

tutti i giorni, 10.30 – 19.30

mercoledì e giovedì, 10.30 – 21.00

www.galleriacarlasozzani.org