Parsec è un collettivo formatosi a Bologna nel marzo 2020, poco prima del lockdown nazionale. L’Associazione si articola in vari campi di interesse, promuovendo uno spazio di indagine fluida che, attraverso attività laboratoriali, genera dibattiti legati al contemporaneo, ricercando il confronto e la diversità di punti di vista.
Vorrei partire dal vostro nome, avente una definizione ben precisa e slegata dall’ambito artistico, per poi passare a quelli che sono i vostri campi di studio e di ricerca.
Parsec è un termine appartenente all’ambito astronomico. Nello specifico il parsec è un’unità di lunghezza che corrisponde a circa 3,26 anni luce, basata sul metodo della parallasse, il procedimento più antico e affidabile per misurare le distanze stellari.
Il fenomeno della parallasse veicola in maniera limpida e diretta il concetto di relatività del punto di vista; il nostro collettivo si fa portavoce di una modalità di visione e pensiero non univoca, che sprona alla ricerca e alla sintesi di vari stimoli esterni.
Ciò implica appunto “una divaricazione prospettica che dipende da un’impossibilità di rappresentazione, sta a chi guarda cogliere lo scarto tra le cose che gli si aprono davanti agli occhi e la loro molteplice differenza”, per citare quanto scritto nel nostro manifesto.
L’intento è quindi non quello di fornire una chiave d’interpretazione unica, bensì di favorire un dialogo tra le opere esposte, i contenuti presentati, gli input offerti attraverso la curatela e la prospettiva dell’osservatore. Vogliamo spronare il visitatore a diventare spettatore attivo, a elaborare le informazioni in chiave personale e mai definitiva.
Parliamo di molteplicità di punti di vista in quanto il nostro collettivo comprende al suo interno 11 ragazze, provenienti da ambiti di studio molto differenti tra di loro: spaziano dall’Economia per l’arte e l’editoria alla Pittura, dalla specializzazione in Arti Visive a quella in Antropologia dell’arte e del patrimonio, comprendendo anche percorsi di studio in Fotografia, Grafica e Didattica dell’arte e mediazione culturale del patrimonio artistico.
Questa tendenza a veicolare un punto di vista non univoco e una realtà sfaccettata si manifesta anche nella gestione del vostro spazio nel Quartiere Porto. Come avete organizzato e suddiviso gli ambienti?
La sede di Parsec si trova in via del Porto 48/CD, e siamo molto contente di essere situate fisicamente in un quartiere che vanta già la presenza di realtà culturali e artistiche importanti; siamo fiere di poter contribuire, con il nostro spazio, a rendere l’arte accessibile a tutti.
L’organizzazione dei locali si è sviluppata adattandosi alle nostre necessità e alle modalità di gestione e ripartizione delle attività: abbiamo diviso gli ambienti laboratoriali da quelli destinati alla curatela, separato una zona di studio e ricerca da una zona riservata al confronto e al dibattito collettivo.
Gli spazi di condivisione di idee non mancano, e a essi si aggiungono aree apposite per i nostri soci finalizzate alla condivisione di strumentazione: nello specifico possono usufruire di una camera oscura, di strumentazione per la digitalizzazione di fotografie analogiche e di una stampante 3D.
Abbiamo inoltre voluto porre le basi per poter avviare, appena sarà possibile, delle residenze d’artista.
Il nostro intento è da una parte quello di creare un luogo fluido di dibattito e di condivisione teorica e pratica, e dall’altra dialogare con artisti emergenti, del territorio e non solo, dando loro uno spazio in cui poter lavorare e sperimentare.
Alla gestione di uno spazio così ben strutturato ed eterogeneo corrisponde una differenziazione di contenuti che è ben presente nella vostra apertura dello spazio al pubblico, con Put yourself out there, in cui il gioco assume un ruolo fondamentale nel veicolare un’idea di partecipazione libera e condivisa.
Il public program previsto per fine ottobre 2020, e interrottosi a causa dell’aggravarsi della pandemia, comprendeva varie attività, da installazioni a presentazioni di libri, inclusi laboratori, come quello di introduzione all’archiviazione e il laboratorio ludico/creativo per bambini.
Siamo riuscite a concretizzare le prime tre giornate di inaugurazione di Put yourself out there, e, come si evince dal nome stesso dell’evento, l’intento era quello di spronare il partecipante a mettersi in gioco.
Essendo un evento inaugurale e di apertura dell’Associazione al pubblico, ci siamo volute presentare mostrando ai partecipanti le sfaccettature e le sfumature di ciò che siamo e vorremmo essere, e il gioco ci è sembrata essere una metafora perfetta della nostra concezione di relatività, che verte sull’approcciarsi alla realtà senza preconcetti.
In un clima di finzione, in una sorta di patto col lettore, l’atmosfera ludica permette, entro un sistema di regole accettato e condiviso, estrema libertà di partecipazione.
In una situazione di gioco si è posti tutti allo stesso livello, tutti i giocatori hanno gli stessi diritti e doveri. Si raggiunge così, per mezzo di un’atmosfera ludica e di condivisione, la piena uguaglianza, che genera uno sguardo caleidoscopico sulla realtà, in cui tutte le risposte sono valide e ben accette.
Alla base c’è sempre l’idea di creare situazioni che spronano al movimento. L’inaugurazione è avvenuta in un contesto sociale e psicologico molto pesante, e noi, con i dovuti accorgimenti e rispettando le norme di sicurezza, abbiamo voluto creare una situazione di scambio di opinioni e di libertà di movimento.
Purtroppo l’emergenza sanitaria si è aggravata, e dalla seconda chiusura nazionale è nata la necessità di reinventare il nostro spazio.
Dalle chiusure di contenimento del virus è nato il vostro progetto Close ( ). We’re closed, come closer, che sprona nuovamente l’osservatore al movimento, in uno spazio fisico e mentale, ed esplicita ancora una volta come l’opera d’arte necessiti dello sguardo dello spettatore.
La chiusura ci ha portato a una differente apertura, in risposta alla situazione storica che stiamo tutti vivendo e utilizzando ciò che abbiamo a disposizione. Il progetto è stato molto discusso e studiato: essendo in tante, durante la fase di progettazione ognuna di noi offre un punto di vista differente, e questo è molto stimolante e al tempo stesso richiede un importante lavoro di sintesi finale.
Close ( ) è il titolo di una serie di mostre visibili esclusivamente attraverso una fessura della serranda di Parsec.
Abbiamo voluto così rimarcare questa chiusura, essendo noi un’associazione no profit e non una galleria, mantenendo la saracinesca abbassata, e al tempo stesso ricercando un rapporto diretto con l’osservatore.
L’opera, non essendo visibile attraverso la vetrina, ma nascosta dalla saracinesca, non si manifesta al passante mediante un incontro casuale; al contrario, è necessaria una ricerca attiva da parte dell’osservatore.
Per il progetto abbiamo coinvolto artiste che erano già state inserite nel nostro public program, e che hanno ritrovato la possibilità, negata a ottobre con la chiusura forzata, di esporre le proprie opere all’interno di Close (): la prima artista coinvolta è stata Iside Calcagnile, e successivamente Gloria Dardari.
Abbiamo dunque spronato il passante a un avvicinamento fisico e mentale, indirizzandolo verso la fessura della saracinesca.
Oltre ai rimandi visivi, legati all’opera esposta all’interno dello spazio, era possibile attraverso un QR code scaricare degli approfondimenti rispetto al lavoro esposto.
In questo modo l’osservatore poteva, e può tuttora, consultare la scheda dell’artista, dell’opera e materiali aggiuntivi presenti sul nostro sito, da noi strutturati come una sorta di collage, per offrire svariate interpretazioni e integrazioni dell’opera.
L’idea è stata dunque quella di rispettare la distanza di sicurezza e la chiusura dell’attività, sulla base dei decreti riguardanti la sospensione delle attività culturali, ma cercando di ridurre e attenuare la distanza emotiva, e richiamando ancora una volta il tema dell’avvicinamento e della riflessione, del soffermarsi sulle cose come presa di posizione, fisica e ideologica.
A cura di Anna Masetti
Parsec – Via del Porto 48 c/d – Bologna
Instagram: parsec.bo
Caption
Progetto CLOSE ( ) – Parsec, Bologna 2020 – 2021 – Courtesy Parsec
Put yourself out there – Parsec, Bologna 22 ottobre 2020 – Courtesy Parsec
Progetto CLOSE ( ) – Parsec, Bologna 2020 – 2021 – Courtesy Parsec
Parsec, via del Porto 48_CD, Bologna – Courtesy Parsec